Bloccato l’eolico nel canale di Sicilia, ma resta la minaccia delle trivellazioni

da | 22 Feb 2011

Il Ministero dell’Ambiente blocca il progetto di una centrale eolica off-shore nelle acque vicino a Pantelleria. Greenpeace commenta positivamente il ‘no’ al parco eolico che avrebbe minacciato un ecosistema unico. Sul Canale di Sicilia incombe però una ben più pericolosa minaccia, quella delle trivellazioni petrolifere.

Greenpeace plaude il no del ministero dell’Ambiente al progetto di una centrale eolica off-shore nelle acque vicine a Pantelleria. Fortemente criticato da Greenpeace, il parco eolico è stato finalmente bloccato dalla Commissione tecnica per la verifica dell’Impatto ambientale che ha espresso parere negativo sulla compatibilità ambientale del progetto.

Greenpeace è a favore dell’energia eolica, ma questo progetto avrebbe messo a serio rischio un ecosistema unico, quello dei banchi di Talbot, Avventura e Pantelleria nel Canale di Sicilia.

Questi mari però non sono ancora salvi, su di loro incombe una ben più pericolosa minaccia, quella delle trivellazioni petrolifere. La Northern Petroleum ha infatti annunciato di voler fare delle esplorazioni nei prossimi mesi proprio a nord di Pantelleria, sfruttando le autorizzazioni già in suo possesso per fare ricerche petrolifere.

“Siamo pienamente soddisfatti dalla decisione di bloccare questo folle impianto off-shore, ma non basta! Se il ministero dell’Ambiente vuole davvero proteggere l’area deve fermare subito ogni progetto di trivellazione petrolifera – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace -. Il Canale di Sicilia è un’area particolarmente ricca di biodiversità, unica nel Mediterraneo, che per troppo tempo è stata depredata, anche da una pesca eccessiva. È ora di tutelarla con una riserva marina”.

Il Canale di Sicilia è stato riconosciuto lo scorso giugno, dai Paesi aderenti la Convenzione di Barcellona, come un’area particolarmente sensibile e da tutelare. Ad oggi però il Ministero non ha preparato nessuna proposta per includerla in una rete di riserve marine d’alto mare che i Paesi del Mediterraneo si sono impegnati a istituire inizialmente entro il 2012.

Fonte: Il Cambiamento