Il 28 aprile entra in carica il governo presieduto da Enrico Letta.

Nel primo trimestre 2013, il Pil è diminuito dello 0,6 per cento rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,4 per cento rispetto all’anno precedente: è il settimo trimestre consecutivo in calo. La produzione industriale ha registrato il ventesimo calo consecutivo (-0,3 per cento), la spesa delle famiglie è diminuita di mezzo punto percentuale rispetto al trimestre precedente e del 3,4 per cento rispetto al primo trimestre 2012. L’OCSE rivede al ribasso le stime sul Pil italiano per il 2013, prevedendo una contrazione dell’1,5 per cento contro il -1 per cento previsto nell’outlook dell’ottobre 2012 (sarà del -1,9). Ma niente paura: nel 2014 l’economia tornerà a crescere e il Pil aumenterà dello 0,5 per cento (invece diminuirà del -0,4). Le stesse previsioni sono fornite dal FMI e dall’Istat, mentre Moody’s prevede nel 2013 una riduzione del Pil italiano dell’1,8 per cento. Il mercato dell’auto in Europa chiude ancora una volta in calo: del 5,9 per cento, ma la diminuzione per la Fiat è stata dell’11 per cento.

Il 26 giugno il Consiglio dei ministri licenzia un decreto legge contenente misure a favore dell’occupazione  giovanile con uno stanziamento complessivo di 1,5 miliardi. Prevede incentivi fino a un massimo di 650 euro mensili per ogni giovane tra i 18 e i 29 anni assunto a tempo indeterminato. L’ammontare è di 800 milioni di euro e corrisponde al 33 per cento della retribuzione mensile lorda complessiva, per un periodo di 18 mesi. Il presidente del Consiglio, dichiara che la legge potrà «aiutare l’assunzione di 200.000 giovani con una intensità maggiore nel centro-sud, ma con un intervento che riguarda l’intero Paese». Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini precisa: «100.000 saranno quelli che potranno beneficiare degli sgravi contributivi mentre altri 100.000 sono coinvolti nelle altre misure di inclusione». Letta aggiunge: «Puntiamo a dare un colpo duro alla piaga della disoccupazione giovanile». Susanna Camusso, segretaria della CGIL, esprime la sua soddisfazione. [Domanda: se un’azienda non ha ordini in portafoglio può essere incentivata ad assumere da una riduzione delle tasse sulle nuove assunzioni? La risposta tra un anno, il 18 giugno 2014]

Nel frattempo la ripresa si allontana e la recessione si aggrava. A giugno l’Istat comunica che nel primo trimestre la riduzione del Pil è stata dello 0,6, e non dello 0,5 per cento, mentre aumenta la riduzione prevista alla fine dell’anno dall’1,5 all’1,6 per cento (sarà dell’1,9). In aprile la produzione industriale è diminuita dello 0,3 per cento sul mese precedente (ventesimo calo consecutivo) e del 4,6 per cento in dodici mesi. A giugno diminuiscono ancora le vendite di auto in Europa, del 6,7 per cento rispetto al mese di giugno di un anno fa, ma per la Fiat la diminuzione è del 13,6 per cento.   Confindustria prevede che si uscirà dalla crisi solo a fine anno, quando l’ultimo trimestre del 2013 segnerà un timido recupero dello 0,2 per cento, ma il Pil calerà dell’1,9 per cento (centrata) contro l’1,1 per cento previsto precedentemente. Riduce anche la stima di crescita per l’anno prossimo a +0,5 per cento, rispetto al precedente +0,6 (sarà del -04 per cento). Alla fine di questa seconda recessione, che se verranno confermate le ultime stime durerà nove trimestri, tre in più rispetto alla precedente, «il livello del Pil sarà più basso del 9,2 per cento».

La disoccupazione a maggio ha raggiunto il 12,2 per cento, nuovo massimo storico (i disoccupati sono 3.140.000). L’Ocse valuta che arriverà al 12,6 per cento alla fine dell’anno, mentre il tasso di disoccupazione giovanile, che nel 2007 era del 20,3 per cento, nel primo trimestre dell’anno ha raggiunto il 39,2. Tuttavia ritiene che la riforma Fornero «dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro», grazie in particolare al nuovo articolo18 che riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili. [Come sia possibile aumentare l’occupazione facilitando le procedure di licenziamento e riducendo le possibilità di reimpiego, è un mistero che possono capire solo gli economisti.]

In agosto la Banca d’Italia prevede un peggioramento dell’economia italiana: il Pil si ridurrà dell’1,9 per cento nel 2013 (fuoco), per poi risalire dello 0,7 per cento nel 2014 (acqua: diminuirà dello 0,4).

Nello stesso mese i dati Istat confermano che la recessione continua: il secondo trimestre del 2013 è stato l’ottavo consecutivo in calo per l’economia italiana. Una serie storica mai registrata prima, ma non preoccupa il governo. Secondo il ministro del lavoro Enrico Giovannini: «Tutti gli indicatori mostrano come il secondo trimestre dovrebbe avere ancora un segno congiunturale negativo del Pil, ma ora ci sono indicatori di fiducia e ordinativi positivi» e per il terzo e quarto trimestre è previsto un «segno congiunturalmente positivo». Presentando un dossier sui primi 100 giorni del governo, il presidente del consiglio Letta  afferma: «I segnali ci sono tutti e indicano che siamo a un passo dal possibile. A un passo, cioè, dall’inversione di rotta e dall’uscita dalla crisi più drammatica e buia che le attuali generazioni abbiano mai vissuto. Dobbiamo mettercela tutta». Anche il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è convinto che si vada verso la fine della recessione. «Credo che l’economia entrerà in ripresa, siamo a un punto di svolta del ciclo». Tuttavia, aggiunge: «Per gli effetti sull’occupazione dovremo ancora aspettare».
A novembre l’Istat ribadisce che il Pil diminuirà dell’1,8 per cento nel 2013 (quasi fuoco) e crescerà dello 0,7 per cento nel 2014 (acqua: diminuirà dello 0,4). Per il ministro dell’economia Saccomanni aumenterà dell’1,1 (acqua, acqua). Per ora continua a crescere la disoccupazione, che raggiunge il 12,4 per cento. A dicembre si registra un ulteriore incremento al 12,7 per cento (in valori assoluti 3.254.000 disoccupati), mentre nella fascia d’età 15-24 anni sale al 41,6 per cento. Le ore di cassa integrazione nel 2013 ammontano a 1 miliardo e 75 milioni.

L’8 dicembre Matteo Renzi vince le primarie del PD e diventa segretario del partito. Il 18 dicembre il presidente del Consiglio Enrico Letta inizia con queste parole il suo intervento alla X Conferenza

degli ambasciatori alla Farnesina: «Noi vogliamo che le prossime parole d’ordine per l’Italia e l’Europa siano collegate attorno alla parola crescita […] Ci presentiamo al semestre di presidenza europea con i conti in ordine e prospettive di crescita. Si è arrestata la caduta del Pil, che nel prossimo anno crescerà. E l’abbiamo fatto senza rompere i conti pubblici […]. Il 2014 sarà un anno di piena crescita. L’obiettivo di crescita all’1% nel 2014 e al 2% nel 2015 è alla nostra portata».

Il 18 gennaio 2014 il neosegretario del PD, Matteo Renzi, incontra Silvio Berlusconi nella sede del suo partito: insieme stipulano un accordo che verrà definito «il patto del Nazareno».

Il 13 febbraio Matteo Renzi propone alla direzione nazionale del PD di sfiduciare il governo Letta. La mozione viene approvata a larghissima maggioranza. Contestualmente viene approvata la proposta di un nuovo governo guidato dal segretario del PD. Il giorno seguente Enrico Letta rassegna le dimissioni da primo ministro. Il 16 febbraio il presidente della Repubblica conferisce a Matteo Renzi l’incarico di formare il governo.

 Maurizio Pallante

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