Signor  Sindaco,

fino a metà degli anni cinquanta, angusto era lo spazio delle abitazioni, formate sovente da una sola stanza da letto dove dormivano genitori e nidiate di figli, mentre la notte il letto matrimoniale, chissà perché, cigolava a ritmo forsennato come se fremesse di passione.

Al centro della cucina-stanza da pranzo-soggiorno troneggiava uno scoppiettante focolare che inondava la casa di fumo quando la legna non era completamente asciutta, oppure una stufa a segatura, che solo i piedini dei bambini riuscivano a comprimere, provvedeva a cucinare i cibi. Per i servizi igienici, si ricorreva al cantaro, con annesso coperchio e straccio decorato di pennellature che occupavano gradualmente tutti gli spazi man mano che veniva utilizzato per la pulizia personale.  Per attingere acquabisogna recarsi alla fontana pubblica con secchi e quartare. Nelle case contadine, poi, il raglio dell’asino o del mulo echeggiava mentre risalivano dalla sottostante stalla odori non proprio edificanti.

In soccorso delle famiglie del tempo interveniva la generosità della strada pubblica. Ampia, sicura, tranquilla, ariosa, socializzante.

Iragazzi giocavano al pallone, e qualche volta lo schianto di vetri rotti, li costringeva a fuggire, mentre donne inveenti irrompevano di corsa per individuare i responsabili. Con il calare delle ombre notturne, i giochi preferiti erano quello del nascondino e del montare in groppa a compagni.Le ragazze solitamente privilegiavano l’antichissimo gioco della campana o il salto della corda.

Le donne sciorinavano i panni, mettevano i fichi a seccare su stuoie, sbucciavano e rompevano le mandorle. Durante la vendemmia, poi,i torchi pigiavano l’uva e l’acre odore del mosto inondava la città, che sapeva di pomodori e si tingeva di rosso quando arrivava il periodo della salsa.

I carretti, trainati da pazienti muli ed asini, che punteggiavano le bianche strade di fumanti deiezioni, partivano all’alba e facevano ritorno a sera.  Rarissime, allora, erano le vetture.  Su viale Marconi, a Barletta,ne circolavano solo due, una, del titolare di una fabbrica e l’altra, decappottabile, delle belle figliedel direttore dell’Enel, il signor Forte, immancabilmente raggiunte da sguardi sbavanti e lusinghieri commenti.

Sui marciapiedi, i ciabattini risuolavano le scarpe, i panierai intessevano ceste e le galline beccavano il mangime o si molestavano tra di loro.

Le sere d’estate davanti ad ogni abitazione si davano convegno parenti ed amici, per godere del refrigerio che le abitazioni non potevano offrire.

L’aria che si respirava, di ottima qualità, portava i profumi della vicina campagna, mentre nugoli di mosche banchettavano su cumuli di spazzatura che troneggiavano agli angoli delle strade.

Poi arrivò la motorizzazione di massa, e da quel momento il traffico prese il sopravvento.  Le automobili, infatti, imposero la loro dittatura, intasando perfino marciapiedi e rampe per disabili. La gente si abituò ad utilizzarle anche per piccolissimi spostamenti e… sorsero, con gli innegabili vantaggi, mille problemi: incidenti stradali, clacson strombazzanti, aria fetida ed inquinata, intasamenti stradali, aggregazione sociale ridotta a zero.

Ma proprio nulla di positivo è possibile recuperare di quella realtà storica ricca di tante luci e tracimante anche di ombre?

Da una quindicina d’anni un tentativo mirante a ridurre le distorsioni causate dalla civiltà dei veicoli a motore, lo ha avviato l’Unione Europea, mettendo in cantiere l’iniziativa” Settimana europea della mobilità sostenibile.

Quando, 15 anni, fa prese l’avvio, ridotta fu la partecipazione delle città aderenti. Col passare degli anni, però, è aumentatoil numero delle amministrazioni locali che aderiscono alla proposta,si è consolidato l’impegno profuso e è migliorata la qualità dell’adesione.

Lo scopo dell’iniziativa, che ogni anno si svolge dal 19 al 26 settembre, è quello di incrementare forme di mobilità sostenibile, privilegiando l’utilizzo di mezzi pubblici. Naturalmente chi vuole può scegliere di muoversi a piedi o in bicicletta.

Per raggiungere l’obiettivo prefissato, gli enti locali organizzano attività che ruotano intorno ad un tema centrale proposto dalla Ue. Quest’anno la Commissione Europea,fermamente convinta che tra l’economia ed i trasporti esistono stretti legami, si è orientata per “La mobilità intelligente e sostenibile – un investimento per l’Europa”.

Considerevole la ricaduta sul piano economico. Da diversi studi, infatti, è emerso che nelle zone chiuse al traffico veicolare ed accessibili solo a pedoni e ciclisti, le attività commerciali ne beneficiano.

Una positiva impennata subisce la qualità dell’aria, come documenta il monitoraggio eseguito con centraline: drastica riduzione delle polveri sottili, dei metalli pesanti e dei gas. Di conseguenza, la salute dei cittadini ne beneficia cospicuamente.

In tutte le precedenti edizioni si è provveduto a coinvolgere attivamente i cittadini con iniziative di sensibilizzazione che miravano ad informarli sui dannicausatidal traffico eccessivo.Si organizzavano dibattiti. I bambini e le loro famiglie ritornavano a riappropriarsi delle città.

Persino in grandi città come Parigi, il successo della manifestazione promossa lo scorso anno è stato così lusinghiero, che il Sindaco è propenso a vietare la circolazione dei mezzi privati per una settimana.

Quale atteggiamento, signor Sindaco, avrà la sua Amministrazione nei confronti dell’iniziativa proposta dall’UE? Riusciranno i cittadini ad accantonare se non per una settimana almeno per un giorno la propria vettura privata? Che condotta assumeranno gli esercenti di attività commerciali che si svolgono in città? La frenesia che ormai si è impossessata della nostra vita potrà segnare una battuta d’arresto con una condotta più vicina ai reali bisogni dell’uomo?

Se Lei, signor Sindaco, fosse interessato dovrebbe:

  • Registrare le attività sul sito internet mobilityweek.eu;
  • Sottoscrivere la Carta EMW;
  • Organizzare una settimana di attività, attuare almeno una nuova misura a carattere permanente e prevederela Giornata “In città senza la mia auto”.

Domenico Dalba

Fonte: Corrieredelmezzogiorno

 

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