Giulietto Chiesa: la vera fine di Osama, morto da anni

da | 3 Mag 2011

La foto di Osama Bin Laden “morto” è solo una patacca, miserabile e macabra: un puerile fotomontaggio che risale addirittura al 2006, trapelato già allora dai network dell’intelligence e pubblicamente smascherato. La verità? Lo “sceicco del terrore” sarebbe morto da anni, mentre la sua rete terroristica, Al Qaeda – famigerata e fantomatica – avrebbe cessato di esistere almeno dal 2002, se non prima. Pertanto, quella che è andata in scena il 2 maggio 2011 in tutto il mondo non sarebbe che l’ennesima puntata di una clamorosa fiction. Lo afferma Giulietto Chiesa, che con bestseller come “La guerra infinita” e il documentario “Zero” è stato il primo, in Italia, a smontare la versione ufficiale sull’11 Settembre e sul “terrorismo islamico” di marca afghana.

Pur ammettendo la doverosa necessità di attendere conferme e riscontri che ancora mancano, rispondendo alla mail di un lettore sul sito “Megachip”, Giulietto Chiesa conferma: è vero, abbiamo letteralmente «visto crearsi la notizia» della morte di Osama Bin Laden. E, almeno in prima battuta, se la sono “bevuta” tutti: non solo gli italiani, ma anche i «paludati» americani, i tedeschi, gli inglesi. Che non hanno esistato a mostrare al mondo intero «una falsa fotografia» di Bin Laden, ottenuta “taroccando” una celebre foto di lui in vita: l’immagine sotto accusa, scrive Chiesa, «era già stata dimostrata falsa nel 2006, mi pare, quando emerse per la prima volta dai meandri di qualche servizio segreto». Appendice comica: una giornalista italiana ha notato, nel fotogramma, «l’occhio che Osama aveva perduto», confondendo Bin Laden con il Mullah Omar.

E nessuno che, finora, si sia soffermato sulle modalità di uccisione dell’Osama che figura nell’immagine esibita: si è parlato di “un colpo di pistola alla testa”? «Non so da dove sia venuta la notizia – premette Chiesa – ma se fosse venuta da una fonte ufficiale, mi sarei chiesto subito: perché ucciderlo? Non era meglio tenerlo in vita e mostrare al mondo il trofeo?». Un conto, infatti, è uccidere un ricercato in uno scontro a fuoco: può succedere. «Ma ammazzarlo a freddo non quadra». Eppure, «tutti zitti ad accettare tutto quello che viene da Washington». Ovvero, dalle stesse fonti secondo cui il cadavere sarebbe stato “sepolto in mare”, e per giunta “secondo il rito islamico”: che non prevede affatto – anzi, vieta – la sepoltura in mare.

Tutte voci da prendere con le pinze, avverte Giulietto Chiesa: «Se non ci fanno vedere il cadavere io starei molto, molto attento ad accreditare qualsiasi virgola successiva, qualsiasi testimonianza, qualsiasi prova. Inclusa, ovviamente quella del Dna». Motivo? Presto detto: le autorità americane dopo l’11 Settembre fornirono prontamente il Dna di passeggeri e “terroristi” coinvolti nell’attentato al Pentagono: «Basta chiedersi quanto costa la parcella di un collegio di analisti del Dna, specie se si tratta di medici militari, e il problema è risolto», commenta Chiesa, sarcastico. Come dire: l’unica vera “prova” sarebbe l’esibizione del cadavere. Che invece, almeno per il momento, sembra sia scomparso. In mare? Mistero.

Per niente misteriose, invece, le notizie ormai datate sulla morte di Bin Laden: ne parlò la defunta Benazir Bhutto in una intervista ad Al-Jazeera, tuttora visibile sul sito web della televisione araba. Problema: la Bhutto è stata assassinata in un attentato nel 2007, dopo aver denunciato come «dittatore» il presidente pachistano Pervez Musharraf, alleato di ferro di George W. Bush nella “guerra al terrorismo”: è noto che l’Isi, il servizio segreto del Pakistan – addestrato dalla Cia – ha svolto un ruolo determinante nelle retrovie afghane, dall’omicidio del leader Ahmad Shah Massoud in poi, fino ai più recenti attentati attribuiti a gruppi “islamici”. Anche il vedovo di Benazir Bhutto, l’attuale presidente pachistano Zardari, dichiarò che, secondo le sue informazioni, Osama Bin Laden era «morto da tempo».

«Due dichiarazioni di non poco conto», osserva Giulietto Chiesa, sulla vera fine di Bin Laden: che risalirebbe quantomeno a prima del 2007. Per non parlare di Al Qaeda, il temutissimo network di Osama: secondo quanto ammesso da Alain Chouet, ex capo dell’antiterrorismo francese, in una audizione ufficiale al Senato di Parigi, Al Qaeda «non esiste più dal 2002». E comunque, anche quando esisteva, per Chouet era composta «da non più di una quarantina di elementi», ai quali non era comunque possibile attribuire «tutti gli attentati che le furono assegnati». Nonostante ciò, dice Chiesa, prepariamoci pure a sorbirci «il florilegio di scemenze su Al Qaeda “decapitata”».

Tutto falso: nessuna decapitazione, «sempre che sia davvero esistito qualcosa di simile a ciò che la Grande Fabbrica dei Sogni e della Menzogne ci ha venduto in questi anni», aggiunge Giulietto Chiesa, convinto che la sigla Al Qaeda sia stata essenzialmente un alibi per giustificare la “guerra infinita”, con truppe occidentali dislocate in aree vitali, petrolifere o comunque strategiche, contese da Cina e Russia. Ma l’opinione pubblica, si sa, preferisce credere agli «asini che volano»: basta che lo dica la televisione, come insegna il saggio “La società dello spettacolo” di Guy Debord.

Ma perché “far morire” Bin Laden proprio ora, se lo stesso Obama ha dichiarato che il super-ricercato era stato localizzato già dallo scorso agosto? «Troppe sono le ipotesi in campo, tutte ugualmente attendibili, e inattendibili», ammette Giulietto Chiesa, che propende per la chiave di lettura elettoralistica: un colpo di scena a favore della traballante presidenza Obama. «Non so se lo rieleggeranno, ma è certo che le sue sorti politiche erano in forse. La campagna elettorale per la sua rielezione è cominciata oggi: sotto il segno giubilante di “Obama il vendicatore dell’America”. Questa è una spiegazione possibile. Delle altre avremo occasioni di parlare» (info: www.megachip.info).

Fonte: Libre