All’indomani della chiusura della 17esima Conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici, il Canada ha ufficialmente annunciato che si ritirerà dal protocollo di Kyoto, trattato che costituisce il primo tentativo planetario di contrastare il riscaldamento globale.

“Non funziona”, ha affermato il ministro dell’ambiente canadese Peter Kent, senza però precisare quando il Canada ne uscirà ufficialmente. Il ministro ha poi aggiunto che farà ricorso al suo “diritto legale di ritirarsi formalmente dal Protocollo”, altrimenti il Canada rischierebbe di pagare altissime penalità.

Secondo quanto previsto dal protocollo di Kyoto, rispetto al periodo 1990/2012 il Canada avrebbe dovuto ridurre del 6% le proprie emissioni di gas a effetto serra. Le emissioni del paese, invece, sono aumentate. Peter Kent ha spiegato che a livello globale le emissioni continueranno ad aumentare in quanto i Paesi più inquinanti, Stati Uniti e Cina, non partecipano a Kyoto, “motivo per cui il protocollo non funziona”. “Per il Canada – ha sottolineato Kent – Kyoto rappresenta il passato e dunque invochiamo il nostro diritto legale di uscirne formalmente”.

Secondo Kent, la ‘roadmap’ uscita da Durban “rappresenta una strada che permette di andare avanti”, mentre il protocollo di Kyoto, “non copre i due maggiori paesi inquinatori, Stati Uniti e Cina, e quindi non può funzionare”.

In riferimento alle trattative concluse nella città sudafricana, il WWF ha però affermato che quello raggiunto dai governi è un accordo debole, che ha istituito un Fondo Verde per il Clima con ancora pochi soldi. Le decisioni più importanti sui contenuti del Protocollo di Kyoto, sostiene l’associazione, sono state rimandate ed i governi hanno preso “un impegno poco chiaro per raggiungere nel 2020 un accordo globale che potrebbe lasciarci legalmente vincolati a un aumento della temperatura globale di 4° C, ben oltre i 2° C raccomandati dalla scienza per evitare un cambiamento climatico catastrofico”.

“I Governi hanno fatto il minimo indispensabile per portare avanti i negoziati, ma il loro compito è proteggere la loro gente. E in questo, qui a Durban, hanno fallito. La scienza ci dice che dobbiamo agire subito, perché gli eventi meteorologici estremi, la siccità e le ondate di caldo causate dal cambiamento climatico peggioreranno. Ma oggi è chiaro che i mandati di pochi leader politici hanno avuto un peso maggiore delle preoccupazioni di milioni di persone, mettendo a rischio le persone e il mondo naturale da cui le nostre vite dipendono”.

È quanto ha affermato Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del WWF Italia che ha seguito i negoziati a Durban. Secondo Midulla la responsabilità di questo fallimento va attribuita principalmente ai Governi di Stati Uniti, Giappone, Russia e Canada, che hanno notevolmente frenato il livello di ambizione dei negoziati.

Fonte: Il Cambiamento

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