Nell’Italia incattivita e impaurita dalla crisi, tormentata dall’incubo della disoccupazione e dalla bancarotta di Stato c’è soltanto un’oasi quasi felice, comunque serena, placidamente immersa nel quieto vivere. E’ il Pd, per meglio dire, i dirigenti del maggior partito di opposizione. Nella crisi tutti rischiano molto. Gli operai, gli insegnanti, i giovani, questi poi più di tutti. Rischiano la disoccupazione, la povertà. Ma anche gli imprenditori rischiano di fallire, e così i commercianti, i professionisti, perfino qualche amministratore e addirittura lui, il Berlusca, che frana nei consensi. Loro soltanto i dirigenti della sinistra, non rischiano mai nulla. sono da vent’anni saldi sulla poltrona, nel bene e nel male.
Hanno cambiato quattro o cinque volte simboli e sigle, ma non una faccia. Hanno perso quattro milioni di voti in due anni e sono sempre là. L’Italia è l’unico Paese dove l’opposizione non riesce a guadagnare mezzo punto dal crollo di fiducia nel governo. Alle ultime Regionali sono riusciti a perdere tutto quello che si poteva perdere, contro una maggioranza lacerata da divisioni e scandali, e sono sempre là. Dove rimarranno nei secoli dei secoli amen.
Gli ultimi sondaggi rivelano che, per quanto Berlusconi abbia raggiunto il punto più basso di consenso dalla discesa in campo, il Pd non riesce a schiodarsi dal 27% e forse meno. Secondo un altro recente e sbalorditivo sondaggio, l’intero gruppo dirigente del partito è assai meno popolare fra i suoi elettori rispetto a singoli esponenti locali, come Zingaretti, o addirittura esterni come Vendola. In qualsiasi partito riformista d’Europa la notizia dovrebbe avere l’effetto di una bomba. Nel Pd se n’è discusso per mezzo pomeriggio, prima di archiviare la pratica nel mucchio dell’”antipolitica”.
In Italia è considerato ormai normale da milioni di persone non aspettarsi alcuna seria opposizione da parte del principale partito di opposizione. Se devono segnalare uno scandalo, si rivolgono ad Internet o al giornale di fiducia. I dirigenti del Pd condividono da anni con Berlusconi gli stessi fastidi. Repubblica, Di Pietro, i movimenti e un pugno di magistrati.
Ma l’eccessiva debolezza dell’opposizione comincia ad essere un problema perfino per il Cavaliere. A destra qualcuno comincia a capire che dopo Berlusconi non ci sarà il diluvio. Contro questa sinistra potrebbe vincere chiunque, Tremonti o Formigoni, Fini o Casini, oppure direttamente il cardinal Bertone, così la facciamo finita anche con la finzione dello Stato laico.
Fonte: Il Venerdi di Repubblica 25 giugno 2010