di Alex Zanotelli

Sono già trascorsi sei mesi dal vertice sul clima di Parigi (Cop21), nel quale i potenti del mondo si erano accordati di tenere la temperatura del pianeta sotto un grado e mezzo per evitare il disastro ecologico. L’accordo raggiunto era stato osannato come “l’accordo del secolo”. Il 22 aprile, con una solenne cerimonia al Palazzo di Vetro a New York, i capi di Stato di 175 nazioni hanno firmato ‘L’accordo di Parigi’ , per combattere il surriscaldamento del Pianeta. “Una giornata storica” l’ha definita Ban Ki Moon.

Anche Renzi a nome dell’Italia ha firmato quell’accordo. Eppure, in questi mesi, abbiamo visto in questo paese ben poco che esprimesse la volontà politica per un cambiamento di rotta. Nessun dibattito politico sul clima in Parlamento. Nessuna legge in vista per mettere al bando petrolio e carbone. Anzi abbiamo assistito a un aumento di trivelle per mare e per terra. Renzi stesso ha invitato i cittadini a non andare a votare per il Referendum sulle trivelle a mare (17 aprile), che ha rivelato come il popolo italiano sia lontano dal capire che il petrolio deve rimanere sotto terra. Non solo, ma anche i media non aiutano il popolo a capire la gravità della crisi ecologica.

Ma anche il mondo politico italiano non sembra interessato ad approfondire questo problema. Ne è un segnale chiaro l’assenza quasi totale di questo tema nell’attuale campagna elettorale. Non ho sentito da nessuna parte l’impegno ad andare verso le emissioni zero o sganciarsi progressivamente dai combustibili fossili. Bisogna riconoscere che, a sei mesi dallo ‘storico’ accordo di Parigi, ben poco si è mosso in Italia. Lo ammette anche Via Campesina:”L’accordo di Parigi è totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale.” Infatti l’accordo non contiene nulla di vincolante per gli stati, non fa nessun riferimento ai fossili (petrolio e carbone) e prevede la revisione nel 2023.

La speranza quindi non può che venire dal basso , dalla cittadinanza attiva, da una combinazione di resistenza, resilienza e buone pratiche È l’indicazione che ci viene da Via Campesina: ”La società civile non può restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre il trattato di Parigi e realizzare misure effettive reali, concrete contro il cambiamento  climatico”. In molti paesi i movimenti per la giustizia climatica stanno proponendo e rivendicando l’urgenza di un impegno per tenere il petrolio, carbone e gas naturale sottoterra. Invece ho la netta impressione che, dopo il vertice di Parigi, la società civile italiana sia rimasta silenziosa ‘aspettando Godot…’. Ho la stessa impressione della chiesa italiana, dove ben poco sembra muoversi in questo campo, nonostante la sferzata data da papa Francesco con la sua enciclica Laudato Si’.

È mai possibile che migliaia di attivisti negli Usa, Inghilterra, Australia, Sudafrica, Indonesia abbiano partecipato nelle prime due settimane di maggio alla più grande campagna mondiale di disobbedienza civile contro i combustibili fossili, chiamata Break Free, mentre in Italia non si muove foglia? La situazione climatica è grave. Il 2015 è stato l’anno più caldo della storia. “La porta dei due gradi centigradi si sta per chiudere – ha detto Fatih Birol di Iea (Agenzia Internazionale Energia). Nel 2017 si chiuderà per sempre!”.

Solo un movimento popolare unitario, un’Onda verde, capace di unire le forze sia religiose che laiche, potrà forzare il governo italiano a prendere decisioni. È quanto ci suggerisce papa Francesco in Laudato Si: ”Poiché il diritto si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società attraverso ong e associazioni intermedie deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico non è possibile un contrasto ai danni ambientali” (179).

La cittadinanza attiva deve forzare il nostro governo e il parlamento a una legge  che ci sganci progressivamente dall’uso dei combustibili fossili (soprattutto petrolio e carbone) e punti alle energie rinnovabili, specie il solare, che non deve essere nelle mani delle multinazionali, ma delle comunità locali. Inoltre deve esigere dal governo un piano nazionale per l’energia.

Per realizzare questo, la cittadinanza attiva deve mettere in campo una serie di azioni non-violente, come fa il movimento internazionale Break Free, contro le trivellazioni, le centrali a carbone, le raffinerie… (sit-in, occupazioni, blocchi ferroviari…).

Infine la cittadinanza attiva deve lanciare una grande campagna di Disinvestimento (Fossil Free) da quelle banche che investono sia sul carbone che sul petrolio. Se vogliamo ottenere dei risultati dobbiamo colpire le banche (oggi il vero potere!), togliendo i nostri soldi, non solo a titolo personale, ma soprattutto a livello istituzionale, come parrocchie o comuni. È una campagna internazionale già in atto che ha portato negli Usa 180 istituzioni all’impegno di ritirare i propri investimenti, per un valore di 50 trilioni da banche che investono in combustibili fossili, tra cui anche il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) e la Federazione Mondiale Luterana. Perfino i Rockefeller  hanno deciso di ritirare i loro soldi, iniziando da quelle banche che investono nei due elementi che inquinano di più (carbone e shale). Tra le banche che più investono in carbone (cito quelle più comuni): Deutsche Bank, BpnParibas, Ubs, Unicredit , Hsbc e tante altre (vedi il rapporto Bankrolling Climate Change.

“Le persone coscienziose – dice Desmond Tutu – devono rompere contro banche che finanziano l’ingiustizia del cambiamento climatico”.

Se parrocchie come comuni, diocesi come regioni decideranno di ritirare i propri soldi da quelle banche che finanziano i combustibili fossili, otterremo molto in fretta chiare scelte da parte del nostro governo per salvare la Madre Terra.

Tutto questo lo possiamo ottenere se le realtà di base, sia laiche che religiose, formeranno un forte movimento popolare per salvare e fare pace con la nostra amata Madre Terra.

È un impegno etico fondamentale per tutti noi.

Diamoci da fare perché vinca la Vita!

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Per adesioni: appelloclima@gmail.com

Fonte: comune-info.net

One thought on “A quando l’onda verde? Appello”

  1. Padre Zanotelli menziona solo carbone gas e petrolio come responsabili del riscaldamento globale, ma il documentario “cowspiracy” afferma che la GRAN PARTE del riscaldamento è dovuto all’allevamento intensivo di animali per l’industria alimentare, MOLTO PIU’ CHE I COMBUSTIBILI FOSSILI. Premesso che non sono (ancora) vegano, e premesso che nemmeno di questo si è parlato in campagna elettorale, chiedo a voi cosa ne pensate, se avete un’idea al riguardo e come mai nemmeno padre Alex ha ritenuto oppurtuno fare un minimo cenno all’allevamento

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