“Ho letto con gioia e condivisione totale alcuni brani dell’enciclica Laudato si‘ di Papa Francesco. Ho un grande desiderio di studiarla con attenzione e di organizzare un seminario del nostro movimento per confrontare le riflessioni che ha suscitato in ognuno di noi e con chiunque voglia riflettere insieme a noi. Ma sin da ora mi sento di dire che l’insegnamento più profondo di questa enciclica è che non bastano le riflessioni scientifiche sulla gravità della crisi ambientale per cambiare l’atteggiamento predatorio nei confronti della Terra. La conversione principale da fare è relativa al sistema dei valori che orientano le nostre scelte di vita. Occorre superare il materialismo e recuperare la dimensione spirituale, che è parte integrante degli esseri umani. Il senso della vita non consiste nell’accumulare oggetti e denaro. L’avidità è la causa dei problemi ecologici, delle ingiustizie sociali e anche dell’insoddisfazione esistenziale di chi ne è vittima. La potenza scientifica e tecnologica ha una enorme capacità distruttiva della vita se si utilizza per alimentare l’avidità. Ma può essere uno strumento formidabile per armonizzare i rapporti degli esseri umani tra loro e con gli ambienti in cui vivono. Il denaro è un mezzo per facilitare gli scambi e non il fine della vita. È in questo contesto che leggo anche le riflessioni del papa sulla necessità di una decrescita, cioè di una riduzione dei consumi di risorse da parte dei popoli che vivono nell’abbondanza e nello spreco, per consentire di vivere dignitosamente ai popoli a cui ne restano meno del necessario. È per me molto importante che Papa Francesco non abbia interpretato questa esigenza di giustizia in termini di una più equa redistribuzione del potere d’acquisto, perché la crisi ecologica non si supera, e un atteggiamento di responsabilità nei confronti della Terra non si recupera, se i frutti avvelenati di un atteggiamento predatorio delle risorse naturali si distribuiscono più equamente tra tutti gli appartenenti alla specie umana. Nella sua enciclica il papa ci ammonisce che la decrescita dei consumi dei popoli ricchi è il prerequisito affinché “possano crescere in modo sano” coloro che non hanno il necessario per vivere. Ci avvisa che l’epoca storica iniziata con la rivoluzione industriale è arrivata al capolinea e che occorre utilizzare il suo enorme lascito di conoscenze scientifiche e tecnologiche per aprire una nuova epoca storica. Non per tornare indietro, né soltanto per rallentare, ma per andare avanti in una direzione diversa”.

Maurizio Pallante

 

Concordo pienamente con quanto scritto da Maurizio Pallante, aggiunge il presidente di MDF Jean-Louis Aillon.
Le parole del Papa ci indicano un sentiero ben preciso da seguire per poter raggiungere la sostenibilità ambientale e sociale. La massimizzazione della crescita economica si basa, infatti, sullo sfruttamento indiscriminato dell’uomo e dell’ambiente e produce un mondo sempre più povero di risorse, infelice e diseguale.

“Molte volte la qualità reale della vita delle persone diminuisce – per il deteriorarsi dell’ambiente, la bassa qualità dei prodotti alimentari o l’esaurimento di alcune risorse– nel contesto di una crescita dell’economia”(Papa Francesco, Lettera Enciclica “Laudato Sì, 2015, p. 148-149).

La via di uscita non può essere, quindi, la green economy (che spesso diventa green washing), né l’ossimoro della crescita/sviluppo  sostenibile che con il discorso della semplice sostituzioni delle fonti energetiche non mettono in discussione il principio di fondo del nostro sistema socio-economico: la crescita infinita ed indiscriminata della produzione e del consumo di merci.

“ll discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine.” (Papa Francesco, Lettera Enciclica “Laudato Sì, 2015, p. 148-149).

E’ necessario un cambio di rotta. L’economia è alla guida del nostro mondo. Non è forse ora che gli esseri umani riprendano la guida di questa “megamacchina” per perseguire il benessere dell’umanità? Questo per noi è la decrescita: la diminuzione delle merci che non sono beni (es. gli sprechi) e l’aumento dei beni che non sono merci (es. autoproduzione, beni relazionali), “un ridimensionamento della produzione e del consumo nei paesi industrializzati, avente un carattere redistributivo e condotto democraticamente, come mezzo per raggiungere la sostenibilità ambientale, la giustizia sociale e il benessere (F. Demaria, What is Degrowth, 2013)”.

Jean-Louis Aillon

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