È possibile in tempi di crisi e in un’Italia sempre più sfiduciata vedere nascere nuove imprese nel campo della sostenibilità? A Rovereto sì. Nella cittadina trentina, infatti, dal 2009 il Progetto Manifattura sta trasformando la storica Manifattura Tabacchi in un centro di eccellenza e innovazione nei settori dell’edilizia sostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l’ambiente.
Nove ettari dedicati a imprese, centri di ricerca e strutture di formazione. E all’integrazione delle loro attività. Come l’ambiente può offrire grandi opportunità per uscire da una crisi che sembra irrimediabile, infatti, così la collaborazione fra realtà diverse può aiutare a fare il primo passo. Il Progetto Manifattura, già col suo  nome, unisce due termini che descrivono due fasi storiche diverse del nostro Paese. Due caratteristiche della nostra economia, creativa e manifatturiera, che combinandosi mostrano l’anima di una delle iniziative più interessanti di questi ultimi anni: il primo hub di quella che, spesso vittima di grossi malintesi su cosa sia davvero da definire “verde”, è considerata la green economy italiana.

A Rovereto, i sessantamila metri quadri coperti e i vari spazi messi a disposizione dal Progetto – adibiti sia a uffici che a uso industriale – racchiudono un insediamento strutturato “per accogliere diverse tipologie di azienda, dai servizi alla manifattura leggera”. Un vero e proprio “incubatore” di nuove imprese della sostenibilità, insomma. Ma soprattutto un collettore di (giovani) idee, vera risorsa rinnovabile ignorata nel nostro Paese.

Molte le proposte, alcune delle quali sembrano destinate a un futuro roseo. Qualche esempio? Baciditrama, che si occupa dell’ideazione, realizzazione e commercializzazione di prodotti di abbigliamento ecosostenibili con materiali certificati e tinture vegetali o a basso impatto ambientale. O Green Pear, che propone e realizza soluzioni tecnologiche dedicate al monitoraggio energetico, diagnostico ed ambientale di edifici residenziali per il settore terziario o per piccole strutture commerciali. O ancora ECO-SISTEMI, geniale progetto che offre tecnologie più efficienti per trattare i reflui a km 0 e garantire il riutilizzo delle acque grazie a piccole macchine e a processi depurativi che, con il minimo dispendio energetico, risolvono il problema della depurazione delle acque in località remote (fino al riutilizzo delle acque stesse depurate per irrigazione e balneazione).

Ma cosa fa di preciso il Progetto Manifattura? In sostanza, offre servizi, non soldi; supporto, non promesse. Così, questi giovani imprenditori della sostenibilità – che non arrivano necessariamente dal mondo accademico, ma che in molti casi sono dipendenti o ex dipendenti di altre aziende – possono mettersi in gioco direttamente, sfruttando i dodici mesi in cui, magari nei soli fine settimana, possono sviluppare la loro visone negli spazi che gli vengono offerti. Spazi e servizi, appunto, come la formazione sull’avvio di un’impresa, la consulenza giuridica, gli strumenti di marketing e la gestione contabile. Più ovviamente l’importante sostegno nella comunicazione. Nessuna fretta e nessuna leva finanziaria, però. A queste start-up interessa avere una chance per potersi sviluppare, non una crescita a tutti i costi. Almeno per tutto il primo anno. Poi, se si vede che l’idea originaria funziona e ci sono potenziali clienti, allora si procede.

Le aziende che si insedieranno nell’ex Manifattura Tabacchi, di proprietà della Provincia di Trento e il cui recupero verrà ultimato nel 2018, potranno scegliere tra open space, spazi a uso ufficio modulabili e moduli produttivi da 300 a 1.800 mq per la produzione di manifattura leggera. In totale, si parla di 35mila mq per le imprese, 14mila mq per le attività commerciali o culturali-ricreative e 15mila mq per le attività universitarie. Il tutto in una struttura di classe energetica A, dove l’incremento della disponibilità di luce diurna dovuto allo studio di orientamento e disposizione dei volumi edificati va dal 20 al 25%, dove il 52% della potenza di picco sarà soddisfatta da energia proveniente da fonti rinnovabili, e dove si risparmierà il 60% della domanda di acqua proveniente dall’acquedotto tramite il recupero di quella piovana.

Valorizzazione delle economie locali, formazione, nuovi sistemi di certificazione (come l’innovativo LEED): a Rovereto si è capito che la crisi economica e del settore edilizio non si affronta con gli slogan o costruendo terribili capannoni destinati a rimanere vuoti. Ma soprattutto si è colto un aspetto che sfugge a molti, nel Belpaese: economia e rispetto dell’ambiente possono andare di pari passo. E possono dare un futuro a quei giovani talenti che, altrimenti, rischierebbero di diventare i nuovi “cervelli in fuga” di cui molti giornalisti e politici si riempiono inutilmente la bocca.

Per fortuna, l’Italia è anche questa: http://www.progettomanifattura.it

@AndreaBertaglio

Fonte: Il Cambiamento

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