Se ancora poteva esserci qualche dubbio sull’attualità dell’idea di Decrescita, il pubblico che numeroso e partecipe ha assistitola sera del 10 febbraio, a Milano, alla presentazione da parte dell’Autore, Maurizio Pallante del libro: I trent’anni che sconvolsero il mondo – quel residuo dubbio ha fugato. Il pubblico, variegato, molti i giovani, era in ascolto con un’attenzione che raramente si riscontra così autentica ad una presentazione. Pallante ha presentato la sua prima opera come narratore, dopo i molti saggi pubblicati negli anni passati. Ha scelto di raccontare una storia – che ha inizio a Torino negli Anni ’50 – dove si muovono personaggi emblematici, in un panorama di trasformazione sociale incalzante, quanto travolgente. Ad essere travolti dalla trasformazione del territorio, dall’incalzare della modernità sono tutto un mondo, e un sistema di vita, di relazioni. I personaggi sono la gente del Sud Italia che la grande città dell’auto chiamò:  città nella quale moltissimi, in quei giorni, intravvidero la promessa di una vita migliore di quella che lasciavano.

Qui, nella città che velocemente si trasforma, sotto l’incalzare soprattutto della speculazione edilizia, muoiono uno dopo l’altro i tratti genuini di un territorio ancor ricco di bellezza: nella sua campagna, nelle opere d’arte architettonica, nei luoghi evocativi di una identità. Avviene, anno dopo anno, il furto della bellezza. A marce forzate arrivano l’omologazione del territorio, dei comportamenti.

Sono tratteggiati nel romanzo, con decisa crudezza, gli intrecci tra Poteri di varia natura, ai quali si deve l’uccisione della bellezza. Particolarmente vivi – poi – sono i principali protagonisti del romanzo, scrutati nella loro evoluzione, nelle loro alterne fortune. Bambini inconsapevoli prima, giunti un giorno ad una stazione sconosciuta del Nord tra le braccia dei genitori; ragazzi e uomini e donne sempre più consapevoli, poi, in una realtà dove solo pochi di loro riusciranno comunque a sottrarsi a quella omologazione cui accennai.

L’Autore interviene in modo singolare e discreto nel romanzo, quando vi si muove: osservatore e talora protagonista: e “non so se proprio un romanzo”! […] – dice, in uno dei momenti in cui interviene a fianco degli intrecci di vite che egli crea.

I trent’anni che sconvolsero il mondo è un romanzo ma è anche un saggio, scritto con la passione di sempre. Stupirà, farà discutere. Non lascerà alcuno indifferente!

Fonte: MDF Milano – Perterra

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