Contadini italiani a confronto a Genova

da | 17 Nov 2010

Si è svolta a Genova il 13 e 14 novembre una riunione nazionale di numerose Associazioni di contadini, quelli che lavorano prevalentemente su piccola scala, per autoproduzione in agricoltura di sussistenza seguendo un modello alternativo a quello industriale.
Secondo la recente indagine Nomisma sono più di 1 milione.
Il tema era: come organizzarsi per sopravvivere alla spietata concorrenza della agricoltura industrializzata, che produce i generi di consumo che troviamo al supermercato, realizzati con tecniche invasive della integrità dei suoli, concimati chimicamente e trattati con fitofarmaci e pesticidi.
E anche salvare un mondo che sta sparendo, che causa chiusure di aziende e quindi la possibilità di approvvigionarsi di prodotti ruspanti, come erano una volta. E di realizzare l’importante funzione di gestire il territorio

Molte le associazioni e delegazioni presenti (tra cui MDF Genova) e tante le proposte emerse.
Intanto una diversa impostazione della Politica agricola comunitaria che concentrandosi sulle grandi imprese “non vede” il problema dei piccoli contadini e non ne concede se non in misura miserevole l’accesso ai contributi.
Fondamentale il proseguimento della campagna per l’agricoltura contadina con l’obiettivo di dotarsi di una Legge che riconosca l’agricoltura contadina, ne riconosca i meriti anche in termini di sgravi fiscali e sburocratizzazione, con le sue specificità di cui tutti, anche gli organi di controllo, devono tener conto con una visione meno tagliata sulle grandi imprese ma guardando agli effetti positivi di questo tipo di agricoltura, sempre fatta salva la salubrità del prodotto.
Visto che le regioni hanno la competenza in campo agricolo, la campagna propone di provare in tutte le regioni, con le diverse specificità, a far approvare una legge in tal senso
Importante poi il tema del sistema di garanzia partecipata, un tipo di rapporto con i consumatori (secondo l’esempio francese) che garantisce l’autenticità e la salubrità del prodotto evitando l’immane produzione cartacea e i costi annessi per l’ottenimento della certificazione di prodotto biologico. La presenza della Rete ligure per l’altra economia, una Rete di 34 Associazioni, tra cui MDF, che si batte per un diverso modello economico che sia sostenibile e solidale, ha permesso di avviare un dialogo con la galassia dei Gas che stanno lavorando a livello nazionale anche loro sulla stessa questione.    

Molto spazio alla parte organizzativa.
La proposta di estendere a tutti i contadini il Sindacato ALPA è parsa una ottima soluzione, così come di usare le competenze del Compascuo realizzato a Verona per fare un  giornale di tutti i piccoli contadini.
Molto sentita l’esigenza di realizzare un coordinamento generale delle Associazioni, con la saggia proposta di investire di tale funzione l’Associazione Semi Rurali, che ha già nella sua mission e nelle sue capacità operative la possibilità di farlo.
Sentita anche l’esigenza di rapportarsi con organizzazioni internazionali, quali Via campesina. Le alleanze servono a integrare le conoscenze, a fare sinergia, a mettere a disposizione degli altri saperi e capacità. Se ne esce più forti. C’è bisogno di un forte movimento internazionale. L’Italia da sola non può cambiare il mondo. Ogni elemento di forza che diamo al movimento internazionale è importante. Il lavoro di collaborazione avviato con Slow food sulla  campagna per l’agricoltura contadina va nello stesso senso.

Sul piano metodologico della iniziativa politica c’è un senso di sfiducia nel contatto con le diverse Amministrazioni Pubbliche. Molto meglio, secondo molti, rinforzarsi dal basso, creando alleanze con i consumatori e i Gruppi di acquisto solidale, e quando la massa diventa sufficiente trattare con la politica da un punto quantomeno di non debolezza.
Importante infine continuare a fare cultura, facendo capire ai cittadini che ciò che mangiano oggi è innaturale (come i pomodori d’inverno), aumenta l’effetto serra per i trasporti ed è di bassa qualità e appetibilità rispetto a quello che si mangiava una volta e che si può riprendere a mangiare sano e di gusto grazie alla agricoltura di piccola scala.