Dopo aver chiuso la falla del reattore n.2 della centrale nucleare di Fukushima, i tecnici della Tepco stanno iniettando in queste ore azoto nella gabbia di contenimento del reattore n.1 al fine di prevenire possibili esplosioni di idrogeno. La stessa operazione verrà effettuata nei reattori 2 e 3.
La società che gestisce l’impianto ha spiegato che si tratta di una misura precauzionale e che le possibilità di nuove esplosioni di idrogeno che hanno già devastato due reattori sono “molto piccole”. La Tepco ha inoltre precisato che la procedura messa in atto “non comporta un rialzo significativo della perdita di radioattività”.
La crisi nucleare, tuttavia, è ancora fuori controllo. Come ha dichiarato il segretario capo di gabinetto Yukio Edano “i dati indicano che i reattori sono in una condizione stabile, ma non siamo ancora alla fine dell’emergenza”.
In quattro siti all’esterno della centrale atomica, intanto, sono state individuate dai tecnici nuove “piccole” tracce di plutonio. Lo ha riferito la Tepco sottolineando che i campioni radioattivi sono stati raccolti il 28 e il 29 marzo, ovvero una settimana dopo i primi prelievi. In un punto a circa 500 metri a nord del reattore n.1 è stata riscontrata una concentrazione di plutonio -238 equivalente a 0,26 becquerel per chilogrammo, una quantità inferiore del 50 per cento rispetto a quella rilevata nei campioni precedenti.
Come ha spiegato qualche giorno fa il direttore esecutivo di Greenpeace Giuseppe Onufrio, “il plutonio è una sostanza tossica oltre che radioattiva che se inalata o ingerita può danneggiare gravemente gli organi interni, in particolare lo scheletro, i polmoni e il fegato”.
Dalla squadra di radioprotezione di Greenpeace operativa in Giappone arriva poi l’allarme per la contaminazione radioattiva dei cibi. L’associazione ha infatti scoperto alti livelli di contaminazione nelle verdure raccolte alla periferia della città di Minamisoma, 25km a nord dalla centrale di Fukushima e quindi al di fuori della zona di evacuazione di 20 km stabilita dalle autorità giapponese.
Forte preoccupazione per il rischio di contaminazione è però avvertita ben al di fuori dei confini della ‘zona di pericolo’ circoscritta dal Governo nipponico. Nella Corea del Sud alcune scuole sono state chiuse perché i genitori temono che la pioggia possa essere contaminata.
Un altro segnale della crescente preoccupazione internazionale sul fall-out radioattivo della centrale è rappresentato dal fatto che i turisti stranieri stanno evitando il Giappone in quella che generalmente è una delle stagioni più popolari per visitare il Paese del Sol Levante.
Fonte: Il Cambiamento