Il prossimo 20 Ottobre verrà inaugurata anche a Salerno una sede locale del Movimento Decrescita Felice.
Parteciperà all’evento Maurizio Pallante, esperto di risparmio energetico, ideatore e fondatore del movimento, nato in Italia attorno alla metà degli anni duemila.
Ci è sembrato interessante approfondire la tematica della “decrescita felice”, che considera come centrale per la ricchezza e il progresso di una nazione non solo la mera crescita economica, calcolata attraverso una serie di indicatori macroeconomici classici quali il Pil, ma il benessere della sua popolazione attraverso una visione a 360 gradi: economica, sociale ed ambientale.
Ho incontrato Giuseppe Carpentieri, membro del direttivo nazionale del MDF e socio fondatore del circolo territoriale di Parma, per porgli alcune domande per conoscere meglio i principi ispiratori del movimento.

Quali sono i principi alla base del Mdf?
Il Movimento per la Decrescita Felice (MDF) è nato dalla spinta propulsiva di alcune associazioni che condividono con Maurizio Pallante la volontà di proporre un cambio di paradigma culturale per la società intera. Senza dubbio si tratta di associazioni e cittadini che non si riconoscono in un certo ambientalismo di facciata, peculiarità italiana, ma che hanno sentito la necessità di ripensare le comunità partendo dal basso e dai gesti quotidiani, come le autoproduzioni di cibo e di energia. Il principio fondamentale della decrescita è senza dubbio la bioeconomia poiché a differenza dell’economia e della finanza, che viene insegnata nelle università italiane, essa tiene conto dei problemi legati a trasformazioni energetiche inquinanti, mentre la maggioranza del mondo accademico e delle forze politiche è legata all’obsoleto concetto di crescita figlio dell’aumento della produzione di merci ignorando le leggi della fisica e dell’economia reale, leggi strettamente legate sia ai limiti naturali delle risorse che ai vincoli biologici delle specie viventi. Come si può notare nell’immediato MDF non propone idee nuove, ma auspica una crescita culturale nel solco di teorie e buone pratiche esistenti. Si tratta di teorie sorte negli anni ’60 e ’70 che oggi trovano maggiore spazio perché tanti riconoscono le giuste previsioni circa i “limiti dello sviluppo”. Tali teorie hanno avuto seguito anche fra economisti di fama mondiale come Jeremy Rifkin, Amartya Sen, e Joseph Stiglitz. Radici culturali sono stati poste da Nicholas Georgescu-Roegen, Ivan Illich e Serge Latouche. MDF propone di applicare il semplice buon senso e la ragionevolezza affinché si torni ad un atteggiamento più responsabile nelle pubbliche istituzioni e fra i cittadini.

Cosa s’intende per decrescita felice quali comportamenti vanno adottati secondo questo modello di sviluppo?
L’obiettivo dichiarato della crescita è quello del benessere economico, ma nella realtà dei fatti la crescita del reddito nazionale e la crescita dei flussi dei materiali non corrisponde ad un crescita immediata della qualità della vita, anzi spesso è vero il contrario. E’ necessario distinguere la crescita dal benessere che è il vero obiettivo dell’economia. La crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) ha dimostrato negli anni un continuo logoramento del capitale naturale e sociale: declino della cultura contadina, cambiamento dei gruppi familiari, consumo dei suoli (speculazioni edilizie ed urbanizzazione) e capovolgimento de valori. Ci sono almeno due casi paradigmatici e popolari che dimostrano quanto la crescita sia antieconomica: Eternit e Ilva.
Per puntare a una reale sostenibilità è necessario avviare una transizione produttiva che consenta un adeguato consumo di risorse che non pregiudichi le future generazioni. In questo momento i modelli in atto continuano a erodere risorse perché tutte le istituzioni inseguono la religione delle crescita. Per raggiungere l’obiettivo di un ragionevole livello di consumo è necessario ridurre gli attuali flussi di materiali e di energia di almeno l’80% o del 90% (in gergo si chiama riduzione di un “fattore 10″ entro i prossimi 50 anni), solo in questo caso si avrà una riduzione dei livelli di inquinamento, attualmente insostenibili, e quindi avremo un aumento della qualità della vita.
Pertanto la “decrescita felice” è una filosofia politica che individua l’attuale periodo storico, come un periodo di transizione e suggerisce di uscire dagli obsoleti indicatori della crescita (PIL, petrolio, espansione monetaria), perché, com’è noto, non ci informano sulla qualità della vita.
PIL, petrolio ed espansione monetaria sono indicatori di quantità e non di qualità. Anche in questo caso MDF non dice nulla di nuovo, ma ci suggerisce di valutare altre dimensioni e parametri di qualità come l’ambiente, la salute, la cultura, i rapporti sociali, il tempo libero etc. Tutte dimensioni che non si misurano con la moneta e pertanto non rientrano negli indicatori obsoleti. Anche queste considerazioni sono già note, ma i decisori politici si ostinano e dare valore e peso a ciò che conta più nella vita degli individui: la felicità. L’Istat ed il CNEL hanno introdotto la sperimentazione del “Benessere Equo e Sostenibile” che “misura” le nuove dimensioni sopra citate.
Ognuno di noi può notare, oggi, un’ovvietà: l’aumento del prezzo del greggio. L’élite attuale ha costruito un’intera società che dipende dal petrolio e questa inutile dipendenza produce danni a tutti i cittadini. Noi tutti dovremmo sapere che tale evento è stato ampiamente previsto, è denominato: picco di Hubbert, o picco del petrolio, che significa la fine del petrolio a basso prezzo. Le istituzioni e le comunità devono iniziare a immaginare e progettare luoghi e stili di vita che non dipendono più dagli idrocarburi, petrolio e gas. Ormai esistono metodi e protocolli abbastanza maturi nel settore dell’edilizia, anche i comuni stanno deliberando regolamenti ad hoc che prevedono anche l’analisi del ciclo vita. Diverse istituzioni stanno deliberando piani di transizione o di decrescita energetica, per evitare o ridurre i danni sociali ed economici che il picco del petrolio sta iniziando a mostrare nei Paesi dove questa dipendenza è eccessiva, come per il caso dell’Italia. Anche l’Unione Europea finanzia politiche che prevedono piani energetici con fonti alternative e molti comuni stanno deliberando questa strategia siglata PAES attraverso il “Patto dei Sindaci”. La crisi energetica non investe solo gli sprechi presenti in edilizia o nella mobilità, ma anche in un settore determinante per la sopravvivenza umana: l’agricoltura. In tal senso MDF divulga un ritorno alle buone abitudini circa il mondo delle autoproduzioni: fare il pane in casa col lievito madre, lo yogurt, le conserve, l’orto sinergico etc. Ad esempio, il circolo MDF Parma si è reso promotore di un progetto di integrazione nei piani di offerta formativa presso un istituto comprensivo di scuola primaria, ed alcuni volontari hanno mostrato ai bambini come fare il pane col lievito madre, come fare una compostiera scolastico e come fare un orto sinergico. Una comunità o una famiglia che autoproduce beni di cui ha bisogno fa decrescere il PIL, ma aumenta la qualità della vita, perché nel caso del cibo sa cosa produce, e può farlo senza sprechi grazie all’agricoltura sinergica che imita il principio del bosco, e non dipende dalla chimica industriale e tantomeno dalle macchine che consumano petrolio. Nella sostanza il comportamento di MDF fa aumentare la resilienza.

Chi può prendervi parte e in che modo?
MDF è un’associazione di promozione sociale e pertanto qualsiasi cittadino che si rispecchia nei principi della decrescita felice e intende agire concretamente può consultare il sito decrescitafelice.it per sapere se esiste un circolo territoriale locale già attivo, se non fosse presente un gruppo di cittadini può sempre fare domanda al direttivo nazionale per aprire un nuovo circolo.

Qual è la situazione in Italia?
Ormai siamo presenti in quasi tutte le regioni d’Italia, e sono tanti i cittadini sparsi che ci seguono, persino diversi “Comuni virtuosi”, di solito piccoli comuni, da un pò di anni, mettono in pratica politiche di decrescita felice: dal riciclo totale dei rifiuti all’uso di Esco (Energy Service Company) per l’efficienza energetica, dalle fattorie didattiche alla mobilità intelligente. Il caso più noto e popolare è senza dubbio Parma, poiché il gruppo di cittadini che ha vinto le ultime amministrative, maggio 2012, si è dichiaratamente ispirato alle idee di MDF, lo stesso Sindaco Pizzarotti è un socio fondatore di MDF Parma, e Maurizio Pallante, insieme a Pierluigi Paoletti e Loretta Napoleoni sono stati chiamati a svolgere ruoli di consulenze gratuite al fine di attuare alcuni punti del programma elettorale. Pallante, Paoletti e Napoleoni rappresentano un polo di eccellenza politica culturale espressione di un nuovo modo di fare economia per lo sviluppo della ricchezza locale.

E lo stato dell’arte nel resto d’Europa?
Anche in Europa ci sono diversi gruppi che si stanno muovendo nelle stessa direzione, in Inghilterra c’è il gruppo “Transition Town”, in Francia ci sono “associazioni per la decrescita” e persino negli USA vi sono gruppi che parlano di degrowht, in Germania esiste un istituto di ricerca, il Wuppertal Institut, che pubblica periodicamente importanti documenti. Per la precisione il dibattito sui modelli di sviluppo è sorto già negli anni sessanta, e successivamente sono sorti anche indicatori economici alternativi come il BIL: Benessere Interno Lordo, l’Happy Index Planet, la Felicità Interna Lorda, il World Happiness Survey etc. Esiste persino un think tank alternativo: la New Economics Foundation (NEF).
Tutti i gruppi hanno un comune denominatore: la partecipazione attiva all’interno delle comunità per rappresentare nuovo modelli di economia e di politica. Si tratta di uscire dagli schemi mentali della competitività per applicare concetti e pratiche di cooperazione nel rispetto dei limiti della Terra. Questi modelli dimostrano che un’altra economia è possibile ed è senza dubbio più responsabile dell’obsoleto modello dominante figlio del neoliberismo selvaggio e della finanza speculativa. Questi modelli dimostrano una cosa fondamentale ai pochi scettici, passando a un modello alternativo gli individui non fanno alcuna rinuncia, ma ripensano il proprio stile di vita per migliorare il proprio stato di psicofisico e le relazioni umane, spesso si è più sereni, più felici.

di Filippo Ispirato

Fonte: ilquotidianodisalerno.it

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