Un virus si aggira per l’Europa. E’ il virus della Decrescita. Le autorità sanitarie sono in allarme. Pare che tale virus, soprattutto nella sua variante “Felice”, sia sconvolgente e pericoloso per la salute psico-fisica di coloro che ne vengono a contatto. Insieme a tutti gli attivisti del Movimento per la Decrescita Felice, come novelli untori, ne parliamo e ci sforziamo di diffondere il virus in giro per l’Italia ormai da diversi anni. Negli incontri pubblici ci capita sempre di incontrare due categorie di persone: gli ottusi e i curiosi.

Gli ottusi, di fronte al virus, si spaventano, si chiudono a riccio, non ascoltano, alzano le barricate, iniziano ad inveire e, così facendo, non potranno mai capirci niente. L’ottuso lo riconosci dai seguenti sintomi: arrossamento cutaneo, orripilazione, dilatazione delle pupille, iperventilazione, aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e del tono di voce, irrequietezza e rigidità muscolare diffusa. Nei casi più gravi, quelli senza alcuna speranza, viene colpito il cervello. Quando ciò accade, la persona inizia ad urlare e chiede che l’immonda parola “decrescita” sia cancellata dal vocabolario oppure si alza di scatto e abbandona la sala, come se fosse colta da un improvviso malore o da un bisogno impellente. Questa ottusità mentale, oltre ad essere segno di scarsa intelligenza, è pure dannosa per chi ne è affetto perché preclude al soggetto la possibilità di guardare il mondo con occhi nuovi e di vedere che la soluzione per uscire dalla crisi che tanto lo angustia sarebbe a portata di mano. Inveire contro chi parla di decrescita è come arrabbiarsi contro chi ti offre un salvagente mentre stai annegando. Vuoi annegare? Allora annega. Ma perché vuoi tirare giù con te tutti gli altri?

Veniamo alla seconda categoria di persone, i curiosi. Essi, superato lo “shock” iniziale, si predispongono all’ascolto, aprono il cuore e la mente e si sforzano di capire di cosa stiamo parlando. La peculiarità di questo virus consiste nel fatto che, spesso, coloro che superano il primo impatto talvolta ne restano talmente folgorati da subire una mutazione genetica ed antropologica e ne diventano portatori sani. In tal modo, più o meno consapevolmente e attivamente, diffondono il contagio. Secondo l’ideologia della Crescita diventano dei soggetti “anti-sociali” perché non si sforzano adeguatamente di far crescere il PIL e si dedicano ad attività strane quali l’autoproduzione dei beni (ad esempio pane, yogurt, frutta e verdura) e lo scambio di oggetti o servizi non mediato dal denaro ma basato sul dono o sulla reciprocità; passano più tempo con i figli e gli amici e si prendono cura dei genitori anziani; riparano gli oggetti anziché gettarli fra i rifiuti e comprarne di nuovi; dedicano meno tempo alla produzione di merci e all’accumulo di denaro; coltivano l’orto, guardano la televisione poco o niente, preferiscono fare una passeggiata in montagna o un giro in bici, amano vivere nella natura, si dedicano alla lettura, al volontariato oppure alla meditazione e alla contemplazione. Tutte attività che non fanno crescere il PIL ma che “rendono la vita degna di essere vissuta” (Bob Kennedy, 1968).

Siamo immersi nella crisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistema economico-finanziario fondato sulla crescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede via d’uscita. Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi. Il vero virus letale, contro cui occorre sviluppare dei robusti anticorpi, è l’ideologia della crescita continua ed infinita del PIL. E’ l’illusione nefasta che il denaro sia la misura di tutte le cose. L’alternativa non è fra crescita e decrescita ma fra decrescita e disastro. Attraverso la decrescita felice, ovvero una riduzione mirata, selettiva e ragionata degli sprechi, del consumo di materie prime, dell’utilizzo dei combustibili fossili, della produzione di rifiuti, potremo ricavare le risorse necessarie per rilanciare l’occupazione in lavori utili, cioè finalizzati a ridurre la nostra impronta ecologica e a rendere il mondo più bello e ospitale per tutti i viventi, preservandolo per le generazioni future. Per questo è necessario e urgente cambiare strada per passare dalla società della crescita infinita e insostenibile a quella della decrescita felice. Non abbiamo molto tempo. Dalle nostre scelte di oggi e dalla diffusione del “virus sano e buono della decrescita felice” dipende il futuro dei nostri figli e dell’umanità.

Maurizio Pallante, Presidente del Movimento per la Decrescita Felice  www.decrescitafelice.it
Luca Salvi, circolo MDF di Verona  www.decrescitafelicevr.org

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