Urban-Mining

Formazione culturale, creatività e convinzione nelle proprie idee sono condizioni indispensabili per trasformare i propri sogni in realtà sostenibili.

Da troppo tempo l’industria sta rubando risorse naturali con una velocità superiore ai tempi di rigenerazione della natura e per molte materie prime sappiamo che non c’è rigenerazione. Se pensiamo a televisori, cellulari, computer, lavatrici possiamo intuire che la loro complessità progettuale sia anche una problema nel recuperare “materie prime seconde”, soprattutto quando queste merci arrivano nei centri di recupero. Spesso gli elettrodomestici a fine ciclo vita finiscono in Ghana, e li vengono recuperate le materie prime in condizioni ambientali e sanitarie a dir poco pericolose.

Oltre gli elettrodomestici anche gli edifici sono miniere di materiali. Le demolizioni selettive consentono di recuperare materiali in maniera più efficace, e consentono un facile riutilizzo di vetro, legno, laterizi, etc. Possiamo ricordare che il mondo delle costruzioni rappresenta un tradizionale volano dell’economia reale per un motivo molto semplice, la totalità delle risorse impiegate: materie prime, imprese, progettisti e lavoratori sono locali, cioè sono soldi che rimangono sul territorio. La globalizzazione ha favorito la delocalizzazione delle produzioni (abbigliamento, elettrodomestici) e quindi ha spostato i profitti dal territorio ai consigli di amministrazione espropriando i lavoratori locali. Un ritorno all’economia locale può restituire un salario ai cittadini. In che modo? Ad esempio, recuperando i materiali dalle merci che abbiamo importato dai paesi stranieri, possiamo creare giacimenti e creare un indotto virtuoso per le imprese locali. Un altro esempio è senza dubbio l’informazione e la cultura del consumo critico che ci permette di conoscere le condizioni di lavoro, l’impatto ambientale ed i rischi sanitari delle materie prime usate.

Possiamo immaginare che le Regioni siano aree, ambiti, ove poter gestire e recuperare tutte le “materie prime seconde” e che le Accademie insieme alle imprese riescano a gestire questi flussi di energia e di materia in maniera efficiente, cioè col minimo impiego di risorse energetiche, il minimo impatto e la massima resa.

La gestione regionale del recupero di “materie prime seconde” consente di risparmiare energia e di avere giacimenti di materie a breve distanza. Giacimenti a disposizione delle imprese e dell’economia locale. Si tratta di unire il capitale naturale locale col recupero dei materiali ed avviare un’economia delle brevi distanze utile al sostegno delle auto produzioni locali: energia, cibo e mobilità.

Estrazione materie prime, trasformazione e produzione, commercio e consumo e recupero possono svolgersi in ambiti locali per migliorare il processo di ciclo vita e ridurre al minimo gli impatti delle filiere. Questa “innovazione” culturale consente di aumentare l’autonomia, l’indipendenza e la libertà delle città e degli abitanti che riducono la dipendenza dalle multinazionali e dai mercati finanziari globali.

Un’altra virtù di questa evoluzione culturale è lo stimolo del lavoro interno e la domanda interna verso obiettivi sostenibili, cioè non si crea lavoro per la crescita illimitata e la vendita di merci inutili, ma per la gestione razionale delle risorse, un totale ribaltamento dei paradigmi obsoleti, quei dogmi che leggono solo il rapporto debito/PIL. In questo caso si parte da un progetto di riuso al fine di tutelare l’ambiente e la salute, ma che innova e sostiene le imprese locali consentendo loro di attingere a giacimenti locali, anziché cercare le materie sparse nel pianeta.

Fonte: Peppe Carpentieri: https://peppecarpentieri.wordpress.com/2013/09/26/societa-e-lavoro/

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