Il rischio frane e smottamenti nelle regioni del nord ovest ed in Toscana è amplificato dal fatto che nel mese di ottobre in queste zone è caduto oltre il 50 per cento di pioggia in meno con l’inaridimento dei terreni che li ha resi più fragili a successive precipitazioni straordinariamente intense. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento al nuovo allarme meteo per l’ondata di maltempo, sulla base delle elaborazioni su dati Isac – Cnr nel mese di ottobre che registrano il forte scostamento della piovosità rispetto al periodo 1970-2000.
I forti temporali, soprattutto se si manifestano con precipitazioni intense, rischiano di provocare danni poiché i terreni aridi non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento. Una situazione che – sottolinea la Coldiretti – aumenta il pericolo di frane e smottamenti in un territorio a rischio.
In Liguria ed in Toscana infatti il 98 per cento dei comuni – precisa la Coldiretti – è a rischio frana o alluvioni. I comuni liguri minacciati in una o più parti del loro territorio da frane o alluvioni sono 232 e centomila persone vivono in “zone rosse”. La situazione non è meno grave in Toscana dove sono ben 280 i comuni a rischio frane o alluvioni, ossia il 98 per cento del totale. Tra i 10 capoluoghi toscani, ben sette – Firenze, Livorno, Lucca, Massa, Pisa, Prato e Pistoia – presentano addirittura il 100 per 100 delle Amministrazioni classificate a rischio. Seguono Arezzo, Siena e Grosseto, rispettivamente con il 97, il 94 e l’86 per cento delle municipalità considerate a rischio.
L’area interessata dal maltempo è dunque più fragile rispetto alla media nazionale in Italia dove comunque – precisa la Coldiretti – ci sono 5.581 comuni, il 70 per cento del totale, a rischio idrogeologico, dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità. All’elevato pericolo idrogeologico in Italia non è certamente estraneo il fatto che un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all’agricoltura che – afferma la Coldiretti – interessa oggi una superficie di 12,7 milioni di ettari con una riduzione di quasi il 27 per cento negli ultimi 40 anni. Il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione spesso incontrollata non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque ed è necessario intervenire per invertire una tendenza che – conclude la Coldiretti – mette a rischio la sicurezza idrogeologica del Paese.

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