“Molti confondono la decrescita con la povertà, con la recessione”. Lo ha detto chiaramente Maurizio Pallante durante Semi di resistenza evento organizzato da AgriCultures alla biblioteca di Baggio lo scorso 16/17/18 ottobre a Milano. Incontro interessante tra curiosità, aneddoti ed esperienze esemplari e decrescenti. Ma allora cosa è questa voglia di fermare la crescita?

Questo proposito nella produttiva sede di Piazza Affari ed Expo produce una eco roboante. Ma diciamo a bassa voce che non è niente altro che la scelta ragionata di diminuire gli sprechi, piccoli e grandi, l’impegno di programmare un futuro consapevole degli impatti ambientali e dell’impossibilità di crescere all’infinito in un mondo con risorse finite. La recessione, la povertà, il ritorno all’era della pietra sono solo alcuni dei concetti confusi con la decrescita che vuole essere prima di tutto “felice”, ma anche “selettiva” e “tecnologicamente avanzata”. Una confusione che facilmente fanno coloro i quali incontrano questo concetto; confusione che nasconde una preventiva paura di approfondire la questione e che rivela il dubbio che qualcosa di sbagliato stiamo facendo e che qualcosa di molto grosso nella storia dell’umanità è andato storto.

Per diminuire la confusione, ragioniamo su queste principali caratteristiche della decrescita: felice, selettiva e tecnologicamente avanzata.

Felice, perché uno dei pilastri di uno stile di vita decrescente è il recupero del tempo, sottratto al lavoro (ossessione dei nostri giorni) e da occupare nelle relazioni e nell’auto-produzione. Il sorriso di mio figlio mentre facciamo insieme la pizza riassume in un sol colpo questo concetto. La felicità diventa l’unità di misura di nuovi modi di vivere che stiamo sperimentando anche rimanendo in città. Ognuno intraprende nuove abitudini, sempre più sobrie e rispettose della natura, in modo personale e senza un percorso prestabilito.

Selettiva perché alcune dimensioni della crescita più di altre non possono essere considerate come fattore di benessere, alcuni tipi di produzioni, alcune abitudini e molti bisogni sono dettati da un conformismo senza pensiero, da uno sfruttamento cieco delle risorse naturali che per certo sono limitate e andrebbero salvaguardate. Il coraggio di dire “questa cosa proprio non la farò/comprerò mai più” senza far finta di non conoscere le conseguenze e senza nascondersi dietro l’azione altrui; informarsi bene per cominciare, per provare come ci si sente ad essere felici grazie al cambiamento. Poi le altre scelte seguiranno a ruota, confrontandosi con gli altri, imparando e condividendo, e la crescita apparirà come la più grande delle assurdità.

Tecnologicamente avanzata significa una decrescita senza il mito dell’antico e in grado di utilizzare tutte le innovazioni volte al recupero delle risorse, al riciclo dei materiali cosiddetti di scarto, al risparmio sistematico delle energie e delle materie prime su cui si fonda la vita. Per esempio, conoscere il modo per assicurare l’acqua a tutti gli abitanti del mondo, saper abitare e coltivare la terra conservando la sua funzione drenante, in campagna come in città, non sono certo obiettivi raggiungibili senza uno sforzo tecnologico importante. Uno sforzo che sarà meno orientato al profitto di alcuni e più alla cura del nostro unico pianeta. Ingegneri, chimici, architetti, agronomi e tutti gli altri, fatevi avanti! Adesso è il momento di osare senza farsi dettare la tesi di laurea dalle azioni di Wall Street.

Queste dimensioni non sono certo esaustive di questa corrente culturale radicata nel tempo e nella storia del pensiero umano ma riassumono, oggi, un sentire sempre più condiviso, una posizione netta e attiva di critica alla società, una direzione che milioni di persone, famiglie, comunità e stati nel mondo stanno prendendo in modo più o meno consapevole ma sicuramente inesorabile. Un movimento di cui facciamo parte che non è tanto un gruppo chiuso ma forza tra migliaia di forze, tutte alla ricerca di una connessione con la natura, dispersa ma non compromessa; volendo essere onesti con se stessi e responsabili delle proprie azioni, bisogna prendere in mano la situazione con tutta la forza e il coraggio che ci rimane e fare uno sforzo a voler diventare migliori di quello che siamo, considerarsi cittadini del mondo e non consumatori target di pubblicità. Smettere di essere figli e nipoti per considerarci per una volta antenati di qualcuno, quale esempio vogliamo lasciare insieme ai mille messaggi che stiamo lanciando?

 

Tra le chiacchiere serie che facciamo in aula e quelle semi-serie che facciamo al bar, arrivano poi le domande toste anche a Milano:

Perché scegli di consumare meno e ti sbatti per non inquinare, perché critichi i sistemi di produzione e consumo che sono alla base delle politiche nazionali e mondiali, perché non accetti un’informazione non libera da interessi? Davvero pensi di cambiare le cose?

Amici, le cose sono già cambiate per noi e credo che per molti cambieranno con una velocità storica impareggiabile: la questione è il quando scegliere di prendere una direzione diversa da quella segnata dagli ultimi anni di umanità, così devastanti per il pianeta terra. Prima è meglio.

Buttare tutto all’aria? Non proprio, si può cambiare vivendo sempre attivamente dentro il sistema sociale attuale, camminare nelle stesse scarpe ma scegliendo l’erba all’asfalto, e sapere che prima o poi  le suole si consumeranno e sarà piacevole rimanere scalzi ma felici; soprattutto fare ogni passo con i propri tempi, i propri limiti e possibilità.

Da parte mia, come per altri persi nella foresta dei compromessi, solo oggi posso dire di guardare davvero avanti, con i piedi e la coscienza ben saldi nella terra. Guardo oltre il prossimo weekend, oltre il prossimo anno e anche oltre l’ultima rata del mutuo da pagare.

La felicità non è più l’assenza di disagio ma è la condizione intima dell’impegno, impegno a migliorare l’ecosistema della mia famiglia, della comunità e delle future generazioni, in nome del sacro legame alla terra. E allora direi che mi sbatto altrimenti mi abbatto, oppure faccio peggio e mento a me stesso, scelgo pecoramente la via facile segnata da altri e mi auto-convinco che non conosco l’effetto serra e la fame nel mondo; sgobbo per guadagnare cento euro in più con cui mi compro un oggetto che mi farà temporaneamente e parzialmente felice … e poi così all’infinito.

 

Per approfondire la lettura cliccando qui trovate alcuni testi di riferimento.

Per conoscere le iniziative del Circolo MDF di Milano venite a trovarci a “Meno e Meglio” Domenica Primo Novembre dalle ore 11,00 nella nostra sede operativa Cascina Corte del Proverbio – Borgo Linterno – Via F.lli Zoia 190 – Milano

 

Giuseppe Lisena

Vice Presidente Circolo MDF Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *