Il piano di consumo dei biocarburanti in Europa per i prossimi dieci anni potrebbe richiedere l’utilizzo di una superficie agricola pari a quella dell’Irlanda, con relativo aumento delle emissioni di gas serra ed effetti deleteri sui cambiamenti climatici a livello globale.

Senza contare la sottrazione di colture alimentari alla produzione di cibo in paesi in via di sviluppo. E’ questa la fotografia scattata da uno studio, commissionato da nove organizzazioni ambientaliste e pubblicato oggi a Bruxelles. Secondo il rapporto, che ha esaminato i piani nazionali presentati da 23 Stati Ue, l’uso di una quota del 9,5% di biocarburanti nel settore trasporti, prevista da qui al 2020, provocherebbe un aumento valutato tra l’81% ed il 167% delle emissioni di CO2 rispetto all’impiego di carburanti tradizionali. 

Nella top ten dei paesi Ue che produrrebbero più inquinamento a livello globale c’è anche l’Italia (con 5,3 milioni di tonnellate di CO2 in più l’anno), al quarto posto dopo Gran Bretagna (13,3 milioni di tonnellate), Spagna (9,5 milioni di tonnellate), Germania (8,6 milioni di tonnellate) e prima della Francia (3,9 milioni di tonnellate). Questi cinque paesi insieme, riferisce lo studio, diventeranno responsabili di oltre due terzi dell’aumento di gas serra. L’uso di nuovi terreni agricoli genererà infatti ogni anno l’equivalente delle emissioni di milioni di automobili in più sulle strade europee (fra i 12 e 26 milioni di autoveicoli). "I biocarburanti – commenta Laura Sullivan, responsabile delle politiche europee di ActionAid – non sono una soluzione ‘amica del clima’ per la nostra domanda di energia", e "i piani Ue daranno alle aziende carta bianca per continuare a sottrarre terre ai più poveri sul pianeta".

Fonte: Ansa ripreso da www.aamterranuova.it

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