No, non è una battuta sui sacchetti multicolori. Ma un dubbio amaro che viene guardando le foto della rivolta napoletana di stanotte. De Magistris si è insediato da appena una settimana, e la città è percorsa da una rivolta come mai si era verificato negli anni scorsi. Ma non avevano votato ieri per De Magistris con percentuali bulgare? Ora gli stessi si rivoltano contro di lui, senza neanche dargli il tempo di attaccare il cappotto? Non solo. Nelle foto si vede gente a volto coperto (mascherine anti miasmi, si come no) che sbandiera tutta contenta sopra mucchi di monnezza. Dove sono le forze dell’ordine? Dove sono i soliti manganelli, sempre pronti all’uso in questi casi?

Non ce n’è traccia; in compenso, è pieno di fotografi. Anche se sui giornali nazionali, quelli di sinistra, non si trova uno straccio di analisi e la notizia è relegata in fondo a destra. Tutto ciò ricorda tanto certe “rivoluzioni colorate” a cui abbiamo assistito ultimamente, in cui quattro gatti hanno ottenuto risonanza internazionale e messo in difficoltà i propri governi. Emanazione diretta di chi puntava a un cambio di regime. E infatti, ecco Lettieri pronto a sostituirsi all’inetto De Magistris, dichiarando di avere la soluzione nel cassetto. Soluzione che non può certo prescindere dal governo nazionale, che infatti fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote al neosindaco e tiene a sua volta i decreti chiusi a chiave per lasciarlo nei casini il più possibile.

Casini che non sono solo di ordine pubblico o di cattiva fama, sia chiaro: si punta al commissariamento del Comune di Napoli, e a nuove elezioni. Un vero cambio di regime imposto a forza, per bypassare la volontà popolare e il risultato elettorale conseguito da poche ore. D’altronde, si sa, De Magistris è isolato. E come sosteneva Falcone, chi viene lasciato solo è bersaglio di chiunque. Di Pietro teme la sua popolarità, per il Pd è una minaccia al proprio sistema di potere costruito in Campania in tanto tempo, il Pdl è stato espropriato da una vittoria che aveva pianificato a tavolino grazie al caso monnezza mantenuto per anni, la delinquenza organizzata non può sopportare un Pm per sindaco, l’industria teme la cancellazione del business degli inceneritori a favore di differenziata e riciclo, e gli spazzini saranno costretti a lavorare.

Insomma, un quadro da “solo contro tutti” che non pronostica favorevolmente. Così, eccoci alla rivoluzione colorata. Il popolo napoletano insorge, tutti indignados, tutti all’intifada, ma con qualche mese di ritardo e senza polizia. E se questa situazione perdura, ci sarà qualcuno che ci guadagnerà.

(Debora Billi, “Monnezza: è una rivoluzione colorata?”, dal blog “Petrolio” del 24 giugno 2011).

Fonte: Libre

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