Improvvisamente tutti si ricordano che esiste una parolina anzi due: decrescita felice. Iniziamo a sentirla nelle tv e nelle sale dei partiti, soprattutto in quelle che volevano governare e vincere a mani basse. Tralasciando i commenti politici e il politichese che ha stufato tutti, vorrei segnalare un pericolo che striscia silenzioso.

Molti parlano di decrescita a vanvera e su questo ha gia’ risposto Andrea Bertaglio e prima ancora Maurizio Pallante. Ora invece sento altri personaggi – noti o comuni cittadini- svilire o annacquare il concetto di decrescita. La motivazione e’ sempre la solita: “la gente non capisce il termine, si crea confusione; tanto poi non si tratta di green economy? sono poi le stesse cose che stiamo proponendo noi.”

No! Stop! troppo facile miei cari. un ragionamento cosi’ posso capirlo da chi davvero si avvicina per la prima volta o da chi cerca di capire. E va bene. Ma non posso accettare un ragionamento simile da chi conosce bene la decrescita o da chi era chiamato a governare ed ora insegue o da chi si spaccia per realista.

Chi sceglie la decrescita ha fatto una scelta, chiara, radicale ma non fondamentalista. Da nord a sud non puo’ non solidarizzare con i fratelli bastonati dei No-Tav e non puo’ sposare politiche economiche conniventi con i poteri del Tav. O non puo’ svendere la decrescita e i suoi temi- temi che le appartengono da molti anni- come non appartenenti ad essa ma alla modernita’! e no miei cari signori; siamo lieti che vi stiate svegliando (forse) dal sonno del benessere economico ma siate onesti e venite a parlare con chi di certi temi ha fatto – o cerca di farne – una scelta di vita quotidiana, pagandone il prezzo in prima persona. Lezioni di tutela e difesa ambientale o di stili di vita non ne vogliamo dare ma soprattutto non vogliamo riceverne da chi  ha condiviso poltrone con i peggiori divoratori di suolo, governando un mercato pazzo imponendoci una societa’ malata che costringe molti di noi a vivere come moderni schiavi, in continua lotta per liberarci dalle catene di soldi, tempo e potere.

Tutto questo per suscitare nei circoli soprattutto una maggiore attenzione a vigilare sul concetto di decrescita e ad aumentare l’impegno nella sua diffusione giusta, nei termini e nelle proposte.

Ci hanno colonizzato la mente e allora si e’ disposti anche a far passare la decrescita come invasione sana di green economy restando cosi’ nel circuito del mercato del produttivismo. No, i termini sono chiari e credo studiati e scelti per ridare il giusto senso alle parole.

E’ una “guerra” di concetti, di stili di vita, anti idolatrica che ha al centro la piena realizzazione della persona.

Non si tratta di essere fondamentalisti o rigidi o spocchiosi tutt’altro; ma di non svendere le parole, questo si.

La crescita ci ha portato a questo baratro e l’antidoto la parola magica, la pozione per guarire ha un solo nome: decrescita felice.

Alessandro Lauro (Mdf Sorrento)

2 thoughts on “L’importanza delle parole”

  1. Proprio ieri ho sentito che Lapo Elkann è diventato un supporter di Grillo.
    Aspettatevi, fra non molto, di sentire Marchionne citare Latouche.
    Se non stiamo attenti (e se soprattutto non ci diamo seriamente una mano), siamo fottuti. Intendentibus pauca.
    Ciao,
    Andrea

    1. caro Andrea, credo che invece il nostro compito sia quello di contaminare e sono felice se verifico che Lapo stia addivenendo alle nostre posizioni.

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