la notizia buona è che il progresso scientifico e farmacologico fa passi da gigante. Quella cattiva è che non sempre di tale progresso ne abbiamo realmente bisogno. O almeno non in certi termini e a certi costi.

Nella sua ultima fatica letteraria, Andrea Bertaglio si cimenta nel difficile e pericoloso mondo della sanità mondiale. Sembra un ossimoro accostare l’aggettivo pericoloso al sostantivo sanità, ma è quello che viene da pensare leggendo il saggio  “Medicina ribelle. Prima la salute poi il profitto” ed. Età dell’acquario, 2015.

Come i precedenti lavori dell’autore, questo saggio parte da esperienze dirette che innescano delle riflessioni mai banali e altrettanto scomode. Fanno riflettere e mettere in discussione le ipotesi e le proposte che Bertaglio sollecita continuamente nel suo scrivere.

Interessante l’introduzione che illustra le genesi tragicomica dell’idea del libro, nata in terra americana (e non per caso) e proseguita nel corso degli anni fino a trovare luce in queste pagine. Quello che Andrea indaga e mette in discussione non è il concetto di progresso scientifico, che ribadisce più volte, essere necessario e importante, quanto la logica del profitto che spesso muove anche l’industria farmaceutica creando falsi malati curati a suon di medicine, o meglio di porcherie come sottolinea lo stesso autore.

La denuncia e la riflessione verte principalmente su la messa in discussione del prezzo alto del diritto universale alle cure e la falsa creazione di malattie che necessitano di discutibili cure, guarda caso con costi che alimentano la stessa industria farmaceutica. 

Caso emblematico come ci racconta il testo è quello avvenuto nel 2004: “quando una commissione di “esperti” negli Stati Uniti ha riformulato la definizione di ipercolesterolemia (l’eccesso di colesterolo nel sangue). In pratica, riducendo i livelli ritenuti necessari per autorizzare una terapia medica, hanno letteralmente triplicato da un giorno all’altro il numero di persone che potevano avere bisogno di cure farmacologiche. Un dettaglio importante: otto dei nove membri di quella commissione lavoravano a quel tempo anche come relatori, consulenti o ricercatori proprio per le case farmaceutiche coinvolte nella produzione di farmaci ipocolesterolemizzanti . E questa è solo la punta dell’iceberg.”

Non è questo un saggio scientifico nè tanto meno un saggio catastrofista e pessimista. Anzi. Il bello di questo libro è proprio l’indagine nel positivo della medicina che potremmo dire fa proprio il giuramento di Ippocrate e cerca di tradurlo in realtà.

Andrea Bertaglio è andato in giro ad ascoltare medici e persone che hanno a che fare in modo diretto e stretto con il settore specifico e vi ha raccolto testimonianze e azioni che fanno ben sperare. Sempre più medici, infatti, iniziano a ribellarsi al modo dominante di intendere la cura e la medicina governata dalla logica del profitto. Sempre più medici dicono basta ad un sistema che antepone il discorso del profitto a quello della salute delle persone. 

Il bello di questo libro è che smonta seguendo una logica, alcune delle realtà che diamo troppo per scontate, sbagliando, e mette nella testa del lettore un sano tarlo nell’essere più attento e sveglio quando si tratta della propria salute e quella dei propri cari.

Consiglio molto caldamente questo libro. Sia perché è ricco di opinioni di addetti ai lavori che conoscono molto bene quello che dicono; Sia anche perché queste cose , difficilmente le troveremo nei normali canali di diffusione.

Andrea è persona convinta delle sue idee ma mai estremista. Offre riflessioni, spunti, piste e proposte. Detto in altri termini: ci fornisce gli strumenti per poter pensare autonomamente. E su certi temi e di questi tempi, ne abbiamo estremamente bisogno.

Alessandro Lauro

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