L’allarme per le ondate di calore viene dal Cnr. “Nel periodo 1998-2015 sono stati osservati, in confronto al 1980-1997, aumenti di durata e intensità delle ondate in oltre il 60% delle capitali europee, in particolare di area centro e sud-orientale: da una frequenza dei giorni di ondata di calore pari al 7-8% dei giorni estivi si è arrivati al 12-14%”, ha detto Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr, coordinatore dell’analisi pubblicata sulla rivista Atmosphere da quattro strutture di ricerca fiorentine: Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr), Centro di bioclimatologia dell’Università, Consorzio Lamma e Accademia dei Georgofili.
Il gruppo di ricercatori ha calcolato un indicatore sintetico e informativo chiamato Heatwave Hazard Index (Hwhi) che permette di analizzare contemporaneamente tutte le specifiche dell’impatto dell’ondata di calore: il numero di giorni, il numero delle ondate di calore lunghe e intense e la data della prima. Dalla ricerca risulta che l’Hwhi è raddoppiato a Vienna, Budapest, Ljubiana e Nicosia, triplicato a Zagabria e Atene. A Roma l’indice è raddoppiato nel 1998-2015 rispetto al periodo precedente e in particolare la frequenza dei giorni di ondata è passata dal 5 al 13%.
Di fronte a questa situazione bisognerebbe ridurre con prontezza le emissioni di gas serra e varare misure di adattamento: intensificare le aree verdi in ambiente urbano, ridurre l’impermeabilizzazione dei suoli, ricorrere all’uso dei tetti verdi e dei cool-roof realizzati con materiali altamente riflettenti. Non farlo significa assumersi la responsabilità di un significativo numero di morti aggiuntive (nel 2003 sono stati 70 mila i morti aggiuntivi in Europa per le ondate di calore).

Fonte: Repubblica.it

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