La Terra dei Fuochi non è solo un lembo di terra strappato al paradiso e tramutato in inferno. È una fucina di idee, un grande laboratorio di pensiero. È qui che, facendo di necessità virtù, si sperimentano nuove strade: per sopravvivere, per compiere scelte capaci di futuro, per dimostrare che la barricata non è mai ferma. Si sposta continuamente in avanti.

Il Progetto Veritas, che in Terra dei Fuochi nasce, mette insieme medici affermati e cittadini comuni per dimostrare che, dal basso, si può tutto. Perfino arrivare a quei risultati che richiederebbero mezzi imponenti per essere raggiunti e ai quali la politica, indifferente quando non volutamente assente, sembra proprio non voler pervenire.

“Un gruppo di cittadini onesti e risoluti”, direbbe Margareth Mead, quelli della Rete di Cittadinanza e Comunità, hanno messo insieme l’Università Federico II di Napoli, un oncologo di fama internazionale (il Prof. Antonio Giordano dello Sbarro Institute di Philadelphia), attivisti ambientalisti, cittadini comuni e perfino artisti, per poter effettuare test tossicologici su persone affette da gravi patologie in Terra dei Fuochi e mapparne il sangue allo scopo di verificare la presenza di agenti inquinanti. Si intende misurare il livello di intossicazione della gente tra Napoli Nord e Caserta Sud e lo si farà in maniera del tutto indipendente.

I costi dei test di laboratorio verranno economicamente sostenuti tramite crowdfunding sul web, spettacoli e varie iniziative sul territorio: una grande raccolta fondi, insomma, che rimane lontana dalle questue istituzionali e soprattutto dalle ombre della politica. I test saranno effettuati gratuitamente da un grande staff di medici della storica università napoletana e lo studio finale di biomonitoraggio condotto – e sempre senza compenso – dal Prof. Giordano negli Stati Uniti.

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Un esempio migliore di resilienza non c’è. Un popolo che soffre, davanti alle mistificazioni e alle inadempienze della politica locale e centrale, decide di fare da sé e di riscrivere la storia. Si riorganizza, unisce la proposta alla protesta, si dota di strumenti che sembravano appannaggio solo dell’establishment e resiste, adattandosi con successo ai cambiamenti, cercando esso stesso di produrne di altri e positivi. Cerca la verità. Per riconsegnarla alla gente.

In tempi di referendum costituzionale, del grande inganno che potrebbe portarci all’autarchia elettiva, è doppiamente corretto parlare di resistenza. Dire NO è, in questi casi, un’affermazione di sé stessi, non il diniego immaturo di chi scuote la testa per partito preso. Resistere è attivare un enorme sistema frenante e progredire al tempo stesso: la barricata che, per l’appunto, non rimane mai ferma, che si espone al fuoco nemico. Resistere è impedirsi di cedere all’abbrutimento e al silenzio, alla superficialità e perfino alla facilità. Nessun obiettivo di peso si raggiunge in fretta, nessun cambiamento è figlio della velocità.

È questa la lezione che abbiamo imparato nella Terra dei Fuochi. Sappiamo perfettamente di avere davanti una strada ancora lunghissima e piena di ostacoli, alla scoperta di noi stessi e dei nostri limiti, ma ci proiettiamo verso scelte capaci di futuro e resistiamo sul territorio avanzando continuamente. Sono queste le rivoluzioni di successo, quelle combattute sognando e radicando i sogni nello spazio e nel tempo. E il nome del nostro ultimo progetto, “Veritas”, non è una scelta casuale. Perché è noto: “nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”

Miriam Corongiu

Se anche voi volete partecipare al Progetto Veritas e prendervi cura del futuro, potete donare su https://www.meridonare.it/progetto/progetto-veritas

Fonte foto in evidenza: Mauro Pagnano

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