Il miglior modo per trattare i rifiuti? Non produrne affatto. E’ questo il messaggio della European Week for Waste Reduction, importante ed elaborata campagna di comunicazione ambientale. Nata all’interno del Programma LIFE+ della Commissione europea partirà domani con un chiaro obiettivo: “Sensibilizzare le Istituzioni, i consumatori e tutti gli altri stakeholder circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione europea”. Il tutto, attraverso azioni concrete che dimostrino come vivere in un mondo con meno rifiuti è più che possibile. Con oltre 5mila azioni validate, questa quarta edizione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (Serr) si preannuncia come quella di maggior successo. Anche in Italia, Paese che riconferma le sue contraddizioni: se da una parte è il fanalino di coda nella raccolta differenziata, infatti, dall’altra è quello che sta mostrando il più alto livello di partecipazione all’iniziativa.

Pubbliche amministrazioni, enti locali, associazioni, Ong, imprese, ospedali, cittadini: l’appello è rivolto a tutti. Dal 17 al 25 novembre, negli Stati membri dell’Ue si avrà un obiettivo comune: prolungare la vita dei prodotti, anche recuperandoli attraverso il loro riutilizzo, scambio e riciclo. Per amore dell’ambiente, della salute e dell’economia. Sì, perché per fronteggiare la crisi non c’è solo rilancio dei consumi, ma anche la riduzione degli sprechi. E, quindi, delle insostenibili spese legate alla produzione sconsiderata di nuovi rifiuti. Sotto accusa l’usa e getta e l’imballo eccessivo, veri e propri generatori di inutili materiali di scarto. Ma anche lo spreco di generi alimentari, che vede quasi un terzo del cibo europeo finire nei cassonetti quando è ancora buono.

L’Italia, come ricordato già la scorsa estate dal premio “Comuni ricicloni” di Legambiente, si riconferma una terra di paradossi: mentre oltre mille città nel Belpaese sono ai livelli europei di raccolta differenziata (RD), con oltre il 65% dei rifiuti che trovano nuova vita, altre mille sono “ferme all’anno zero”, portando così la media nazionale ad un misero 35,5% di RD (20° posto su 27 Stati membri – dati 2011). Due facce della gestione dei rifiuti nostrana che, evidentemente, hanno spronato ancora più persone a fare del proprio meglio per questa nuova sfida comunitaria. “Non è ancora stato ufficializzato il numero di tutte le iniziative europee, rivela a ilfattoquotidiano.it Francesca Morra della segreteria organizzativa Serr: “Ma posso dire che quest’anno presumibilmente abbiamo il numero maggiore di azioni in tutta Europa”.

Fra le centinaia di iniziative italiane in programma, c’è ad esempio quella condotta dall’Associazione Comuni Virtuosi con Italia Nostra e Adiconsum, Meno Rifiuti Più Benessere in 10 mosse, sottoscritta da oltre 300 enti locali e decine di associazioni per sollecitare il mondo della produzione e della distribuzione a fare proprie, appunto, “10 azioni attuabili nel breve e medio termine per alleggerire l’impatto ambientale di imballaggi e articoli usa e getta”. Degna di nota anche l’azione di Intesa San Paolo, nuovo importante partner della Serr, che con l’iniziativa “Ridurre si può, in banca e a casa!” coinvolgerà tutte le filiali del gruppo e i suoi 4086 sportelli, dove ai clienti verrà di volta in volta ricordato che non è necessario stampare la ricevuta dopo una transazione. O la campagna Porta la Sporta, che facendo sfidare fra loro i Comuni e premiando le scuole più virtuose, vuole dimostrare che “sono i piccoli gesti compiuti quotidianamente da tanti in individui che possono fare la differenza”. Basta avere pazienza e costanza, ricordano i suoi ideatori. Del resto, “anche l’educazione ambientale è fatta da tempi lunghi e da continuità di azioni e stimoli”, fa presente Silvia Ricci, Coordinatrice Nazionale di Porta la Sporta: “Non qualcosa da fare solamente per darsi lustro e a condizione che ci sia un budget a disposizione”.

di Andrea Bertaglio

Fonte: ilfattoquotidiano.it

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