Dopo Lampedusa

da | 7 Ott 2013

Dopo l’ennesima strage avvenuta al largo di Lampedusa, non si trovano più le parole. Occorre fare silenzio e ascoltare la propria coscienza. Ma poi ci sono tante cose che possiamo fare: smetterla di lamentarci, ringraziare per la nostra buona sorte e poi rimboccarci le maniche, dare una mano al prossimo, non cacciare in malo modo chi bussa alla nostra porta o chiede il nostro aiuto ma dare sempre qualcosa, anche poco, ma qualcosa, almeno un sorriso. Insegnare ai nostri figli a fare quello che è giusto, non quello che conviene. Vivere più semplicemente, desiderare di meno, amare di più. E poi sostenere il commercio equo-solidale, mettere i nostri soldi nella Banca Etica e non nelle banche che commerciano in armi che causano le guerre da cui fuggono i migranti per cui poi ci commuoviamo quando accadono queste tragedie. Far conoscere e praticare la decrescita felice. Essere noi il cambiamento, come diceva Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. E pretendere dai politici meno lacrime di circostanza, o di coccodrillo, e più azioni concrete contro le guerre e la povertà nel mondo. Perchè è una vergogna, come dice Papa Francesco, e perché non è più tollerabile “un mondo diviso in due stanze: in una si spreca, nell’altra si crepa” (Benedetto XVI). Sembra sia già passato un secolo dai tempi del Giubileo del 2000 o di Genova 2001, quando si gridava a gran voce nelle piazze che “un altro mondo è possibile”, poi ha vinto la “globalizzazione dell’indifferenza”. Ora è il momento di dire basta ad un mondo dominato dalla dittatura del PIL, dai Mercati e dal profitto e di rinnovare l’impegno per una globalizzazione della solidarietà!

Luca Salvi

MDF Verona