Nell’ottica della decrescita la politica energetica va indirizzata prioritariamente verso la riduzione dei consumi, che per più del 50 per cento sono costituiti da sprechi e usi inefficienti. La diffusione delle tecnologie che consentono di ridurre gli sprechi e aumentare l’efficienza è il pre-requisito per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, perché la diminuzione della domanda di energia:

– accresce il loro contributo percentuale alla soddisfazione del fabbisogno;
– libera grandi quantità di denaro che può essere reinvestito nel loro acquisto.

Se il paradigma della crescita non viene messo in discussione, la politica energetica viene impostata sulla ricerca illusoria di fonti rinnovabili illimitate e pulite che siano in grado di sostituire la carenza crescente di fonti fossili, eliminando al contempo l’impatto ambientale che generano. Il contesto culturale di riferimento di questa impostazione è l’ossimoro dello sviluppo sostenibile. In questo contesto la riduzione dei consumi ha un ruolo accessorio e si limita per lo più a richiami moralistici sulla necessità del risparmio energetico ottenibile con comportamenti improntati alla sobrietà.

Ecco alcune proposte per realizzare una politica energetica finalizzata a dimezzare la domanda e a sostituire progressivamente l’offerta di fonti fossili con fonti rinnovabili:

1. Incentivazione finanziaria e fiscale delle ristrutturazioni energetiche finalizzate a ridurre gli sprechi e le inefficienze.
2. Incentivazione finanziaria e fiscale di costruzioni ad alta efficienza energetica.
3. Certificazione energetica degli edifici, da inserire come clausola vincolante negli atti notarili di compravendita e nei contratti d’affitto. Istituzione di un organismo indipendente di certificazione e controllo.
4. Incentivazione finanziaria e fiscale di fonti rinnovabili inserite in edifici di cui sia prevista contestualmente la ristrutturazione per aumentarne l’efficienza energetica e solo se una percentuale del risparmio economico generato dall’efficienza viene reinvestito in fonti rinnovabili.
5. Incentivazione finanziaria e fiscale di fonti rinnovabili inserite in edifici ad alta efficienza energetica
6. Divieto di costruire nuove centrali termoelettriche, ma ripotenziamento delle esistenti mediante la loro trasformazione in cicli combinati.
7. Divieto di costruire centrali a fonti rinnovabili per evitare lo specifico impatto ambientale che ne deriverebbe, ma sviluppo delle fonti rinnovabili in piccoli impianti per autoconsumo e scambi delle eccedenze a livello locale.
8. Incentivazione alla trasformazione della rete di distribuzione in rete di reti locali per favorire lo scambio delle eccedenze tra autoproduttori.
9. Piena liberalizzazione del mercato dell’energia, perché la concorrenza è la condizione necessaria per accrescere l’efficienza e perché l’autoproduzione genera nelle ore vuote delle eccedenze che non possono non essere vendute se non in un mercato concorrenziale.
10. No a finanziamenti pubblici che rendano le tecnologie meno efficienti in termini di riduzione della CO2 a parità di investimenti, più convenienti economicamente delle tecnologie più efficienti.
11. Incentivazione finanziaria e fiscale maggiore alle colture no food finalizzate a ridurre i consumi energetici (materiali per coibentazione, come, per esempio, la canapa), che alle colture no food finalizzate a produrre biocarburanti (bioetanolo e biodiesel). Vincolo delle incentivazioni alla produzione di biocarburanti soltanto come sottoprodotto di colture alimentari. Poiché l’obbiettivo di fondo è la riduzione delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, queste produzioni devono essere effettuate con metodi colturali che fissano il carbonio nel suolo (per esempio: agricoltura organica). Incentivazione della gestione dei boschi finalizzata ad accelerare la loro evoluzione naturale, per produrre energia rinnovabile e sotterrare CO2.
12. Incentivazione delle ristrutturazioni energetiche con formule contrattuali esco da parte degli enti locali.
13. Uso della fiscalità per incentivare comportamenti virtuosi in termini della riduzione delle emissioni di CO2 e penalizzare i comportamenti dissipativi. Definizione di una fascia minima pro-capite di consumi energetici a prezzi politici e costi maggiorati per le quote eccedenti.
14. Pagamento a consumo del riscaldamento nei condomini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *