Sono di origini venete e ciò che è accaduto nella mia terra d’origine mi fa davvero male al cuore.
E’ vero che contro le catastrofi naturali ancora oggi l’uomo rimane in gran parte impotente, ma è altrettanto vero che le conseguenze di tale disastro sarebbero potuto essere state nettamente inferiori se gli amministratori avessero compiuto adeguatamente il loro lavoro e le popolazioni locali fossero state più partecipi ed attive nel monitorarli e all’occorrenza sanzionarli.
Da oltre 30 anni, ma con una vistosa accelerazione nel corso del lungo "regno" di Galan, in Veneto si è costruito in modo selvaggio e speculativo un pò dapertutto distruggendo e compromettendo come non mai quella campagna e quel tessuto ambientale che ne costituivano uno dei vanti maggiori.
Strade, tangenziali e autostrade a gogo…spesso inutili e costosissime, colate gigantesche di cemento nelle città e nelle periferie per costruire zone industriali sparse di dimensioni sempre più grandi e quartieri o attività commerciali spesso prive di infrastrutture di collegamento o di vari servizi.
Sono stati interrati migliaia di fossi, sradicati alberi secolari, eliminate ferrovie (che avrebbero permesso in gran parte di scongiurare l’ampliamento spropositato ed insostenibile dell’attuale rete stradale), buttato alle ortiche il progetto dell’idrovia tra Padova e Venezia (che avrebbe permesso il trasporto di merci via acqua riducendo drasticamente il trasporto su gomma in quella zona).
E a tutto questo bisogna aggiungere la realizzazione di zone industriali sparse senza alcun criterio pratico (ci sono paesi di piccole dimensioni che ne contano anche 3 o 4) o che spaccano il paese in due tronconi (come è il caso di Limena in provincia di Padova) e zone residenziali che vengono realizzate in territori in cui non passa un autobus manco a pagarlo oro!
E così eccolo il "bel" risultato di oggi: traffico asfissiante al limite del collasso, terreni che non riescono più a trattenere l’acqua piovana perché ricoperti di asfalto e cemento, inquinamento dell’aria e acustico ormai fuori controllo, terreni agricoli che si stanno riducendo sempre più, pascoli inesistenti in pianura (ormai le mucche vengono tenute legate permanentemente nelle stalle!), ecc…ecc…
Le responsabilità? Di Galan e della sua giunta, certo! Ma anche della miriade di amministratori locali (compreso anche il Sindaco di Padova Zanonato, che ha avuto  la faccia tosta di lamentarsi del governo attuale, quando è stato invece uno dei protagonisti principali della cementificazione gigantesca del territorio della sua città!) e regionali che si sono rimpinguiti le tasche a suon di appalti edilizi  nel corso di questo trentennio e di tutti quegli imprenditori che hanno pensato solo ai loro orticelli (spesso evadendo il fisco a man bassa e sfruttando in nero soprattutto immigrati) fregandosene altamente delle ripercussioni negative che avrebbero generato sulla collettività pubblica e nell’ecosistema in cui vivono.
Ma ci sono anche le responsabilità della gente comune che non ha saputo, né voluto trovare forme di aggregazione extrapartitiche per controllare in modo efficace e semmai punire nelle sedi legali appropriate questa classe dirigente ed industriale che ha lavorato tranquillamente indisturbata alla realizzazione di questo disastro!
Mi prendevano in giro o facevano finta di non sentirmi  quando facevo da solo (o con pochi altri eroi) tavolini nelle piazze del Veneto o prendevo la parola per condannare e denunciare queste autentiche porcherie! Ma allora andava tutto bene (per loro), l’economia girava e bastava prendere i "schei" a fine mese e del resto del mondo chi se ne fregava?! Chi se ne fregava di chi veniva sfrattato, moriva di tumore a causa dell’inquinamento o era costretto a dormire sotto i ponti?!
Ora sta giungendo come in ogni cosa, la resa dei conti e vorrei invitare la gente veneta a chiedere i danni a tutti quelli amministratori pubblici e a quella classe imprenditoriale che hanno attivamente causato questa situazione. Ma li inviterei anche a prendere finalmente coscienza di una cosa più importante: ad unirsi in quanto comunità di uomini e donne legati da un destino comune e a non delegare più in modo gratuito ed indiscriminato la gestione della cosa pubblica! Oppure quante alluvioni o altri disastri dovranno ancora accadere perché finalmente ne prendano definitivamente coscienza?!

 

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