Quirra, radiazioni pericolose? Sotto sequestro anche il mare

da | 28 Feb 2011

La denuncia arriva da Bettina Pitzurra, attivista dell’Irs e componente del Comitato per la salvaguardia ambientale del Sarrabus. «Dopo un’immersione subacquea nei pressi di Capo San Lorenzo a Quirra, quattro turisti milanesi hanno perso tutti i denti nel giro di pochi mesi», ha dichiarato l’insegnante di Castiadas ai microfoni degli inviati di “Current tv”, il canale satellitare sulla piattaforma Sky di Rupert Murdoch. In più ci sono le denunce raccolte in questi giorni dalla Procura di Lanusei e dalla Squadra mobile di Nuoro: diverse persone hanno dichiarato di essersi ammalate dopo aver fatto il bagno a Quirra», dove si inabissano i missili sparati da Perdas de Fogu.

Testimonianze tutte da verificare, dice Paolo Carta dell’“Unione Sarda”, sulle quali stanno lavorando gli inquirenti che stanno cercando di far luce sull’alta Quirra missileincidenza di tumori nei pastori e di malformazioni negli agnelli segnalate da un rapporto dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari. Il sospetto è che le attività del poligono, anche quelle risalenti a vent’anni fa, possano aver determinato questa che secondo i pacifisti è una strage. Si indaga per omicidio plurimo colposo, disastro ambientale, porto abusivo di armi illegali, anche per omesso controllo. Ormai non ci sono più dubbi, scrive il “Corriere della Sera”: nel poligono di Quirra, dove si svolgono esercitazioni e test missilistici, c’è l’uranio.

Due settimane fa il procuratore Domenico Fiordalisi aveva ordinato il sequestro probatorio dei fondali marini davanti all’area di addestramento marino del Salto di Quirra. Sul fondale i subacquei avevano individuato numerosi ordigni a pochi metri di profondità. L’inchiesta è stata avviata per accertare se vi siano relazioni fra le esercitazioni militari effettuate nella zona e i casi di tumore e malformazioni. La svolta nell’inchiesta – aperta a metà gennaio dalla Procura di Lanusei per fare chiarezza sui numerosi casi di linfoma di Hodgkin che hanno colpito la popolazione e alcune malformazioni negli animali – è arrivata il 26 febbraio, al termine delle ispezioni ordinate dal procuratore Fiordalisi in due magazzini nella base e a Capo San Lorenzo, Il pm Domenico Fiordalisidopo che la pioggia aveva fatto affiorare dal terreno parti di missili e di radiobersagli.

«Sono state sequestrate cinque cassette metalliche dove i rilevatori hanno registrato valori di radioattività cinque volte superiori alla norma e l’intero deposito dove erano custodite», scrive il “Corriere della Sera”, che aggiunge: «Sono stati portati via anche tutti i documenti (disposizioni interne, ordini di servizio, turni di lavoro, regolamento dei magazzini) con i quali si potranno accertare responsabilità, soprattutto sul fatto che sia all’ingresso del magazzino, sia sopra le casse, non erano stati posti i segnali necessari a distinguere la presenza di materiale radioattivo».

Una squadra di poliziotti e vigili del fuoco specializzati, accompagnati dalla dottoressa Maria Antonietta Gatti (responsabile del Laboratorio dei biomateriali del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Modena e Reggio Emilia) e dal fisico nucleare professor Paolo Randaccio hanno fatto un sopralluogo nella base militare facendo la scoperta che forse apre definitivamente uno squarcio sull’intera vicenda. Il materiale è ora nel bunker dell’Università di Cagliari. «Da un primo esame – continua il “Corriere” – il materiale potrebbe essere stato usato dall’Aeronautica tedesca durante esercitazioni effettuate negli anni ‘60-’70 e poi interrato militaridopo la bonifica, ma spetta ora agli specialisti analizzare più approfonditamente i reperti».

I controlli nei due magazzini sarebbero stati decisi dopo le deposizioni testimoniali di due militari, un siciliano e un campano, che hanno lavorato per due anni al poligono con mansioni di magazzinieri nei depositi dei materiali speciali. I due si ammalarono di linfoma non Hodgkin quando erano ancora in servizio, racconta il “Corriere”. Sottoposti a chemioterapia, erano rientrati in servizio ma sono stati riformati dopo una recidiva delle malattia. I due ex militari avrebbero segnalato agli inquirenti anche i nomi di altri colleghi colpiti dalla stessa malattia dopo il servizio al poligono di Quirra-Perdasdefogu.

Secondo “Indipendentzia Repubrica de Sardigna”, nonostante gli appelli a sospendere ogni attività per consentire lo svolgimento dell’inchiesta, nel poligono di Quirra si continua a sparare. Il movimento indipendentista sostiene di aver ricevuto allarmate segnalazioni dagli abitanti della zona di Quirra su numerosi tiri effettuati martedì 22 febbraio da un grosso cannone navale dal porto a mare di San Lorenzo. Anche nei giorni successivi sarebbe proseguita l’attività di sperimentazione, secondo gli indipendentisti Quirra ordigni marecondotta dall’Oto Melara, leader mondiale nella produzione delle artiglierie navali e veicoli blindati, munizioni guidate e sistemi antiaerei.

Intanto, il Senato ha dato il via libera al quarto giro di indagini conoscitive, approvando la verifica di “possibili rischi per la popolazione”  e l’eventuale sospensione delle attività di sperimentazione militare nella base sarda. Ma i tempi sono lunghi e c’è confusione sulle metodologie d’indagine da utilizzare, scrive Sirio Valent su “Diritto di critica”. Lo stop potrebbe anche non arrivare mai. «Entro il 30 giugno, il governo dovrà rendere noti i risultati delle analisi» della Commissione tecnica di esperti e consegnarli alla Regione. Ma lo stop alle attività sperimentali di armi nel Poligono di Quirra giungerà soltanto «ove dalle analisi dovessero emergere oggettive situazioni di rischio per gli abitanti e il personale della base».

Insomma, Quirra non chiude. «Resterà attivo fino all’estate, in attesa dei risultati dell’indagine», osserva Valent: «Come dire, se dimostrate che è davvero pericoloso, allora chiudiamo il poligono. Ma chi garantirà sulla validità scientifica delle analisi?». Negli ultimi otto anni, ricorda “Diritto di critica”, l’area è stata sottoposta a ben quattro indagini. La prima nel 2002, affidata dal ministero della Difesa all’Università di Siena, conclusasi con un “nulla di cui preoccuparsi”. Nel 2004, “tutto è a posto” per gli esperti chiamati ad effettuare uno studio epistemiologico a Villaputzu. Ci riprova la Regione nel 2006, varando un mega-studio su 26.000 abitanti: «Ne risulta un numero anomalo di tumori al sistema emolinfatico, ma non basta», precisa Valent. «Il nesso diretto poligono-tumori non emerge, perchè Quirra testnessuno riesce a dimostrare o negare la presenza di uranio impoverito in modo irrefutabile».

Perchè tanti flop? Forse dipende da chi fa le indagini. Il fisico nucleare Evandro Lodi Rizzini lo sostiene dal 2001 (intervista sul “Corriere della Sera” del 21 marzo di quell’anno): non possono essere i medici o gli esperti ambientali a cercare il materiale radioattivo incriminato, tocca ai fisici nucleari. Quelli che ora, finalmente, sono stati incaricati dalla Procura di Lanusei di analizzare a fondo il materiale militare sequestrato nella base sarda. Da Quirra, sospettano gli ambientalisti, potrebbe venire un contributo importante per far luce sulle varie “sindromi di guerra” che colpiscono militari rimasti a contatto con proiettili pericolosi.

Un recente esame spettrometrico in Francia, aggiunge Valent, ha rilevato tracce di uranio impoverito nelle ossa del cadavere di un soldato reduce dai Balcani: il caso di Ludovic Acariès, morto nel 1997 all’età di 27 anni per un linfoma, è ora all’attenzione della giustizia francese in quanto i familiari hanno chiamato in causa, per far luce sulla morte, il ministero della Difesa. «Proprio come i nostri ragazzi tornati dalla guerra in Jugoslavia e morti nel giro di pochi mesi di tumore», conclude “Diritto di critica”: «La cosa interessante è che lo stesso cadavere di Acariès era stato analizzato nel 2005 da un’equipe italiana: non avevano trovato niente, solo metalli pesanti come cromo e ferro».

Fonte: Libre