E’ arrivata l’estate, le scuole sono finite, i ragazzi sono contenti, si potranno godere un periodo di vacanze. Per tutti gli altri sarà un’estate di riflessione, per altri di meditazione e forse di riposo, per altri ancora di lotta e sofferenza. L’economia non riparte e non mostra segni particolari di cambiamento, la finanza è in affanno, manca la liquidità e la poca che “gira” viene utilizzata per continuare ad alimentare i mercati finanziari, che dovrebbero invece essere oggetto di maggiore attenzione da parte delle istituzioni sovranazionali.

Un’estate che possiamo definire di transizione, in attesa dell’autunno, in attesa di capire se si potranno intravvedere nuove opportunità, soprattutto di lavoro, nuove soluzioni per la gestione della nostra economia e della nostra finanza. Appunto: nuove. Questo è l’aspetto più preoccupante, perché di nuovo si intravvede molto poco, per non dire nulla.

Mentre le fabbriche chiudono, non si capisce che si potrebbero aprire nuovi “cantieri” occupazionali soprattutto se ci si indirizzasse più decisamente verso l’agricoltura biologica e la salvaguardia dell’ambiente, verso la ristrutturazione di quei 20 milioni di immobili che in Italia consumano energia 4 volte di più della nordica Germania, verso l’economia cosiddetta verde, che va da una vera auto ecologica all’immaginazione delle nostre città attrezzate con piste ciclabili, ed una classe di imprenditori che comprendono che il rispetto dell’ambiente rappresenterà sempre di più un parametro importante se si intende sviluppare un sistema economico a dimensione umana.

Visto che l’estate arriva invito tutti i lettori, quelli che possono passare qualche giorno sotto l’ombrellone al mare o fare qualche escursione in montagna a pensare quale economia e quale finanza potrebbero portarci fuori dal tunnel di una crisi che sta mangiando il nostro futuro.

Di tempo a disposizione ne abbiamo poco, spesso in alcune fasi le crisi precipitano velocemente, ma se prendiamo questa crisi come una necessaria occasione per rivedere i nostri stili di vita allora forse potremo trovare la chiave di lettura del nostro nuovo percorso, forse a volte obbligato, verso un’economia decentrata, leggera, in rete.

Non dimentichiamoci che in questa delicata fase di transizione moltissime famiglie si troveranno in difficoltà, e allora lancio una proposta, al nostro governo, a chi ha posizioni di responsabilità. La transizione necessaria richiederà del tempo per il cambiamento, in questa fase non possiamo permettere che milioni di persone in Italia non abbiano i mezzi minimi per sopravvivere.

Quindi richiamo tutti ad una solidarietà nazionale. Il terremoto non è stato solamente in Emilia Romagna, ma è in tutto il nostro Paese, e quindi se immaginiamo una società non profit che non solamente possa raccogliere fondi, ma anche tutto il necessario per permettere la transizione, allora forse avremo fatto un passo importante verso la costruzione di una società più unita e solidale. Buona estate a tutti e arrivederci a settembre.

di Fabio Salviato*

Fonte: RomaSette

*Fabio Salviato è stato fra i fondatori e il primo presidente della Banca Etica. Attualmente è presidente di SEFEA (Società Europea di Finanza Etica e Alternativa) e direttore di FEBEA (Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative). Tiene una apprezzata rubrica sull’economia sostenibile sul sito romasette.it, collabora da tempo con il Movimento per la Decrescita Felice e ha contribuito al libro collettivo “Debiti pubblici, crisi economica e decrescita felice” delle Edizioni per la Decrescita Felice, scrivendo un capitolo su finanza etica e decrescita.

2 thoughts on “L’economia sostenibile: La crisi, occasione per rivedere lo stile di vita”

  1. Ciao a tutti, sto cercando di comprendere i fenomeni economici in termini di reti. Al momento sono interessato alle economie non monetarie, perché nel qui e ora italiano mi sembrano quelle che si possono autogestire al meglio. Ho una domanda tecnica. Qualcuno sa dirmi se ci sono delle regole a cui affidarsi per decidere quando un certo attore ha maggiore convenienza a scegliere di rivolgersi ad una economia monetaria (l’euro), piuttosto che ad una alternativa (p.es baratto o altro?). Grazie per la risposta! Christian

    1. Caro Christian, poni una domanda difficile. Per quello che posso dirti io, non ci sono delle regole, ci sono solo delle esperienze, ancora piuttosto sporadiche, di utilizzo di monete alternative, locali o complementari (mi pare in Brasile ma anche in Francia a Nantes oppure vedi il discorso SCEC in Italia). C’è stata l’esperienza dei Buoni locali utilizzati in Aspromonte. Credo che con una buona ricerca in internet si possano trovare molti altri esempi ma non c’è una regola. Credo che l’importante sia cambiare l’approccio con il denaro che deve tornare ad essere un mezzo e non un fine. Per realizzare questo cambio di paradigma culturale ben vengano le monete alternative, le economie parallele, il baratto e anche gli scambi basati sul dono e la gratuità.

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