È di 69 milioni di euro la richiesta di risarcimento avanzata dalla Regione Piemonte nel processo in corso a Torino contro la multinazionale dell’amianto Eternit. La richiesta è stata avanzata nell’udienza dell’11 luglio scorso dai legali della Regione a titolo di rimborso per le spese sostenute per le opere di bonifica dei territori inquinati dall’amianto, nonché per le spese mediche di cura dei malati di tumori e asbestosi, malattia polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di asbesto.
Si tratta della richiesta più consistente sinora avanzata dalle parti civili nell’ambito del maxi-processo. Per Stefan Schmideiny e Jean Luis Le Cartier de Marchienne, i due imputati, il pubblico ministero Raffaele Guariniello aveva chiesto per 20 anni di carcere per disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele sui luoghi di lavoro in relazione agli stabilimenti italiani della Eternit.
Dal 1967 ad oggi sono si contano circa tremila vittime della multinazionale dell’amianto. Tra queste 1.600 vite spezzate nella sola città di Casale Monferrato, dove aveva sede uno dei quattro stabilimenti italiani della Eternit. Per capire la gravità della tragedia provocata dalla multinazionale dell’amianto basti considerare che le parti civili coinvolte nel processo sono 6.392.
Per anni infatti grandi aziende che impiegavano amianto nei loro processi e nei loro prodotti – oltre all’ Eternit anche Fibronit – hanno ignorato le micidiali controindicazioni di questa famiglia di minerali, provocando centinaia di morti fra i lavoratori e gli abitanti delle zone circostanti gli stabilimenti: Casale Monferrato, Cavagnolo, Broni, Siracusa, Bari. Le zone più colpite dalle malattie asbesto-correlate sono il nord-ovest e il nord-est della penisola.
Inoltre in Italia vi sono più di venti milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare. Il Ministero dell’Ambiente e la Regione hanno speso in questi anni 37 milioni di euro per bonificare i siti, ma resta ancora moltissimo da fare. Nel Casalese sono stati individuati altri 36 siti, ma mancano i fondi per il monitoraggio e la bonifica.
Il Comune di Casale Monferrato li ha inseriti nella richiesta complessiva di 30,9 milioni di euro, somma di cui è stato chiesto che sia provvisoriamente esecutiva affinché il Comune possa continuare l’opera di bonifica e tutelare le nuove generazioni da un potentissimo killer. Per tutte le vite che l’amianto ha già distrutto non può esistere purtroppo nessun risarcimento.
Fonte: Il Cambiamento