La felicità, il benessere, la qualità della vita non hanno alcuna relazione diretta con la ricchezza materiale. Avere molto non significa stare bene! A raccontare questa rivoluzionaria verità sono le pagine del libro “Meno e meglio – Decrescere per progredire” di Maurizio Pallante, insegnante, ricercatore nonchè fondatore del Movimento per la decrescita felice.

Per saperne di più su questa rivoluzione fatta di semplicità, ragione e rispetto, MDF Milano e Cascina Cuccagna vi invitano martedì 6 novembre – ore 18.30, Galleria Primo Piano (via Cuccagna 2/4, angolo via Muratori, Milano) – alla presentazione del libro “Meno è meglio”. All’incontro – insieme all’autore – saranno presenti:

Andrea Calori – ricercatore, docente e attivista in diversi contesti nazionali ed esteri sui temi relativi al rapporto tra territorio e sviluppo, è presidente dell’associazione internazionale Urgenci , punto di incontro per le reti di agricoltori e consumatori che organizzano partenariati locali e solidali. E’ autore di Coltivare la città: giro del mondo in dieci progetti di filiera corta, Terre di Mezzo, Milano, 2009

Guido Dalla Casa – ingegnere elettrotecnico e dirigente dell’ENEL, è docente presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini, corso di Ecologia Interculturale. Fa parte del Movimento Italiano per l’Ecologia Profonda (IDEM). Tra le sue pubblicazioni, L’ultima scimmia, 1975; Inversione di rotta, 2008; Guida alla sopravvivenza, 2010; Ambiente: Codice Rosso, 2011; L’ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo, Mimesis Edizioni, 2011.

Modera:
Fabio Cremascoli – presidente di Mdf Milano, è tra i promotori del comitato milanese del forum Movimenti per la Terra e Paesaggio (Salviamo il Paesaggio) ed è referente del gruppo nazionale “decrescita e urbanistica” del Movimento per la decrescita felice.

A fine della presentazione sarà offerto dall’editore Bruno Mondadori un aperitivo conviviale a cura di Un posto a Milano.

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Fonte: Mdf Milano

3 thoughts on “Meno e meglio, dibattito sulla decrescita felice a Milano”

  1. Quando ho deciso di partecipare alla presentazione del libro di Pallante “Meno e meglio” (testo encomiabile per chiarezza e capacità di scardinare paradigmi mentali consolidati), la mia curiosità era rivolta non solo all’evento in sé, ma anche al luogo che lo ospitava, Cascina Cuccagna, di cui avevo precedentemente conosciuto sul sito la storia e i numerosi servizi offerti, tutti in linea con il pensiero della decrescita felice: un negozio di alimentari e un ristorante con prodotti biologici e a filiera corta, il mercato una volta alla settimana, un gruppo di acquisto solidale, una banca del tempo, una ciclofficina e tante altre iniziative miranti al consumo critico, all’acquisizione del saper fare e alla collaborazione tra le persone.
    Desiderosa di trovare finalmente un posto dove poter fare la spesa in maniera responsabile, cosa che non può avvenire nei normali supermercati dove, acquistando, si finisce inevitabilmente per sostenere un sistema produttivo irresponsabile e schizofrenico, ho dovuto purtroppo constatare alcune contraddizioni che hanno deluso le mie (troppo alte oppure legittime?) aspettative.
    Facendo un giro di “ispezione” nella Bottega di Campagna Amica per vedere in concreto cosa avrei potuto acquistare, mi sono accorta che i prezzi decisamente alti (non dico rispetto alla qualità del prodotto offerto, ma sicuramente rispetto a un supermercato e alle mie possibilità economiche) mi avrebbero certamente impedito di fare la spesa lì invece che in un “normale” supermercato.
    Nonostante abbia spesso letto che l’eliminazione delle inutili intermediazioni nella produzione a filiera corta è alla base della diminuzione del prezzo dei prodotti stessi, ho dovuto ammettere a me stessa che la realtà è diversa: più di 5 euro per 250 g di biscotti è un prezzo troppo alto.
    Ma la vera delusione è arrivata quando sugli scaffali ho visto l’insalata già tagliata e confezionata in una busta di plastica, proprio come si presenta in un supermercato. Come può essere coerente per un negozio che si pone in contrapposizione ai “normali” circuiti di vendita decidere di offrire, tra i suoi prodotti, l’insalata confezionata in una busta di plastica? Non avrebbe più senso venderla soltanto sfusa? Certo, già pronta è più comoda e veloce per chi lavora otto ore al giorno e non ha neanche il tempo e la voglia di prepararsi da mangiare, ma forse se tante “comodità” non ci venissero offerte e a volte imposte, sarebbe più facile acquisire la consapevolezza di trovarsi all’interno del sistema “produci, consuma e crepa”!
    Un’altra critica, che come le altre ha un’intenzione costruttiva, riguarda la vendita dello yogurt: perché proprio questo prodotto che grazie a Pallante è diventato il simbolo per eccellenza dell’autoproduzione è venduto dentro un involucro di plastica? Non sarebbe più coerente non venderlo e invogliare chi lo cerca ad autoprodurselo senza consumo di fonti fossili per il trasporto, né creazione di spazzatura, magari riempiendo lo spazio lasciato vuoto nel banco frigo con un cartello recante la ricetta?
    Infine, mi aspettavo che il maggior numero possibile di prodotti presenti fosse venduto alla spina, cioè senza imballaggi, ma anche su questo punto ho dovuto ricredermi osservando che, a parte poche eccezioni, era tutto confezionato in buste di plastica.
    Oltre al negozio di alimentari, prima dell’inizio dell’evento ho approfittato per vedere anche il bar, dove ho assaggiato un pezzo di pizza, preparata, immagino, con ingredienti da agricoltura biologica e a filiera corta. Grande è stata la mia meraviglia quando ho visto nel piatto un quadratino di pizza di soli 10 cm per lato in cambio di ben 4 euro! In realtà il cartellino recava il prezzo di 3 euro, ma la ragazza al banco era erroneamente e fermamente convinta che ne costasse 4, prezzo che aveva fatto pagare alla signora servita prima di me e a chissà quante altre persone. Al di là dell’equivoco presto risolto, credo che 3 euro per 10 centimetri quadrati di pizza sia un prezzo davvero eccessivo e non alla portata di tutti coloro che vorrebbero sinceramente avvicinarsi allo stile di vita proposto dalla cascina con il suo programma.
    Passando alle mie osservazioni sull’evento, a Maurizio Pallante riconosco chiarezza espressiva ed alto livello di buon senso e di onestà intellettuale, caratteristiche che avevo già trovato nei suoi libri e nelle sue conferenze e che rendono i suoi interventi sempre piacevolmente istruttivi.
    Non altrettanto mi sento di dire riguardo Guido Dalla Casa, che non conoscevo e che ho visto per la prima volta in questa occasione. Mi chiedo come mai abbia dichiarato con tanta noncuranza il fatto di non aver letto il libro di Pallante, dal momento che si trovava in quella sede proprio per commentarne il contenuto ed elaborare una domanda pertinente all’argomento. Tradendo la sua mancanza, Dalla Casa ha chiesto a Pallante come mai non si parlasse di una questione tanto fondamentale come la crescita della popolazione mondiale, problema che a suo dire renderebbe automaticamente irrisolvibili tutti gli altri. “Non ne ho parlato perché ne ho scritto”, ha risposto sorridente Pallante, che all’argomento ha dedicato sia una parte del libro in oggetto “Meno e meglio”, sia i capitoli finali della nuova edizione de “La Decrescita Felice”. Ho buone ragioni per ritenermi delusa e offesa da un atteggiamento, quello di Dalla Casa, non solo superficiale, ma anche poco rispettoso nei confronti di chi, come me, si era recato all’evento proprio per assistere a un dibattito sul libro.
    Concludendo, vorrei ribadire il fatto che tutti i principi del Movimento per la Decrescita Felice sono da me non solo totalmente condivisi, ma anche applicati, quando possibile, nella convinzione che ogni azione individuale incida sull’intera collettività. Ma il punto cruciale, secondo me, è proprio questo: quando e quanto è possibile applicare questi principi di buon senso, senza limitarsi a condividerli solo teoricamente, per la maggior parte delle persone? Come posso decidere, ad esempio, di boicottare le multinazionali rinunciando a fare la spesa al supermercato se le alternative, sicuramente lodevoli nelle intenzioni (la Bottega di Campagna Amica solo a titolo d’esempio), in parte tradiscono i principi etici che guidano le mie scelte e in parte risultano inaccessibili dal punto di vista economico?

    Simona

    1. Cara Simona, ti ringrazio per questa lunga lettera. Al giorno d’oggi si va di fretta e immagino quanto tempo avrai dedicato a questo scritto. Ero anch’io presente alla serata e anche a me è piaciuto poco il signore che citi. Abito nel quartiere e ho seguito abbastanza le vicende della cascina. Quello che scrivi è tutto vero; sono critiche mosse da tempo da molte persone che avevano seguito il progetto dalle origini. Il nucleo originario dei fondatori aveva gli obiettivi che tu ti aspettavi. Da quello che ho capito la ristrutturazione è costata tanto più del previsto. Per mantenere in vita il posto hanno dovuto affittare a terzi il ristorante e le botteghe; credo che questa decisione sia costata tante discussioni e compromessi.Questi terzi pagano al consorzio cuccagna un affitto notevole che, speriamo, permetterà di pagare gli interessi. Il ristorante e l’aperitivo sono carucci, ma li possiamo “perdonare” per la bellezza del posto. Le botteghe a me ricordano l’autogrill dell’autostrada; sono care e non c’è quasi nulla di biologico. Molta gente che non conosceva i nostri temi si è avvicinata a questo posto così bello, ma rischiamo di avere un ritorno negativo: “il biologico è per pochi! costa troppo..” Faccio parte di un GAS da più di sei anni, so che questo non è vero! I nostri prezzi sono concorrenziali con il biologico dell’esselunga, che però al contrario di noi, non dice quanto paga i produttori.Per questo noi dobbiamo fare massa citica, diffondere le informazioni, essere vigilanti e ora è il momento di premere sulle istituzioni, perchè se le leggi non cambiano, anche il nostro sostegno ai produttori non è sufficiente. Alla serata Andrea Calori ci suggeriva di creare gruppi di cittadini che premano sulla Regione per fare assegnare diversamente i soldi delle PAC, politiche agricole comunitarie.Quelli sono soldi anche dei cittadini italiani e voglio decidere anche io come vengono spesi. un caro saluto a tutti in questo sabato piovoso, Maria
      P.S. La cascina Cuccagna ospita anche il GAS Cuccagna, che condivide tutte le tue critiche, non ricordo però il giorno in cui sono lì per informazioni, forse il martedì pomeriggio quando c’è anche il mercato nel cortile..

      1. Ciao Maria, ti ringrazio della risposta. Ero già intenzionata a entrare a far parte di un gas. Se, come dici, i prezzi sono concorrenziali con il biologico dell’esselunga, sarò felice di poter finalmente dire addio al supermercato! Buona giornata.

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