Un orto comunitario a Fermo

da | 10 Nov 2010

Nel mese di Giugno si è costituita a Fermo l’associazione  “La Maesa”, un’associazione che sta realizzando un’esperienza singolare: quella di un orto comunitario. Gli associati si sono ispirati ad un’esperienza che sta facendo scuola: quella dell’associazione MODO di Pordenone, azienda agricola di comunità.

L’associazione non è un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale), non è un’associazione di produttori, è una comunità di autoconsumo che attraverso la riscoperta del piacere del lavoro manuale e del contatto con la natura, sta cercando di realizzare un’alternativa all’attuale economia di mercato e un modello di sviluppo non solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche basato su un’etica solidale, l’associazione si propone anche di recuperare un sistema di produzione tradizionale delle nostre terre conciliandolo con le modalità innovative delle colture biologiche.

Il primo esperimento è iniziato grazie alla disponibilità e alla fiducia di una coppia di Lapedona, Giovanni e Liana,  già esperta in produzione agricola, che ha concesso in comodato un appezzamento di terra di duemila metri quadrati e che ha aiutato materialmente e dato preziosi consigli ai soci. Su questo appezzamento gli associati hanno piantato un gran numero di ortaggi che ora stanno dando i primi frutti: zucchine, melanzane, cetrioli, insalata, pomodori, meloni, etc.

L’associazione funziona in questo modo: i soci pagano una quota per l’adesione annuale (25 euro) e una quota mensile che attualmente è stata fissata a 50 euro, meno di quanto una famiglia spenda in media per gli ortaggi acquistati sul mercato (non biologici). Con l’insieme delle quote si coprono le spese per attrezzi, sementi e prodotti necessari alla coltivazione bio ed anche a ricavare un rimborso per le spese di irrigazione e per un “socio esperto” che si occupa per più tempo dell’orto. Naturalmente per irrigare il campo, raccogliere e distribuire i prodotti i soci collaborano in base alle singole disponibilità e possibilità. Ognuno dunque contribuisce mensilmente alle spese e, in piccola parte, al lavoro della comunità e poi preleva in base alla quota versata.

Dopo una prima fase sperimentale, è intenzione dell’Associazione di aprirsi a nuovi soci ed eventualmente estendere la produzione anche rispetto alla varietà dei prodotti. L’esperienza naturalmente si può estendere anche a tutte le altre  produzione agricole, comprese quelle di produzione di carne, uova, cereali. In sostanza gli associati, essendo essi stessi produttori, si avvicinano anche alle problematiche connesse alla produzione e annullano gli intermediari, che sono poi quelli che fanno lievitare i costi dei prodotti agricoli, prendendo coscienza dell’importanza della genuinità del prodotto e valorizzando l’esperienza dei produttori locali.

L’intenzione dei soci  fondatori e quella di cercare di praticare un’economia diversa da quella attuale basata sul solo profitto da parte del produttore e del solo risparmio da parte del consumatore. Ciò infatti ha portato oggi a constatare l’abbandono di produzioni agricole in zone ad alta vocazione e costringere il consumatore a doversi rifornire nei centri commerciali dove, quasi inconsapevolmente, acquista prodotti che provengono da altri paesi senza la certezza della loro genuinità.

Questa piccola esperienza iniziata da pochissimo tempo, come ricorda la Presidente de “La Maesa”, Ida Romagnoli, “non può prescindere da un presupposto fondamentale: l’esistenza di una comunità, di persone cioè che ‘insieme’ vogliono creare un modello diverso, suscettibile a mille variabili e adattamenti, flessibile e non ideologicamente precostituito, e, al tempo stesso, di dare vita a occasioni di incontro, confronto e divertimento, di attivare attività parallele come corsi e laboratori e, in prospettiva, anche di creare occasioni di lavoro”.

Per info: Ida Romagnoli
la.maesaATyahoo.it