L’informazione spazzatura – Prima parte: La “bufala” del biologico

da | 31 Lug 2010

Il sistema dominante, qualunque cosa esso sia, ha tre modi per annientare un mutamento non gradito in ciò che esso domina e intende continuare a dominare. Il primo modo è la repressione violenta; il secondo è l’appropriazione di quel mutamento e la sua trasformazione in qualcosa di innocuo quando non favorevole al sistema; il terzo modo, intermedio fra i primi due, è l’informazione spazzatura, ovvero la messa in moto del proprio apparato di comunicazione per dare di quel mutamento un’immagine negativa, respingente.
 

Quest’ultimo metodo è quello che da un po’ di tempo sembra essersi attivato nei confronti di due argomenti che ci interessano da vicino: l’agricoltura biologica e l’alimentazione vegetariana. Analizzerò in questo articolo e nel seguente due esempi di informazione spazzatura relativi all’uno e all’altro argomento. Cominciamo dal biologico. E’ di alcuni mesi fa il seguente comunicato dell’agenzia Reuters:

Alimentazione, per studio inglese cibo biologico non è più sano

Il cibo biologico non ha più benefici nutrizionali, né sulla salute rispetto agli alimenti tradizionali, secondo quanto rivela un importante studio pubblicato oggi.

I ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine spiegano infatti che i consumatori sono disponibili a pagare un prezzo più alto per il cibo biologico perché credono che abbia benefici per la salute, dando vita a un giro d’affari a livello mondiale per questi alimenti che nel 2007 si stima sia stato di circa 48 miliardi di dollari.

Tuttavia una rilettura sistematica di 162 pubblicazioni scientifiche negli ultimi 50 anni dimostra che non ci sono differenze significative.

“Sono state trovate poche differenze negli apporti nutritivi tra i cibi biologici e gli alimenti preparati tradizionalmente, e queste poche differenze non hanno alcuna rilevanza per la salute”, ha spiegato Alan Dangour, uno degli autori dello studio.

“La nostra ricerca mostra che al momento non ci sono prove a favore della scelta di cibi biologici rispetto a quelli tradizionali sulla base della superiorità nutrizionale”.

I risultati della ricerca, commissionata dalla Food Standards Agency del governo britannico, sono stati pubblicati sull’American Journal of Clinical Nutrition.

Le vendite di cibo biologico sono diminuite in diversi mercati, tra cui quello britannico, con la recessione che ha spinto i consumatori a ridurre gli acquisti.

Come è noto il cibo biologico è da preferirsi per almeno due motivi: viene prodotto senza l’uso di pesticidi chimici e la sua produzione presenta un impatto ambientale drasticamente inferiore rispetto a quello dell’agricoltura intensiva convenzionale. E’ nel primo motivo che si identificano i benefici per la salute generalmente ricercati da chi si rivolge al biologico mentre nel secondo si identifica l’esigenza, ugualmente sentita, di un beneficio per l’ambiente. Secondo molti vi è poi un terzo motivo: il cibo biologico avrebbe un maggior potere nutrizionale. Siamo dunque di fronte a tre motivazioni ben distinte. E adesso rileggiamo il comunicato della Reuters.

Innanzi tutto esso dà notizia di uno studio scientifico concentrato esclusivamente sulle “differenze negli apporti nutritivi” fra cibo biologico e convenzionale, cioè sull’ultimo dei tre motivi sopra elencati. E’ sotto questo esclusivo aspetto che le differenze sarebbero minime e non avrebbero alcun beneficio sulla salute. Nel comunicato al contrario benefici per la salute e migliori apporti nutritivi sono fusi insieme identificando i primi con i secondi. Nel primo capoverso lo studio viene qualificato a priori come “importante” conferendogli con ciò l’indiscutibilità dell’autorevolezza assoluta. Nel secondo, dall’alto di cotanta autorevolezza si descrive l’intero settore del biologico come una cialtronata da 48 miliardi di dollari perpetrata ai danni degli ingenui consumatori i quali sono «disponibili a pagare un prezzo più alto perché credono che…» Nei capoversi successivi si passa allo smascheramento della truffa: l’autorevole ricercatore spiega che «non ci sono prove a favore della scelta di cibi biologici rispetto a quelli tradizionali sulla base della superiorità nutrizionale» e lo fa mantenendosi obiettivamente entro i confini dell’argomento dello studio: le caratteristiche nutrizionali e nient’altro. Ma dopo che è stata stabilita dall’estensore dell’articolo l’identità: benefici per la salute = superiorità nutrizionale le sue parole acquistano un significato ben diverso: il biologico, signori, è nella sua totalità una “bufala”.

L’articolo si chiude con un efficace gioco di simmetrie e antisimmetrie rispetto ai due temi iniziali. L’autorevolezza dello studio viene ribadita citando la testata accademica su cui esso è stato pubblicato mentre il settore del biologico, di cui in apertura si è citata l’inattendibilità insieme al “gigantesco” fatturato, viene ora definito in declino «con la recessione che ha spinto i consumatori a ridurre gli acquisti», insinuando con ciò l’affermazione che si tratti di un settore voluttuario.

Questa struttura del testo non è casuale: spesso la forma del messaggio fa passare contenuti sotterranei che il semplice significato letterale non esprime. Così accade qui. Il settore del biologico viene presentato inizialmente come economicamente trionfante ai danni del consumatore-gonzo; si passa poi alla smentita sulla base dell’autorità scientifica; si conclude con l’ormai smascherato settore del biologico in declino. Ebbene, la successione cronologica di questi tre momenti all’interno di uno stesso testo è a sua volta un messaggio; un messaggio che non dà un’informazione (nemmeno falsa o deforme: a quello ci pensa il significato letterale) bensì crea una evidente suggestione, parla all’emotività inconsapevole del lettore. E il gioco è fatto.