Meno sprechi per luce e calore, ecco un piano per i monumenti italiani

ROBERTO ANTONINI

Musei, palazzi e monumenti parte del patrimonio della Pubblica amministrazione: belli, bellissimi, preziosi ma anche spreconi e scomodi. Sono oltre 3mila e per i loro consumi – illuminazione, riscaldamento e raffrescamento – se ne vanno sui 250 milioni l’anno in bollette a carico dei conti pubblici. Un patrimonio nato in epoche nelle quali il moderno concetto di efficienza energetica era fantascienza, e si declinava al massimo nell’uso di preziosi arazzi per rendere meno gelidi i saloni dei palazzi aviti. Intervenire oggi è complesso per il valore artistico e storico dei beni, i materiali usati e le antiche tecniche di costruzione. Palazzi che oltre ad ospitare collezioni d’arte ed essere meta di visite spesso sono anche sedi di municipi, scuole, enti, ministeri: posti dove si lavora scomodi e dove le bollette energetiche volano. Enea, l’agenzia per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile, e il ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo hanno quindi lanciato «Patrimonio in Classe A», una campagna per promuovere l’efficienza energetica e ridurre i consumi dei beni culturali, fra i più estesi ed energivori della pubblica amministrazione.

 

Enea mette a disposizione laboratori, infrastrutture e personale altamente specializzato per check-up energetici e progetti che integrino tecnologie green, efficienza, fonti rinnovabili e smart lighting per ridurre i consumi legati alla climatizzazione (fino al 30% in meno) e all’illuminazione (fino al 40% in meno). Ma anche servizi come sicurezza e Ict, che incidono in modo significativo sulla bolletta energetica. Nascerà poi un laboratorio congiunto per la sostenibilità ambientale applicata al patrimonio culturale. Enea fornirà supporto al MiBacT per individuare le opportunità di finanziamento e incentivazione, come il ricorso a società che effettuano gli interventi di efficienza energetica assumendo rischio e gestione dell’investimento (Energy services company-EsCo). Sullo sfondo, la creazione di una vera e propria filiera del recupero anche energetico dei beni culturali, che potrebbe portare alla creazione di almeno 200mila posti di lavoro entro il 2020 con nuove figure professionali dedicate.

 

Negli oltre 400 luoghi della cultura dello Stato, musei, siti archeologici e beni monumentali, parte minoritaria del vastissimo patrimonio culturale, «abbiamo un consumo di energia pazzesco, in alcuni casi rappresenta il 70% del bilancio dell’istituzione culturale», spiega Dario Franceschini, titolare del MiBacT. Quella nell’efficienza unita al primato nel settore del restauro può diventare l’ennesima eccellenza italiana da esportare nel mondo. «Abbiamo già esperienze di rilievo – insiste Federico Testa, presidente Enea – con le diagnosi energetiche in edifici di valore storico e monumentale come i Palazzi Montecitorio e San Macuto e il Policlinico militare del Celio a Roma».

Fonte: LaStampa.it

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