Viviamo sempre di più una vita di fuga in avanti, proiettati in un “dopo” e in un “vorrei” che ci distoglie dalla consapevolezza del presente. Ma cos’è la vita se non una somma, finita, di presenti?

E cos’è il vivere la vita se non la consapevolezza continua e costante di ciascuno di questi presenti?

Se scegliamo di distrarci e di aspirare continuamente a una vita che verrà, ci priviamo della possibilità di vivere appieno la vita che abbiamo ed essa, con la sua somma di presenti non vissuti né compresi, sarà sprecata. Se è così, allora non siamo in grado di portarle rispetto, così come risultiamo incapaci di portare rispetto per noi stessi e al mondo.

Incamminiamoci dunque, ma con la presenza di spirito di fissare dentro di noi ogni singolo passo e, non certo di minore importanza, ogni singolo boccone di cibo che rendiamo parte di noi: servirà a nutrire e custodire il corpo che dà mani, occhi e cuore all’anima e allo spirito.

Chi, oggi, riesce a intravedere nel cibo questa potenza? Pochi? Allora dovranno essere di più. Perché è il cibo che ci permette di fare nostro l’intero universo, cioè di farne parte.

Ancora una volta, la saggezza del monaco Thich Nhat Hanh ci apre gli occhi. In questa epoca di emergenze ambientali, sociali e spirituali, a qualcuno potrà sembrare futile e sciocco fermarsi a riflettere su un chicco di riso. Ma basta cambiare prospettiva, paradigma e chiave di lettura per cogliere la portata di questa illuminazione.

“Quando osserviamo un chicco di riso, ci basta un secondo di consapevolezza e concentrazione per renderci conto che contiene il mondo intero: la pioggia, le nuvole, la Terra, e poi tempo, spazio, contadini, tutto quanto. Consapevolezza e concentrazione portano alla visione profonda: di colpo riusciamo a cogliere così tante cose in quel chicco di riso. Basta un attimo! Dovunque ci siano consapevolezza e concentrazione, c’è visione profonda. Quando ti metti in bocca quel chicco di riso, stai mettendoti in bocca l’universo intero. Per tutto il tempo che mangi, la tua pratica sarà osservare a fondo quel chicco e apprezzare tutto ciò che ha concorso a crearlo”.

Se ciascuno di noi scegliesse ogni giorno cosa mangiare e come mangiarlo tenendo a mente queste parole, nel tempo di masticare un boccone il mondo intero verrebbe rivoluzionato. Perché? Perché non si potrebbe fare a meno di comprendere che, se si devasta il terreno, se si contaminano l’aria e l’acqua, se si fa violenza a ciò che concorre a creare quel chicco di riso, allora facciamo violenza a noi stessi che quel chicco di riso mangeremo.

La guida alla scelta

Thay, come viene affettuosamente soprannominato Thich Nhat Hanh, ci guida nella scelta: “Dovremo riflettere a fondo su ciò che compriamo e che mangiamo” dice. “I nostri acquisti alimentari possono contribuire ad aggravare i cambiamenti climatici oppure a fermarli. Mangiare è un’opportunità di nutrire il corpo sapendo che nello stesso momento non stiamo distruggendo la Terra. Il nostro modo di mangiare e di produrre cibo può essere davvero violento nei confronti di altre specie, del nostro stesso corpo e della Terra; oppure può contribuire a mettere in moto un processo di guarigione più ampio. Sta a noi scegliere. Oggi il Pianeta soffre profondamente per il modo di alimentarsi di molti. Intere foreste vengono rase al suolo per coltivare cereali con cui nutrire il bestiame da macello; il modo in cui questo viene allevato inquina l’aria e l’acqua. Ad ogni pasto, dunque, facciamo scelte che contribuiscono ad aiutare o danneggiare il Pianeta. “Che cosa mangerò oggi?” è una domanda profondissima. Se vogliamo, possiamo porcela ogni mattina; scopriremmo che se si pratica la consapevolezza del cibo e si comincia ad osservare a fondo ciò che si mangia e si beve, in noi il desiderio di un determinato cibo può modificarsi. Il nostro benessere e quello della Terra sono interconnessi”.

La guida alla misura

“Quando ci concediamo un attimo per sederci e respirare in consapevolezza prima di mangiare, possiamo entrare in contatto con la fame reale che abbiamo” spiega Thay. “Possiamo scoprire se mangiamo perché abbiamo fame o se mangiamo perché è ora di mangiare e perché abbiamo a disposizione un po’ cibo. Se facciamo attenzione, e ce ne diamo il tempo, sapremo anche quanto mangiare. Il cibo che abbiamo davanti è a nostra disposizione per aiutarci ad alimentare il corpo e a mantenerci in salute”.

La guida alla responsabilità

“Mangiare in consapevolezza è una pratica che dà sostegno a noi, alle nostre famiglie, alla nostra società e al Pianeta ed è una cosa che possono fare tutti, a qualsiasi età. I capi di organizzazioni e comunità possono essere modelli di alimentazione responsabile e compassionevole. Se sei un sindaco, un governatore, un presidente, puoi incoraggiare le persone a impegnarsi nel consumo consapevole e riuscire così a ridurre la violenza e la sofferenza che circola nella tua comunità”.

Il cibo è gioia

Il cibo sia gioia, è il messaggio di Thay, e sia condiviso con gli altri per creare gioia collettiva. “Se ci sentiamo vuoti, non occorre che andiamo in frigorifero a tirar fuori qualcosa da mangiare: quando si mangia così è perché si ha dentro un senso di vuoto, di solitudine o di depressione. I vari momenti della vita quotidiana possono essere riempiti di gioia e di attività significative. La nostra comunità comprende la famiglia, gli amici e la connessione che ci lega agli altri esseri viventi: tutti loro hanno la funzione di aiutarci a uscire da quelle sensazioni di vuoto o di solitudine. Noi non siamo soli; condividere un pasto non serve soltanto a dare sostentamento al corpo e a onorare le meraviglie della vita, serve anche a provare libertà, gioia e la felicità di stare in una comunità armoniosa”.

Potenza della consapevolezza

“Occorre praticare un’alimentazione consapevole non solo per risanare noi stessi e le persone a noi care, ma come modo per aiutare il mondo a uscire dalla situazione difficile in cui si trova” afferma Thay. “Prendiamo consapevolezza di che cosa consumare o non consumare per preservare la salute del corpo, della mente e della Terra, e per non essere causa di sofferenza per noi e per gli altri. Il consumo consapevole è la via d’uscita dalle difficoltà, non solo dalle nostre personali ma anche da quelle di tutti: guerra, povertà e cambiamenti climatici”.

Ancora una volta, ci sarà chi penserà che si tratta di un pensiero semplicistico e futile, assolutamente inadeguato per risolvere i dilemmi e i problemi che affliggono il mondo. Ma i dilemmi e i problemi che affliggono il mondo non piovono dal cielo, sono conseguenza delle scelte degli uomini.

Allora, proviamo a immaginarci la potenza di milioni di singoli individui che attuano, insieme, scelte di consumo consapevole, che ragionano su cosa fare o non fare, come vivere e cosa evitare, cosa comprare e cosa no, cosa mangiare e cosa eliminare, che si fanno insomma “attori” della loro consapevolezza; e che compiono tutte queste scelte con gioia profonda, condivisione, misura, senso critico, lucidità e senso di responsabilità.

Possono essere il motore di una rivoluzione pacifica senza precedenti, che nessuno riuscirebbe a fermare, di cui nessuno riuscirebbe ad attutire l’impatto. Una rivoluzione che può partire da un chicco di riso.

Fonte: terranuova.it

 

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