Il modello è quello degli indignados spagnoli. Giovani, famiglie, pensionati che hanno occupato la Puerta del Sol di Madrid e di altre grandi città iberiche giorno e di notte per rivendicare il diritto ad un futuro certo e protestare contro i Palazzi del potere. E’ questa la forma di protesta con cui il movimento No Tav dovrebbe aprire il fronte metropolitano torinese tra la fine di agosto e i primi di settembre. La protesta si svolgerà in una pizza centrale di Torino dove per almeno un giorno e una notte i No Tav si accamperanno per richiamare l’attenzione dei torinesi sulle ragioni di una battaglia che «non è sicuramente nimby».

L’idea è stata lanciata nei giorni dal segretario regionale della Fiom, Giorgio Airaudo, al campeggio di Chiomonte a nome dei promotori della fiaccolata che ai primi di luglio ha attraversato la città. Con il sindacalista anche il professor Ugo Mattei, il «padre» dei referendum per l’acqua pubblica, e altre personalità. Spiega Airaudo: «L’obiettivo è dimostrare che la questione Tav non è un problema di ordine pubblico ma una battaglia in difesa di un bene comune: il territorio». Secondo il sindacalista della Fiom «il movimento ha tutto l’interesse ad uscire da Chiomonte e a portare le ragioni della protesta in città organizzando una campagna d’informazione per spiegare ai torinesi con quali soldi del loro portafoglio si finanzierà un’opera costosa e inutile».

I dettagli della campagna d’informazione e comunicazione sono in via di definizione ma l’idea, discussa al presidio di Chiomonte, prevede l’allestimento di cinque punti di incontro/confronto/sensibilizzazione in altrettante piazze della città di grande passaggio per «spiegare le scelte che le varie caste della politica e dell’economia propongono ai cittadini nello stesso momento in cui chiedono ai sacrifici alle classi più deboli». E una di quelle cinque piazze si trasformerà nella Puerta del Sol dei No Tav subalpini «perché non ci limiteremo a distribuire solo volantini», prosegue Airaudo. L’obiettivo del Movimento è di diventare il polo di attrazione di tutti quei movimenti che si battono contro le caste.

Non è un caso che la parte finale del comunicato stampa del movimento che esalta la «forza del movimento» dopo la marcia nei boschi metta in evidenza come «l’opposizione al Tav è anche la difesa degli interessi di tutti gli italiani onesti, che vedono portare via dalle loro tasche altro denaro destinato alla salute, alla sicurezza del territorio e alla scuola». Il successo della campagna d’informazione torinese potrebbe servire ad allargare il consenso (ieri lo scrittore Erri De Luca rispondendo ad alcune domande si è detto convinto che la lotta della Valsusa ha tutte le ragioni e la forza per vincere) e rafforzare la «resistenza» in Valsusa.

Già, perché se il campeggio è stato smontato la protesta non smobilita ma raddoppia con un presidio di fronte alla centrale elettrica e con il ritorno alla baita costruita nei boschi vicino all’area dove proprio a settembre dovrebbe iniziare lo scavo del cunicolo esplorativo. Accanto alla struttura in pietra sequestrata dalla magistratura per abusi edilizi sarà creato uno spazio per ospitare tende che serviranno come base per cercare di impedire l’estensione della recinzione e l’avvio dei lavori di sbancamento e livellamento del terreno. Secondo Perino, però, «in questo momento il cantiere non esiste. E’ una balla colossale che continua ad essere propinata alla gente».

Fonte: Libre

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