I cristiani non evadono la storia

da | 14 Lug 2011

Non mi è mai piaciuta una fede disincarnata e relegata nelle sagrestie o nei fumi dell’incenso. Ho sempre diffidato da tali credenti e cristiani. Mi hanno sempre insospettito che nei fumi degli incensieri si nascondesse il lievito cattivo farisaico che fa dell’ipocrisia il suo distintivo maggiore.  Oggi – e non da oggi – ci troviamo di fronte ad una crisi economica che ha radici profonde che affondano nei veri (dis)valori comuni ad ogni uomo. Se infatti l’occupazione scarseggia e l’uomo è costretto ad alienarsi continuamente e quotidianamente per racimolare una  manciata di euro per poter continuare  a consumare…beh allora qualche cosa che non va deve per forza esserci. Non può esserci solo qualcosa di “tecnico” di fase economica. No, il guasto deve essere a monte. Troppi distinguo, troppe volte l’eccezione ha dovuto confermare la regola quasi sostituendosi ad essa.
Personalmente sono un cristiano, credente e so di esserlo in modo anomalo nel senso che molte cose di questa chiesa ufficiale non le condivido. Amo molto di più la chiesa silenziosa che con dignità vive quello che fu chiamato lo scisma silenzioso di milioni di credenti che quotidianamente si sforzano di fare l’unica cosa necessaria che è la fedeltà all’Evangelo. Oggi ho riportato alla memoria le parola di un profeta e martire delle mie terre, Don Peppe Diana ucciso dalla camorra perché ha avuto il coraggio di essere autenticamente cristiano e autenticamente impegnato per il bene comune. Riporto qui di seguito alcune sue parole  terribilmente profetiche ancora per oggi: “L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.
Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili. Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non
può venire meno. Dio ci chiama ad essere profeti (…) Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa; alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili.
Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia: “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto
ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno. ”
Prendo spunto da queste sue parole per sottolineare due cose: la necessità di nuovi modelli comportamentali. L’urgenza del ruolo profetico dei cristiani tutti!
Sul primo punto, sulla necessità di nuovi modelli comportamentali credo sia urgente e necessario per le comunità cristiane di adottare apertamente e con costanza il modello della decrescita felice. Il rinnovamento delle parrocchie potrebbe e dovrebbe passare per questa strada. Se prendessimo il vangelo, lo stile delle prime comunità cristiane almeno fino al II – III secolo e le parole dei grandi padri della chiesa troveremmo enormi affinità e stili di vita di decrescita. Per loro era la regola normale ed il minimo per essere fedeli al vangelo. La logica del dono, la lotta contro l’idolatria del lavoro, l’assistenza gratuita a chi era nel bisogno, il dominio e non il subire il tempo, la lotta antidolatrica contro l’uso del denaro e della ricchezza tanto per citarne alcune erano una cosa scontata e motivata dalla fedeltà al loro Signore. Oggi si fa fatica anche solo a parlare di queste cose. Eppure se allora i cristiani furo il vero lievito buono delle società in cui si impastavano oggi purtroppo sono forse sale insipido. Se tutte le comunità che si radunano più o meno stancamente ogni domenica almeno, divenissero piccole comunità di decrescita vera…sarebbe davvero una rivoluzione silenziosa e potente. Credo che la sfida di oggi sia questa e che vada raccolta seriamente.
Solo così si può recuperare anche il secondo elemento e cioè lo lancio profetico, di voce che indica la strada e che disturba il grande manovratore del consumo e della produzione irrispettose dell’ambiente  e degli uomini.
Si un cristiano vero, un credente vero lo si riconosce dallo stile e dalla vita che pratica e non dai fumi di incenso che sa far salire. Un cristiano vero da solo non fa nulla ma solo assieme agli altri sa essere il lievito buono che assieme a tutti gli altri uomini (TUTTI) sa far fermentare il pane del bene comune. Io mi auguro che i cristiani adulti si facciano davvero promotori di un serio cambio di passo, che parti dal basso che assuma uno stile di decrescita che altro non è che il rispetto di se stessi e degli altri e di conseguenza dell’ambiente donato dal creatore. Non è questo un argomento secondario. Anzi credo sia urgentissimo ed attualissimo e una vera occasione per i credenti di dare un senso al proprio credo e alla propria fede. Spero che questo piccolo scritto possa far riflettere tutti e che possa far nascere qualcosa, soprattutto in chi ha più voce in capitolo di me. Il creato al centro, così come lo ha pensato Dio, e con esso l’uomo in modo dignitoso e rispettoso di tutto e tutti. Non è secondario ma è una svolta di salvezza.

Alessandro Lauro
www.ladecrescita.wordpress.com