Libri della decrescita felice

Libri della decrescita felice

Cliccando qui potete trovare la collezione di libri dedicati alla Decrescita Felice.

Sotto una breve descrizione.

 

SEZIONE 1 – LA DECRESCITA IN TEORIA

 

Il mito della crescita verde

È possibile godere dei benefici della crescita economica e raggiungere allo stesso tempo la sostenibilità ambientale? Questa domanda è oggetto di un agguerrito dibattito politico tra chi porta avanti, rispettivamente, le idee della crescita verde e della decrescita (o post-crescita).
Nell’ultimo decennio la crescita verde è stata la narrazione politicamente dominante: le agende di ONU, Unione Europea e di molti paesi si sono basate sull’assunto che il disaccoppiamento dell’impatto ambientale dal PIL possa permettere in futuro una crescita economica infinita. Questo libro, “dati alla mano”, dimostra come un’ipotesi di questo genere non sia realizzabile.

Per saperne di più clicca qui.

 

La decrescita felice

I segnali sulla necessità di rivedere il parametro della crescita su cui si fondano le società industriali continuano a moltiplicarsi: l’avvicinarsi dell’esaurimento delle fonti fossili e le guerre per averne il controllo, i mutamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento dei rifiuti, le devastazioni e l’inquinamento ambientale. Eppure gli economisti e i politici, gli industriali e i sindacalisti con l’ausilio dei mass media continuano a porre nella crescita del prodotto interno lordo il senso stesso dell’attività produttiva. In un mondo finito, con risorse finite e con capacità di carico limitate, una crescita infinita è impossibile, anche se le innovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l’impatto ambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. Queste misure sarebbero travolte dalla crescita della produzione e dei consumi in paesi come la Cina, l’India e il Brasile, dove vive circa la metà della popolazione mondiale. Né si può pensare che si possano mantenere le attuali disparità tra il 20 per cento dell’umanità che consuma l’80 per cento delle risorse e l’80 per cento che deve accontentarsi del 20 per cento. Forse è arrivato il momento di smontare il mito della crescita, di definire nuovi parametri
per le attività economiche e produttive, di elaborare un’altra cultura, un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modi diversi di rapportarsi col mondo, con gli altri e con se stessi. Per saperne di più clicca qui.

 

Debiti pubblici, crisi economica e decrescita felice

Il sistema economico finanziario fondato sulla crescita e schiacciato dai debiti pubblici è entrato definitivamente in crisi.

Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi.
È ora di voltare pagina, di cambiare strada, di fare reset, per passare dalla crescita insostenibile alla decrescita felice.
L’alternativa non è fra crescita e decrescita ma fra decrescita e disastro.
Non ci resta molto tempo e dalle nostre scelte di oggi dipende il futuro dei nostri figli e dell’umanità. Per saperne di più clicca qui.

 

Sono io che non capisco

Prefazione di Paolo Portoghesi

[…] Con disarmante chiarezza Maurizio Pallante individua in questo pamphlet i nessi che legano l’arte moderna alla società attuale e illustra i paradossi di una cultura artistica che pretende di essere alternativa al sistema mentre ne ha subíto l’influenza fino a diventarne lo specchio.
[…] Gli aspetti della società consumistica che hanno plagiato l’arte contemporanea, messi in rilievo da Pallante, sono principalmente il mito del nuovo fine a se stesso, l’esasperato individualismo, la distruzione della memoria, la sottrazione della produzione artistica alla preparazione tecnica che legava arte e artigianato, la liberazione dell’arte quindi dal lavoro paziente che ne era alimento essenziale, la rimozione del concetto di bellezza e la tendenza a fare dell’operazione artistica un semplice riconoscimento del valore concettuale attribuibile a oggetti esistenti elevati al rango di opere d’arte.
[…] L’invito che scaturisce dalle riflessioni di Pallante è quello, rivolto agli artisti, di liberarsi «dai vincoli imposti all’espressione artistica dall’arte di regime». «Poiché nei sistemi economici finalizzati alla crescita questa è l’arte riconosciuta ufficialmente, sostenuta finanziariamente e imposta dal Potere» la critica a questo genere di arte «assume la valenza di una rivoluzione culturale» e il suo abbandono darà «un contributo imprescindibile al processo di liberazione dal sistema di valori su cui l’economia della crescita sta clonando da alcune generazioni quote sempre piú ampie della popolazione mondiale. […]

 

La decrescita, i giovani e l’utopia

Essere giovani, oggi, è un’impresa colossale. A sedici anni ci si ritrova soli a fare i conti con il senso della propria esistenza e con un mondo che cade a pezzi, in uno scenario in cui il futuro da “terra promessa” si è trasformato in minaccia. Sradicati dal proprio passato, senza la possibilità di proiettarsi in un qualche futuro, senza guide, è quasi impossibile trovare la propria strada e non si può che brancolare nel buio in un eterno presente, facili prede del mercato e dei suoi miraggi.

È possibile uscire da questo vicolo cieco? Un sentiero percorribile vi sarebbe ed è quello tracciato dalla decrescita. I giovani sono, però, sordi ai nostri richiami. I pensatori della decrescita si sono, infatti, focalizzati per lo più sull’analisi della realtà degli adulti e, sebbene le cause dei problemi siano simili, il mondo dei giovani risulta, però, essere completamente diverso. Diverso è, quindi, il percorso da delineare. Questo è ciò che tenta di fare Jean-Louis Aillon in questo saggio, attraverso un’attenta analisi psico-sociale e culturale del disagio, cercando di scandagliare l’universo giovanile attraverso la lente della decrescita, alla ricerca di nuovi possibili orizzonti. Se abbiamo gli strumenti e il coraggio per guardare in faccia la realtà, questa si trasforma. La “nostra” crisi diventa, allora, un’opportunità per comprendere noi stessi e il mondo che abbiamo di fronte. Riprendiamo, quindi, in mano le redini del nostro futuro, ritorniamo protagonisti e… l’utopia può diventare realtà.

 

Un programma politico per la decrescita

Quasi tutti i peggioramenti della nostra vita hanno un’unica causa: troppa economia. Troppa energia, troppo petrolio, troppi materiali, troppo inquinamento, troppi rifiuti, troppa pubblicità, troppa corruzione, troppo stress, troppo lavoro. Contro questi eccessi bisogna agire subito. Il risultato dovrebbe essere: meno economia, piú vita. Se usassimo meno energia e meno materiali, ci basterebbe lavorare meno e vivremmo meglio. Faremmo meno danni e risparmieremmo milioni di ore di lavoro, che oggi usiamo per rimediare a quei danni. L’economia servirebbe a far star bene le persone, non il contrario. Oggi consumiamo per poter vendere, vendiamo per poter produrre, produciamo per poter lavorare. È il contrario di come hanno funzionato finora tutte le civiltà. Spendiamo in pubblicità mille miliardi di euro all’anno per convincere persone che non ne hanno i mezzi a comprare cose di cui non hanno bisogno. Il programma si può riassumere in una parola: meno. Meno energia, meno materiali, meno lavoro. Per saperne di più clicca qui.

 

Dall’economia all’eutéleia: scintille di decrescita e d’anarchia

Dall’economia all’eutéleia è, in primo luogo, un manifesto rivoluzionario, utopico e non violento che guarda all’eutéleia come a un nuovo modo di concepire le relazioni umane, sociali, politiche e comunitarie. Relazioni orizzontali e libertarie che legano gli uni agli altri in un abbraccio fraterno, grazie al quale è possibile sciogliere i risentimenti particolari, gli egoismi e le avide miopie: sí che alla fine lo spazio umano liberato dalla razionalità dell’homo homini lupus non è più luogo di competizione, ma ambito di convivialità e di rispetto, sia per l’Altro, sia per la natura circostante. E il rispetto contempla la misura, l’ordine, il limite che l’homo consumisticus (abitatore del nostro tempo) punta invece sempre a valicare, producendo di continuo ciò che deve essere acquistato e consumato a velocità sempre maggiore.

 

Manifesto per un mondo senza lavoro

Uno spettro si aggira per il mondo: la disoccupazione. Semina disagio in giovani parcheggiati in scuole inutili ad affinare competenze per un mercato che non può assorbirle; annichilisce la stima e il rispetto di sé in persone mature e ancora valide ma non più necessarie ad aziende costantemente in fase di «ristrutturazione» e non più in grado di competere con successo per i pochi posti disponibili; atterrisce e ricatta chi ancora il lavoro ce l’ha, costringendolo a patti vergognosi; fa esplodere di incontenibile rabbia chi il lavoro non l’ha mai avuto e vede il treno della vita passargli accanto senza poterci mai salire, senza poter alzare gli occhi con decoro di fronte ai propri figli o senza poterli mai avere, quei figli. Per saperne di più, clicca qui.

 

Il mondo alla rovescia

Michele Buono e Piero Riccardi ci accompagnano in un viaggio paradossale sul nostro pianeta attraverso due inchieste parallele e convergenti.

• Quali sono le conseguenze di una crescita incontrollata su un pianeta dalle risorse non infinite? I consumi di energia fossile crescono anno dopo anno insieme a gas serra e polveri sottili. Ha senso un modello di sviluppo basato sulla crescita illimitata, in cui anche traffico, rifiuti e malattie fanno crescere il pil? È possibile ri-orientare l’economia e pensare a un nuovo modello di sviluppo che impieghi meno risorse e produca piú benessere? Se si rovescia la piramide i consumatori potrebbero diventare anche produttori e l’energia si consumerebbe e si scambierebbe. Come con l’informazione in internet. Risultato? Le fonti di energia rinnovabile diventerebbero protagoniste e marginali le fossili.

• Chi produce piú gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici, trasporti o agricoltura? Se avete pensato trasporti siete in errore l’agricoltura e le attività connesse al cibo contribuiscono per il 30% ai gas serra totali prodotti da attività umane, i trasporti per il 13,1%. La ragione potremmo forse trovarla tra i banchi dei supermercati e ipermercati che non si svuotano mai, dove l’enorme quotidiana montagna di cibo ha finito per somigliare sempre piú e solo a una merce. Attorno al cibo infatti si gioca una partita decisiva, anche per la nostra salute e quella del pianeta. L’obesità, la malnutrizione, i pesticidi nel piatto o nei fiumi, quanto incidono in termini di costi sociali e ambientali? Un modello di agricoltura che inverta questa rotta, un cibo pulito e di qualità per tutti è possibile ma vuol dire ripensare il senso del cibo e questo chiama in causa anche noi che ogni giorno lo acquistiamo.

Per saperne di più leggi qui la nostra recensione o visita il sito della nostra collana cliccando qui.

 

Vivere la decrescita

Nella primavera del 1996 Filippo Schillaci, tecnico informatico presso un ateneo romano, lascia il suo appartamento e va a vivere in campagna. Dietro questo passo non c’è né un ossequio alle mode né una scelta estrema di «esistenza selvaggia» ma la semplice decisione di non basare più la propria vita interamente sul denaro. L’autore comincia così ad affiancare alla propria convenzionale attività retribuita l’autoproduzione di beni di uso quotidiano; impara a coltivare un orto, a curare gli alberi da frutto, poi a costruire e riparare da sé semplici oggetti o anche parti della casa. Il libro, alternando e fondendo narrazione e riflessioni, racconta le tappe di questa esperienza e le idee, gli obiettivi che l’hanno motivata e guidata.
È una sorta di diario di viaggio ma anche una discussione sulla concreta possibilità per ognuno di migliorare il proprio stile di vita qui e adesso, senza impegnarsi necessariamente in «ardimentose» avventure alternative bensì semplicemente mutando la propria percezione di alcuni concetti chiave della vita di ogni giorno: benessere, divertimento, lavoro, tempo libero. E mutando di conseguenza le proprie scelte in ciascuno di tali campi.

Per saperne di più leggi la nostra recensione o visita il sito della collana cliccando qui.

 

Pilli, Silvia e la Decrescita Felice

Il libro è una favola che, tramite un serie di incontri tra Pilli, l’ape simbolo della decrescita felice, e Silvia, una bambina dei giorni nostri, descrive le alternative al nostro attuale modo di vivere basato sulla crescita e sui consumi.

Silvia passerà non solo dalla non conoscenza dei problemi che ci affliggono alla progressiva consapevolezza, ma saprà convincere il papà riluttante a cambiare il suo stile di vita. Una serie di schede, scritte con un linguaggio accessibile agli adolescenti, approfondisce le tematiche della narrazione. Il libro include una serie di illustrazioni relative ai vari temi affrontati. Fondamentale per comunicare ai ragazzi la necessità di cambiare prima che sia troppo tardi. Per saperne di più clicca qui.

 

Malati di Farmaci

• Le persone sono convinte che il loro benessere si identifichi col possesso di cose e la soddisfazione che ne ricevono non dura, tutta la loro vita sarà una rincorsa continua di un obiettivo che non raggiungeranno mai (…) si confonde il ben essere col tanto avere, il tanto avere produce mal essere.
• A questo mal essere generale la crescita della produzione di merci aggiunge un malessere specifico in due ambiti strettamente legati tra loro: l’alimentazione e la salute umana. (…) per riuscire a vendere le quantità crescenti di cibo le grandi aziende del settore hanno indotto una crescita dei consumi superiore al fabbisogno fisiologico, da cui sono derivati una serie di gravi problemi alla salute: dalla diffusione dell’obesità, al diabete, alle malattie cardiovascolari. Il tanto avere si è trasformato in mal essere.
• Non potendo sottrarsi alle dinamiche della crescita economica, nel momento in cui la produzione e l’offerta di farmaci sono diventate superiori alla domanda espressa normalmente dalla società, le  aziende farmaceutiche hanno dovuto crearsi una domanda aggiuntiva. A tal fine hanno indotto ad abbassare progressivamente le soglie degli indicatori di alcune malattie, trasformando in patologici alcuni valori precedentemente considerati normali.
• L’industria farmaceutica può essere interessata alla prevenzione delle cause di malattie per cui produce le medicine? La logica della crescita non lo consente. La domanda di medicine deve crescere e non diminuire e affinché cresca deve aumentare il senso di insicurezza che le persone hanno nei confronti della propria salute,deve aumentare la paura di essere malati.
• Tutti questi aspetti sono analizzati nel libro di Mauro Di Leo con l’estremo rigore di chi sa quanto sia grande la responsabilità di un medico (…) ma soprattutto di chi, nonostante tutto, continua a collocare nella sua scala di valori al posto più alto gli esseri umani e non le ragioni dell’economia. (…) se di farmaci dannosi o inutili venduti per incrementare i profitti ci si può ammalare e ci si ammala, l’unica maniera per non ammalarsene, è conoscerli e ridurne il consumo. Meglio meno, ma meglio. Per saperne di più clicca qui.

 

Un nuovo mo(n)do per fare salute

Al di là del comune convincimento e dei tradizionali approcci medici, salute e malattia non sono solo o tanto questioni individuali, ma elementi plasmati dal contesto – materiale e sociale – in cui nasciamo, cresciamo e invecchiamo. Un contesto sempre meno sostenibile.

Che cosa possiamo fare di fronte a tutto ciò?

In questo volume la Rete Sostenibilità e Salute propone spunti teorici e pratici per un cambiamento dell’attuale sistema, a partire da un modo diverso di leggere la malattia e la cura. Si tratta di un utile strumento per tutte le persone che si rifiutano di rassegnarsi a questa ingiusta ed evitabile “realtà”, e vogliono impegnarsi nel dare vita a un mondo che metta al centro la salute delle persone e quella del pianeta. Per saperne di più clicca qui.

 

Ritorno al passato

I giacimenti di petrolio si stanno rapidamente esaurendo. Quali saranno le conseguenze di questo accadimento sulle nostre vite? Perché la nostra economia crollerà e che ne sarà della grande distribuzione, dei supermercati, dei viaggi aerei, delle vacanze e dei trasporti? Come saranno l’istruzione e la sanità, che importanza rivestirà la religione? Come saranno le città in cui ci troveremo a vivere? Torneremo a lavorare nei campi? Quali saranno i nostri rapporti con l’Islam? Perché le energie alternative non ci salveranno? E soprattutto, quale impatto avranno il riscaldamento globale e i danni ambientali in genere provocati dall’uomo? L’autore, nel corso di una conversazione con il saggista e romanziere statunitense James Howard Kunstler, dà risposta a tutti questi quesiti e ad altri ancora, descrivendoci così il futuro che ci attende e che nessuno si aspetta.

Per saperne di più leggi qui la nostra recensione o visita il sito della collana cliccando qui.

 

Alla città nemica

«Alle dieci di mattina, che sarebbero le nove per il sole e la terra, ci sono ventisei gradi all’ombra. Qui, su questo cocuzzolo esposto a tutti i venti, ma i venti non ci sono, a più di cinquecento metri d’altezza sulle colline della Toscana. Tutt’intorno i cipressi, sempre più secchi. Ogni sera cerco di annaffiarne qualcuno, mentre dò l’acqua al giardino: agli arbusti, ai vasi coi fiori ma anche alle erbe spontanee, persine ai piccoli rovi superstiti. Questo, non l’avevo mai fatto prima. Ma prima non c’era mai stato un tale caldo. Mio figlio, mentre passa e mi vede bagnare i cipressi ogni giorni più secchi, mi grida: – Non sprecare l’acqua! -Forse ha ragione ma a me non sembra uno spreco: ogni goccia d’acqua che faccio cadere sulla terra so che nutre e disseta. Piante, erbe, insetti, batter!; e tutti loro sono la vita. In quest’estate micidiale, ogni piccola erba e pianta che riesce a sopravvivere mi sembra un aiuto alla nostra salvezza. […] Intanto che annaffio, che consento a tutte queste piante di sopravvivere un altro giorno, che mantengo quest’oasi di verde e relativa frescura in mezzo alle colline polverose e aride, passa ogni tanto nel cielo sopra di me qualche elicottero privato. Passa qualche aereo da guerra. Passano gli aerei di linea con la gente che in aereo va in vacanza o lo preferisce al treno per recarsi al lavoro. Passano i nemici». Per saperne di più clicca qui.

 

Decrescita e migrazioni

Un sistema economico fondato sulla crescita del prodotto interno lordo deve aumentare in continuazione il numero dei produttori e consumatori di merci. Ovvero, indurre, con le buone o con le cattive, con la persuasione o con la forza, un numero crescente di contadini tradizionali ad abbandonare l’autoproduzione di beni, cioè l’agricoltura di sussistenza dove la vendita è limitata alle eccedenze, per andare a produrre merci e guadagnare in cambio il denaro necessario a comprarle. Questo passaggio implica l’abbandono delle campagne e il trasferimento nelle città con costi sociali e ambientali elevatissimi. Uno stile di vita non omologato sui modelli consumistici, oltre a migliorare la qualità della vita di chi lo pratica, può contribuire a rimuovere le cause che inducono a emigrare in misura superiore a quanto comunemente si pensi. Il volume fornisce delle immediate «risposte», pur nella sua sinteticità, a queste problematiche epocali.

Per saperne di più leggi la nostra recensione o visita il sito della collana cliccando qui

 

La scuola agra

Questo libro parla della scuola, oggi, in Italia. Un tentativo di rintracciare le cause che fanno sì che lo stato delle nostre scuole sia quello che è attualmente. Contro ogni “didattica breve”, contro ogni contaminazione tra scuola e lavoro, contro un sapere atomizzato e utilitaristico queste pagine sostengono la necessità dei tempi lunghi e gratuiti dell’apprendimento e il bisogno dell’avere maestri che rendano memorabile per chi impara ciò che essi insegnano. Come nei più paurosi film dell’orrore la crisi della civiltà abita in casa nostra, nelle nostre aule in cui la tensione cresce, in cui si impara sempre di meno mentre, all’esterno, il mondo diventa sempre più complesso.

L’illusione tecnologica, la cui manifestazione più vieta è una sorta di ebbrezza faustiana da supermercato, ha fatto sì che, parallelamente al diffondersi di una tecnologia sempre più pervasiva e sempre meno controllabile da parte di chi la usa, si affermassero il “nuovo” e il “moderno” come concetti buoni in sé e, in quanto tali, da perseguire. Per saperne di clicca qui.

Per maggiori informazioni: http://www.editoririunitiuniversitypress.it/collane/biblioteca_mdf.php

 

Un pianeta a tavola

Questo libro parla delle azioni che vengono compiute sul mondo quando la merce che noi acquistiamo è il nostro cibo e cerca di individuare delle vie affinché esse siano il più possibile leggere e affinché i loro effetti collaterali siano tali da rendere migliore, cioè più verde e vivo, il pianeta. Dati numerici ed esperienze concrete ci mostreranno che imprimere alle nostre scelte in campo alimentare una direzione che riesca a rendere il mondo migliore è, almeno secondo ragione, effettivamente molto più facile di quanto non si immagini e soprattutto di quanto «loro» non vogliano farci credere. Convincersene significa essere già oltre la metà del cammino. Vediamo ora di percorrerlo tutto

[…] Senti spesso parlare dell’enorme potere delle multinazionali. Ma in cosa consiste questo potere? Dove sono i carri armati di Monsanto? Dove sono i bombardieri di McDonald’s? Non esistono. Il loro potere, dirai tu, sta nei soldi, un’enorme quantità di soldi. Giusto. Ma da dove vengono questi soldi? Ovvio: dalle tue tasche. Ecco dunque in che mani è l’enorme potere delle multinazionali: nelle tue.


 

SEZIONE 2 – LA DECRESCITA IN PRATICA

 

Occhio all’etichetta

Un libro che ti aiuta a decifrare il difficile linguaggio delle etichette.

Immagini, scritte, luci, musiche, odori… tutto in quella corsia dice: Comprami! E spesso, il bravo consumatore, ubbidisce. Non c’è scelta. Anni di bombardamenti mediatici e tecniche sempre più affinate ci hanno condotto qui: a fidarci della pubblicità. Il risultato? Schiere di consumatori inconsapevoli, sempre pronti ad acquistare prodotti inutili e dannosi.

Per fortuna l’alternativa c’è! Possiamo decidere di non farci prendere in giro dalla confezione, dire addio a bisogni indotti e non essere complici di chi non rispetta le persone e il Pianeta.

Possiamo scegliere di scegliere davvero e, nel nostro piccolo, di fare la differenza! Come? Semplicemente imparando a leggere l’etichetta!

Per saperne di più, clicca qui

 

Cambio pelle in 7 passi

Vuoi prenderti cura del corpo in modo naturale, ma non sai come fare? Questo libro è rivolto a chi vuole cambiare, ma vede davanti a sé un muro costruito da ricette complicate e fasi di realizzazione difficilmente replicabili.

L’autoproduzione di Lucia Cuffaro è semplice e immediata. Chiunque può metterla in pratica, in poco tempo e con grande risparmio.

Come? In 7 semplici passi: 1) la consapevolezza: pelle libera dal petrolio; 2) a conoscenza: gli ingredienti naturali amici della pelle; 3) la detersione: i gesti quotidiani per la pulizia del corpo; 4) il nutrimento: idratare e illuminare la pelle; 5) la cura: alleviare i disturbi, rafforzare e proteggere il corpo; 6) il piacere: profumarsi, sedurre e rilassarsi; 7) il cambiamento: abbracciare uno stile di vita improntato al benessere e alla decrescita

Per saperne di più, clicca qui

 

Risparmia 700 euro in 7 giorni

Il libro nasce dall’idea di avere a portata di mano una guida pratica, il più possibile completa e agevole per ottenere un considerevole risparmio economico, che sia anche in sintonia con l’ambiente. Con piccoli gesti ecocompatibili e pratiche quotidiane, che puntino decisi alla lotta contro gli sprechi, potremo avvicinarci all’obiettivo dei 700 euro in 7 giorni! Provare per credere!

Questa agevole guida ambisce alla creazione di un guadagno economico per il lettore, che vada di pari passo con la cura per l’ambiente. Consumatori più liberi e informati: il testo approfondisce il tema della riduzione delle bollette e degli sprechi energetici in casa, ponendo attenzione a modalità di ottimizzazione delle risorse e alla sharing economy.

Per saperne di più, clicca qui

 

Eco kit per le pulizie ecologiche

Basta fare un giro al supermercato per accorgersi che la macchina del consumismo più sfrenato è sempre in moto: gli scaffali dei prodotti per le pulizie traboccano di flaconi, fustini, spray declinati ognuno per un settore sempre più specifico della casa… ma davvero sono necessari tutti questi prodotti per fare le pulizie? Non è forse che ci hanno riempito la testa di bisogni fittizi che in realtà non esistono?

Lucia ci dimostra che, con 5 semplici materie prime, sempre le stesse, si possono ottenere ben 15 prodotti diversi che ci consentono di risolvere le principali esigenze della detersione casalinga. Il kit, oltre ai prodotti necessari per realizzare i detersivi, contiene anche un allegro ricettario fotografico con il quale Lucia vi seguirà passo passo nella preparazione dei prodotti. Troverete inoltre numerosi consigli di “chimica” domestica per il riciclo e il risparmio.

Per saperne di più, clicca qui

 

Fatto in casa

un DVD con i consigli di autoproduzione e risparmio di Lucia Cuffaro.

Senza perdere lo stile naturale e spontaneo che la caratterizza, Lucia ci mostra una giornata all’insegna dell’autoproduzione e del risparmio che ci consentirà di salvaguardare l’ambiente e il portafoglio.

Svariate le tematiche e le ricette proposte: cosmesi naturale, igiene personale, pulizie ecologiche e detersivi fai-da-te, ricette sane e naturali, autoproduzione in tavola, riciclo creativo, rimedi per i malanni di stagione, idee regalo fai da te e… chi più ne ha più ne metta!

Per saperne di più, clicca qui