La probabilità di contenere il cambiamento climatico è inferiore all’1 per cento.
Non sarebbe meglio preparare un piano B?

PIANO B

L’Italia ha centrato gli obbiettivi del Protocollo di Kyoto, l’Europa è sulla buona strada, Cina e USA (i grandi inquinatori) hanno prodotto un loro piano. In totale 146 Paesi, – equivalenti all’87% delle emissioni globali di gas serra – hanno presentato all’Onu le loro road map.
Chris Hope, analista delle politiche climatiche dell’Università di Cambridge, esaminandole ha concluso: “La probabilità di mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto la fatidica soglia di due gradi entro il 2100 è inferiore all’1 per cento; è più probabile che l’incremento sarà di circa 3,8 gradi”. Attenzione: Hope presuppone che tutti mantengono gli impegni! Improbabile, perché già il Parlamento degli USA si è opposto.
È recente il rapporto di 18 onlus mondiali che dimostra uno scarto tra le misure che bisognerebbe prendere per evitare un cambiamento climatico (CC) catastrofico e quello che fino ad ora propongono i governi (1).
Il CC è causato, massimamente, dal carbonio (C) allo stato gassoso. Due i modi per diminuirlo: ridurre le emissioni o aumentare le riserve nel suolo (carbon sink). Finora si è perseguito il primo: il protocollo di Kioto fissa al 5% la riduzione dell’anidride carbonica (CO2) per i Paesi industrializzati.
Il protocollo nasce nel 1997 nell’ambito della 3° Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), conosciuta come COP3 (3° Conferenza delle Parti).
Dal 30 Novembre all’11 Dicembre si terrà a Parigi la COP21 e il tema che si va profilando sembra essere l’inadeguatezza del Protocollo di Kyoto a fermare il CC.
Eppure Kyoto contemplava anche la possibilità di controllare ed aumentare le immissioni nel suolo, agli art. 3.3 e 3.4. Ma all’epoca non dovevano esserci molte ricerche sull’importanza delle riserve di carbonio nella terra. Oggi sappiamo che le potenzialità del suolo sono di gran lunga superiori all’atmosfera. Un suolo fertile contiene fino al 3% di carbonio e la quantità totale è stimata in 2.500 Pg (un Pg = 109 t). Per farsi un’idea: l’atmosfera contiene 700 Pg, tutto il mondo vegetale messo insieme 600 Pg e tutti gli animali 4 Pg. Nel suolo vive una quantità di organismi dieci volte superiore a quelli che vivono sopra (2).
In Italia basterebbe reintegrare solo lo 0,13% di sostanza organica – come i rifiuti – nei terreni agricoli, per fissare la stessa quantità di carbonio derivante dalle attività umane! (3)
Confrontando per 25 anni (dal 1978 al 2003) la quantità di carbonio dei 15 cm. superficiali di suolo (in Inghilterra e nel Galles) si è osservato una perdita di circa il 2% all’anno.
Gli Autori di questa lunga ed impegnativa ricerca sul campo, pubblicata nel 2005 su Nature, concludevano che la causa più probabile di questo depauperamento fosse il cambiamento climatico (l’unica variante fisica intervenuta). (4)
Sul fronte opposto altri scienziati fanno notare che la flora batterica del suolo è aerobica, prende ossigeno e emette CO2, in quantità da 7,5 a 9 volte di più di quella che scaturisce dall’uomo, contribuendo alle emissioni di CO2. (5)
Diminuendo il carbonio organico diminuisce anche la flora batterica. Ma questo comporta meno fertilità, meno biodiversità, meno piante. Un fenomeno che riguarda il 25% delle terre coltivate (6).
È più probabile che la causa del depauperamento terrestre di C non sia il cambiamento climatico ma un circolo vizioso: meno carbonio > meno flora batterica > meno organismi carbonio fissanti (come i lombrichi) > meno piante > più C e meno ossigeno in atmosfera > cambiamento climatico > cambiamenti chimico-fisici del suolo > meno carbonio > …
Il carbonio reintegrato nel terreno viene sottratto all’atmosfera e va a nutrire le piante, che sono il primo anello della catena alimentare e l’unica fabbrica di ossigeno che abbiamo.
L’Italia produce ogni anno più di 160 milioni di tonnellate di rifiuti organici. Sapendo che un americano consuma energia come due europei, sei cinesi, ventidue indiani o settanta kenioti, essendo i consumi proporzionali allo stile di vita, quanti miliardi di tonnellate all’anno di sostanza organica produciamo?
PIANO B: REINTEGRARE L’ORGANICO NEL SUOLO.
Per raggiungere questo obbiettivo occorre l’impegno di tutti per differenziare i rifiuti e degli amministratori per scegliere le tecnologie giuste per riportare l’organico nel terreno. In Italia siamo in ritardo rispetto ad altre Nazioni nella ricerca di soluzioni idonee di compostaggio (7).
Alert: più immissioni non significa aumentare le emissioni. Il piano B nasce dalla constatazione che diminuire le emissioni, da solo, non basta.
Countdown per portare il piano B a Parigi: Fra 30 giorni comincia la COP21. Se ognuno trova un amico al giorno che firma questa petizione riusciremmo a imporre il piano B ai nostri politici?
(La solita catena di Sant’Antonio? Non conta il mezzo ma come lo usi!)

++++
(1): “Fair Shares: A Civil Society Equity Review of INDCs” ActionAid International, Asian Peoples Movement on Debt and Development, Climate Action Network South Asia, CARE International, Center for International Environmental Law, Christian Aid, CIDSE, Climate Action Network Latin America, EcoEquity, Friends of the Earth International, International Trade Union Confederation, LDC Watch International, Oxfam, Pan African Climate Justice Alliance, SUSWATCH Latin America, Third World Network, What Next Forum e WWF International.
(2): V. Pisante: Chi vuole aiutare Gaia? http://www.decrescita.com/news/vuole-aiutare-gaia/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=google_plus&utm_source=socialnetwork
(3): Paolo Sequi, Liviana Leita: Emergenza Riscaldamento Globale (scaricabile in pdf).
(4): Bellamy PH, Loveland PJ, Bradley RI, Lark RM, Kirk GJD (2005) Carbon losses from all soils across England and Wales 1978–2003. Nature 437:245–248 (http://www.nature.com/nature/journal/v437/n7056/abs/nature04038.html )
(5): Thomas W. Crowther, Stephen M. Thomas, Daniel S. Maynard, Petr Baldrian, Kristofer Covey, Serita D. Frey, Linda T. A. van Diepen, and Mark A. Bradford: Biotic interactions mediate soil microbial feedbacks to climate change. PNAS, vol. 112 no. 22 Thomas W. Crowther,  7033–7038. (http://www.pnas.org/content/112/22/7033.abstract)
(6): Lo Stato Mondiale delle Risorse Idriche e Fondiarie per l’Alimentazione e l’Agricoltura (SOLAW) Rapporto 2011 della FAO. (http://www.fao.org/news/story/it/item/95268/icode/)
(7): V. Pisante: Ciclo virtuoso dei rifiuti organici, http://www.decrescita.com/news/ciclo-virtuoso-dei-rifiuti-organici/

 

fonte: Decrescita Felice Social Network

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