Le barricate in strada, gli scontri con le forze dell’ordine, la guerriglia, i lacrimogeni. I cittadini di Terzigno e Boscoreale, sostenuti dai rispettivi sindaci, non si rassegnano all’apertura della discarica di Cava Vitiello. La seconda della zona dopo Cava Sari. L’ennesimo tentativo, sul territorio Campano, di “alzare il lembo del tappeto e spazzarci sotto lo sporco”. Una storia lunga sedici anni.
Le immagini andate in onda sul tg nazionale sono scioccanti. Gente disperata, la polizia che carica più volte la folla, signore anziane che ti aspetteresti di vedere a passeggio che invece stanno in prima fila e gridano la loro rabbia in faccia ai poliziotti; ragazzi dal volto insanguinato, padri di famiglia che sembrano volersi strappare i capelli dalla testa. Una signora dice alle telecamere che “un poliziotto voleva persino sparare!”.
Per fortuna le immagini parlano da sole, perché il commento non vi aiuterà a comprenderle. A meno che non conosciate il russo. Il servizio in questione infatti è andato in onda pochi giorni fa sul primo canale della televisione russa, Channel One.
Negli stessi giorni il primo telegiornale italiano dipingeva i manifestanti come un branco di violenti, che davano alle fiamme camion, autobus e isole ecologiche per protestare contro chi “nel rispetto della legge chiede l’apertura di una nuova discarica sicura e controllata” (TG1 del 20/10, edizione delle 20.00).
Ma già a guardarli in faccia, questi violenti rivoltosi, vengono i primi dubbi. Arroccati a proteggere la rotonda di via Panoramica dai camion che trasportano i rifiuti ci sono tanti anziani, moltissime donne, qualcuna col bambino piccolo dentro al passeggino. Sono gli abitanti esasperati di due paesi, Terzigno e Boscoreale, che cercano di proteggere la propria salute, i propri orti, con i mezzi che hanno.
Le loro tribolazioni sono iniziate il 15 giugno 2009, quando il Governo, per chiudere in fretta e furia la questione ‘emergenza rifiuti’ ha riaperto la discarica di Cava Sari, situata nel Parco Nazionale del Vesuvio – a pochi passi dai due paesi – ed i camion hanno iniziato a scaricare. Cava Sari, che secondo le stime non si sarebbe riempita prima dell’estate 2011, ha già esaurito la sua capienza. Nonostante questo i camion continuano a riversare rifiuti e le prime analisi sulle acque della zona svolte dall’Asia (Agenzia servizi igiene ambientale, ndr) di Napoli testimoniano la presenza di diossina e metalli pesanti nelle falde in quantità molto superiore al consentito.
Così, quando i parlamentari del Pdl campano insieme con il governatore Stefano Caldoro e i presidenti delle Province di Napoli, Avellino e Salerno, ordinano di aprire una seconda discarica – quella di Cava Vitiello – affianco alla prima, i cittadini decidono che ne hanno abbastanza. Scendono in strada e fanno barricate nei pressi della rotonda di via Panoramica, un punto di passaggio obbligato per portare i rifiuti a Cava Vitiello. Al loro fianco stanno i sindaci, Domenico Auricchio di Terzigno e Gennaro Langella di Boscoreale. Il primo si reca persino a Roma, a Palazzo Grazioli, per chiedere udienza a Berlusconi, il secondo, amareggiato dalla condotta del governo, si dimette dal Pdl.
La situazione è precipitata due sere fa, la notte fra il 20 e il 21 ottobre. Una volta spentesi le telecamere la polizia è intervenuta con una quarantina di mezzi blindati e oltre 200 agenti muniti di manganelli e scudi. I manifestanti sono stati rincorsi e caricati più volte con lancio di lacrimogeni. Tre persone hanno riferito di essere rimaste contuse negli scontri.
La bandiera tricolore del comune di Terzigno è stata abbassata e al suo posto i cittadini hanno issato un drappo viola. Qualche giorno prima, alcuni manifestanti hanno simbolicamente bruciato le loro tessere elettorali. Segni estremi di protesta verso uno Stato che da troppi anni ormai promette invano di risolvere la questione dei rifiuti una volta per tutte.
Era il 1994 quando in Campania esplose per la prima volta l’emergenza rifiuti. Sono passati sedici anni, un tempo sufficiente per mettere in atto una strategia a lungo termine efficacie, che prevedesse lo sviluppo su ampia scala della raccolta differenziata e più in generale la diffusione di una cultura ecologica. Ma, si sa, le soluzioni a lungo periodo non piacciono ai governanti dei nostri tempi, in cerca di consensi immediati e risposte facili per rabbonire il popolo. Né ad affaristi e mafiosi, in cerca di altrettanto immediati guadagni.
Ecco così che le colline campane si costellano di discariche: Palma Campania, Pianura, Chiaiano, Cava Sari e adesso Cava Vitiello. Che vengono stipate a più non posso di rifiuti fino ad esplodere: perdono liquami che si infiltrano nel terreno, inquinano l’acqua e danneggiano i raccolti, fanno ammalare centinaia di persone. Ecco che entra in funzione il mega inceneritore di Acerra, quello che secondo Berlusconi inquina come tre automobili, ma che, dati alla mano, emette l’equivalente di almeno centomila auto, e inoltre lascia un residuo del 30 per cento di ceneri tossiche e scorie.
Si comprende, alla luce di ciò, la rabbia dei cittadini, il loro sconforto nel vedere che lo Stato continua ad ingannarli. Promette soluzioni definitive che puntualmente non arrivano, mentre tutto ciò che fa è alzare il lembo del tappeto e spazzarci sotto lo sporco. Anche quando il tappeto è il bellissimo manto verde del Vesuvio.
Fonte: Il Cambiamento