Mi hanno segnalato le preoccupazioni espresse nei confronti della decrescita felice da un iscritto al PD di Alessandria, membro della Direzione regionale del suo partito, in conseguenza di un intervento che farò nella città in cui vive (che lui modestamente definisce la sua città). Mi è bastato leggere le prime righe per capire che costui non ha letto nulla di ciò che scrivo e fa bene a farlo perché si tratta delle farneticazioni di un tribuno e sedicente profeta millenarista. Ma se, a suo buon diritto, non legge quello che scrivo, come fa a criticarlo? Per esempio Serge Latouche non ha mai parlato di decrescita felice e io non sono un suo adepto, avendo elaborato le mie (pseudo)teorie a partire dalle invenzioni tecnologiche di un ingegnere alessandrino che è stato per molti anni vice-direttore del Centro Ricerche Fiat. Credo pertanto di poter, a mio buon diritto, considerare un cialtrone, l’autore del lungo sproloquio in cui senza citarmi mai mi riempie d’insulti dettati da un incomprensibile livore per “quelle sparute minoranze che con le loro supposte verità, tanto strampalate quanto irrealizzabili, si deliziano solo nel raccontarsele tra loro”. Se siamo sparute minoranze d’invasati perché s’incazza così tanto? Dantescamente avrebbe dovuto non curarsi di noi, ma guardare e passare. È proprio ciò che io farò nei suoi confronti, non perché con la sua stessa spocchia consideri ininfluente da un punto di vista numerico il partito che masochisticamente lo ha accolto nella sua direzione regionale, ma perché non vale la pena discutere ciò che lui farneticando scrive e che, danneggiandosi senza saperlo, il suo partito (pardon, il partito a cui è iscritto) pubblica nel suo sito.