Il 27 giugno, sulle montagne veronesi,  partiremo con l’avventura in preparazione da gennaio: la costruzione della prima casa in terra cruda e paglia del Movimento per la decrescita felice.

Potremmo vivere l’esperienza di comunità lavorando, mangiando,  condividendo un sogno: costruire con le proprie mani una vera e propria casa. Non una casa qualsiasi,  ma il frutto di una ricerca su materiali e tecniche. Il percorso, avviato e portato avanti da anni da Francesco d’Ingiullo, il maestro umbro che bonariamente e fraternamente chiamo Frarundo – acrostico del  suo nome con parti del nome della canna comune, chiamata in termine scientifico Arundo Donax  – si è notevolmente ampliato in questi mesi grazie anche ai contatti frequenti, fino a prevedere una struttura geodedica per il tetto a doppia volta, sulla falsariga delle grandi cupule di brunellesca memoria.

La canna comune è uno dei materiale principali con il quale costruire la casa. L’abbiamo raccolta in novembre con la luna nuova. Abbiamo proseguito sino ad oggi con questo lavoro di raccolta nel periodo di scarsa attività della linfa, in modo che restino elastiche anche dopo il taglio. Cerchiamo sempre di scegliere canneti vecchi, fuori parco e di lasciare le canne lungo l’acqua, perchè è il luogo di nidificazione degli anatidi. I canneti vecchi vanno rinnovati con il taglio annuale come ogni buon contadino sa bene, perchè così ributteranno di li a pochi giorni con germogli nuovi che presto diverranno canne, sane, forti e svettanti, con un bel pennacchio in testa come i carabinieri di Pinocchio.
Una delle tante leggi italiane emanate senza senso pratico e senza differenziare le zone protette da quelle di produzione agricola, ci imporrebbe di non tagliarle, perchè l’arundo è considerata fondamentale nell’ecosistema in quanto pianta depurante per eccellenza. Peccato che chi fa le leggi spesso non si confronta con il mondo reale, ne tanto meno con quello rurale, atteggiamento comprensibile, se si considera che l’agricoltura produce oggi solo il 2% del PIL italiano. L’ambito rurale, invece, avrebbe molto da insegnare a politici, economisti e persone poco informate su ecosistemi e rigenerazione degli stessi. In effetti non si considera le qualitò di rigenerazione di un canneto seguito e tantomeno i rischi delle colture estese e non controllate di Arundo Donax. Per approfondimenti vedi qui http://ortorto.blogspot.it/2013/01/uscita-di-sabato-canne-officinali-viti.html  nelle note.

Un altro materiale indispensabile alla costruzione della casa è l’argilla. La terra colloidale si trova spesso in natura in molti dei luoghi dove viviamo. Gli stessi suoli che calpestiamo potrebbero essere impastati con la paglia ed essere utilizzati per auto-costruire. Ancora una volta abbiamo, dalla natura che ci circonda, ciò che ci serve, senza stravolgere nulla e senza la necessità di consumare territorio, poichè tali case, una volta abbandonate le manutenzioni ordinarie, oltre ad integrarsi perfettamente con l’ambiente e ad essere delle vere e proprie case passive, se costruite bene, sono destinate a tornare alla terra. Terra sei e terra ritornererai, diceva qualcuno, qualche tempo fa …

La terza sorella è la bionda e formosa signora chiamata paglia. E’ il materiale forse meno autoctono. Ma ciò è dovuto alla distorsione della moderna agricoltura che non considera la terra come risorsa primaria in grado di sfamare le famiglie che la coltivano, ma come sub-strato per un’agricoltura estrattiva e di rapina. I cicli chiusi stanno tornando e rappresentano il futuro della agricoltura e della autosufficienza alimentare. Dunque più paglia si utilizzerà per pacciamare gli orti, per isolare case, per costruire in terra cruda, e maggiore sarà la quota di grano e orzo che il contadino andrà a coltivare ogni anno.  .. E noi nel nostro piccolo, un poco gioieremo per avere contribuito con la nostra goccia.

Se poi la terra non è sufficientemente argillosa, poco male: si va dal contadino più vicino e si aggiuge letame fresco: un ottimo collageno che con l’essiccamento perde ogni caratteristica ed odore originario. Se poi, come nel nostro caso, il letame viene prodotto in azienda, meglio ancora.

L’ambiente poi è da vedere .. anzi, da vivere: Castelletto ( vedi mappa qui   https://maps.google.it/maps/ms?msid=209140694199222457236.0004daa28d43df74dde90&msa=0&ll=45.580421,10.92453&spn=0.003987,0.009903) è la Malga dove allestiremo la cucina, nel cui bosco abbiamo deciso di avviare il cantiere. Saremo in mezzo a ciliegi, boschi, caprioli, cinghiali, cuculi, tassi, ghiandaie, cince,  api, miele, tende e bella gente.

I preparativi – vedi qui http://ortorto.blogspot.it/2013/05/dare-una-mano-alla-preparazione-del.html sono avviati e la montagna non è mai stata tanto viva da sessant’anni a questa parte.

Le segnalazioni di adesione sono a buon punto. Se vuoi venire comunicalo al più presto: entro maggio chiudiamo le iscrizioni. Per il programma leggi qui http://ortorto.blogspot.it/2013/05/dare-una-mano-alla-preparazione-del.html

In attesa di tuo contatto,
buon sole
Francesco Badalini (Mdf Verona)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *