Quando leggi Andrea Bertaglio ti trovi di fronte ad un autentico e sincero esercizio di libertà di pensiero, condito da una giusta carica di positività, che passa inevitabilmente per una sana arrabbiatura. Questo potrebbe essere in estrema sintesi l’ultimo libro di Bertaglio “Generazione Decrescente” ed. L’età dell’Acquario, 2013, in libreria dal 19 settembre.

Va detto sin da subito che l’autore da anni ha fatto una scelta di vita chiara e coerente: ridurre nella propria vita – per quanto possibile – la propria impronta ecologica, senza rinunciare ad una vita sociale  buona e bella e soprattutto sana. Ed è proprio questa ostinata convinzione praticata quotidianamente, tra tante difficoltà, speranze e slanci, che rende  Andrea un portatore sano di notizie buone.

Il libro punta principalmente a questo. Almeno questo è quello che ha suscitato nello scrivente il leggerlo appassionatamente.

La tesi di partenza è una lettura spietatamente vera della realtà quotidiana che non è (la realtà) certamente esaltante. Non lo è soprattutto per la generazione dei trentenni e dei quarantenni, che vivono il dramma della precarietà, del lavoro sottopagato, di una pensione forse inarrivabile, della mancanza di un tetto sicuro, ritmi stressanti e quindi la vera incertezza di un domani.

L’autore fa parte di questa generazione e vivendo sulla propria pelle quanto scrive, dà autorevolezza ai suoi pensieri. La prima parte non risparmia critiche dure a chi ci ha preceduti e ci ha condotti in questa situazione in cui sembra che tutto sia “stato detto, fatto e dato” e dove resta un’amara sensazione di impotenza. Tuttavia non ci si ferma a questo, anzi l’intento di Bertaglio non è questo, bensì capire il perché questa attuale generazione sembra si sia adagiata sulla sua situazione di fallimento perpetuo senza reagire e tentare di indicare una strada che lui vede nella decrescita felice e più ampiamente in ogni stile di vita che sappia recuperare praticità, buon senso, attenzione all’ambiente e giustizia sociale.

L’originalità e la piacevolezza dello scritto non sta nell’analisi fredda della situazione ma appunto nel mettersi in gioco in prima persona; ed ecco il raccontarci il suo ritornare sui suoi passi incontrando il Movimento per la Decrescita Felice, il ricordare gli insegnamenti indiretti di nonno Gep, attraverso la storia dell’”arancia di Natale”, aprendo quindi strade di possibili e reali cambiamenti nella vita di tutti i giorni a partire da subito. A patto di essere realisti e di ritrovare il buon senso; premesse indispensabili per poter percorrere strade “altre”.

Ecco anche perché Andrea ci racconta l’esperienza della decrescita felice ed in particolare del gruppo attivissimo di Torino; l’esperienza dell’Ecovillaggio EVA di Pescomaggiore in Abruzzo; dell’Università del saper fare, prima ed unica in Italia dove si insegna a riprendersi la propria autonomia  reimparando ad usare le mani per auto prodursi quante più cose possibili. Insomma, Bertaglio ci fornisce le prove tangibili da subito che cambiare si può, si deve.

Particolarmente bella ed interessante è l’intervista fatta al papà di Andrea. Due mondi e due generazioni apparentemente diversi e lontani (l’uno sostiene nonostante tutto la tesi della crescita come via d’uscita dalla crisi, mentre l’altro ha idee decrescenti) diversi ma che inconsciamente hanno percorso le stesse strade, differendo forse solo nell’orgoglioso rifiutare all’altro l’onore della vittoria di qualche battaglia.

Il libro di Andrea si sente che è scritto con il cuore, che ciò che scrive è frutto di ciò che ha vissuto e vive. Leggendolo si capisce che è un bisogno inarrestabile dell’autore di dover raccontare ciò che ha dentro, come impegno e dovere civile che lo contraddistingue da tempo. E’ un libro anche giustamente arrabbiato, in alcuni punti. Non potrebbe essere così per chi porta dentro quel senso di giustizia e una carica propositiva supportata dai fatti.

Andrea indica strade, senza la pretesa della verità ma con la sincerità di chi desidera il bene e il buono per se e per tutti.

Anche solo per questo merita di essere letto.

Alessandro Lauro

3 thoughts on “Generazione decrescente: il futuro potrebbe essere di questa generazione”

  1. Condivido in pieno. Ho letto il libro e l’ho trovato stupendo. Lo consiglio a tutti, giovani e meno giovani. Alla faccia di chi dice che i giovani d’oggi non hanno più idee o ideali, io penso che, se le buone idee possono cambiare il mondo, il libro di Andrea è pieno di buone idee, di buon senso, di ideali e di speranza. Spero che diventi un best-seller!

  2. Sono fermamente del parere, contro l’opinione comune, che la popolazione italiana dovrebbe lentamente decrescere e ritornare al numero degli abitanti esistenti prima del boom economico degli anni ’60. Quello che i nostri governanti non considerano è che l’Italia, con due terzi del territorio montuoso, è tra le nazioni più popolate d’Europa.

    1. Non condivido. Non è un problema di sovrappopolazione, è questa economia malata di crescita che deve decrescere per far spazio alla decrescita felice che mira all’aumento del benessere e della felicità e non del PIL. In montagna, poi si vive benissimo, certo meglio che in molte città trafficate ed inquinate!

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