Il martirio di Fukushima sarà il martirio di tutti

da | 21 Lug 2011

Fukushima: non dare i dati è servito (come nel caso di Chernobyl, di Three Miles Island e di chissà quanti altri “incidenti minori”) a far sì che milioni di persone si trovassero esposte a quantitativi veramente significativi e pericolosi di radioisotopi.

Il fatto che persone, anche parecchio distanti dalla centrale (parliamo di 40 chilometri, nettamente al di fuori della no-entry zone), mostrino simili livelli di radioattività interna, fa pensare che le persone che hanno continuato a cibarsi con alimenti, per esempio vegetali, latte e latticini, assorbendo quantità notevoli di radionuclidi, siano milioni. Ancora una volta bisogna ribadirlo: il problema maggiore, dopo incidenti gravi come quello di Chernobyl e questo di Fukushima, è rappresentato dalla contaminazione delle catene alimentari. E la prassi, purtroppo consolidata, di diffondere pochissimi dati (o peggio dati rassicuranti) si dimostra deprecabile e pericolosa

IL MARTIRIO DI FUKUSHIMA
Tracce di cesio 137 sono state rinvenute nelle urine di 15 persone residenti al di fuori della no-entry zone. Tutti siamo potenzialmente a rischio, perché il cesio si fissa nei tessuti e contamina la catena alimentare. Ed è dimostrato il passaggio dalla placenta al feto
Quindici persone residenti al di fuori della no-entry zone stabilita dopo il disastro di Fukushima del Marzo scorso, sono risultate contaminate dal cesio 137. L’elemento radioattivo è stato rinvenuto nelle urine. A seguito dell’esito degli esami, le autorità hanno consigliato alle persone risultate contaminate di spostarsi al più presto, andando a vivere lontano dalle zone coinvolte. Ad analizzare la situazione è Ernesto Burgio, del Comitato Scientifico dell’ISDE (International Society of Doctors for Environment)
http://www.cadoinpiedi.it/2011/06/30/il_martirio_di_fukushima.html#anchor
 
Come può essere acquisita la contaminazione da cesio?

"La notizia è stata data in maniera forse un po’ imprecisa, il problema è esattamente da capovolgere. Quello che succede in caso di incidente, già in generale intorno alle centrali e a maggior ragione in caso di incidente, è che normalmente si va a verificare la cosiddetta esposizione esterna, da irradiazione esterna, ed è assolutamente un dato poco significativo.
Il dato veramente significativo, che in questo caso sta emergendo come purtroppo molti di noi temevano da 4 mesi, riguarda la notizia secondo cui molte persone, anche parecchio distanti dalla centrale perché qui parliamo di 40 chilometri, al di fuori nettamente della no-entry zone, si saranno contaminate sia per via inalatoria, sia soprattutto per via alimentare, perché il vero problema dopo incidenti gravi come quello di Chernobyl e come questo di Fukushima è che la gran parte della contaminazione avviene per via alimentare, queste persone probabilmente come altre migliaia, anzi come altri milioni di persone, avranno, purtroppo si saranno cibati di alimenti, per esempio vegetali, per esempio latte e latticini e avranno assorbito quantità notevoli.
I dati più importanti e più significativi sono:
1) il fatto che è stato trovato il cesio 137, che come sappiamo è il pericolo maggiore perché si fissa nei muscoli, si fissa nel sistema nervoso centrale e questo è l’indicatore chiave di una contaminazione attraverso le catene alimentari
2) poi è anche significativo il fatto che nella notizia viene sottolineato, direi giustamente, che i dati iniziali avevano segnalato anche la presenza di iodio radioattivo in alcune persone che poi è scomparso. Perché questo è significativo? Perché questo significa che è un elemento, un radionuclide come lo iodio radioattivo che ha una emivita di 10 giorni dopo un mese è scomparso, il cesio che purtroppo ha una emivita di 30 anni e quindi rischia di rimanere nelle catene alimentari per 60, purtroppo invece si trova in queste persone a dosi che sono da valutare molto attentamente, perché si tratta di dosi superiori a quelle che normalmente vengono considerate ammissibili in un anno.

Quali sono gli effetti nel medio e lungo periodo?

"In realtà l’esposizione che si può indurre quando si vede che nelle urine ci sono 3 millisievert come qui è stato detto, lasciando perdere poi sarebbe un discorso più lungo, ma per ora lo facciamo così com’è stato dato, significa che questo campione che per ora è quantitativamente non rilevante perché si tratta di 15 persone, però visto che sono state scelte random a distanze così ampie, indicano che la popolazione, probabilmente milioni di persone sono state esposte in maniera molto superiore a quello che fin qui è stato detto, perché purtroppo i dati ufficiali sono scarsissimi.
Come le dicevo, il cesio si fissa nei tessuti profondi, il cesio come si fissa nei tessuti umani, si fissa anche nei tessuti animali, il che significa che le catene alimentari contengono questa piccola fonte radioattiva che però rimane attiva per decenni. Dopo Chernobyl noi abbiamo visto un aumento di carcinomi papillari della tiroide, quindi di tumori maligni soprattutto nella prima infanzia, nei primi anni dopo l’incidente e non solo nelle zone più contaminate, ma anche a distanza maggiore, quindi è vero che in Bielorussia c’è stato un aumento di 40 volte e nelle zone vicine Chernobyl addirittura in alcune zone un aumento di 500 volte, ma la cosa è stata anche più ampia. Per quanto riguarda il cesio, gli studi più recenti fanno vedere perfino un aumento di leucemie infantili, in Europa uno studio molto importante del 2009 ha rilevato come in diretta proporzione all’incremento del cesio nelle catene alimentari, c’è stato un aumento di leucemie infantili, ma non soltanto nelle zone limitrofe, ma addirittura in Grecia, in Gran Bretagna e perfino in Scozia con un aumento del 30/40%."

Se i fondali marini e la catena alimentare sono contaminati, forse sarà utile, tra qualche anno, sottoporci tutti a un esame delle urine…

"Questa non è una domanda provocatoria, questa è una domanda che è fondata su un piano anche scientifico. Quando all’inizio mi è stato posto il problema di cosa stesse succedendo ed eravamo ai primi di aprile, ho detto: guardate noi non abbiamo dati attualmente se non molto vaghi perché come sempre, come a suo tempo a Chernobyl e in analoghe situazioni, perché ci sono anche altri incidenti cosiddetti minori in cui i dati non sono mai trapelati, noi ragioniamo su delle stime, dei modelli di rischio perché i dati reali della contaminazione sono molto scarsi. Quello che noi sappiamo da alcune agenzie di radioprotezione indipendente, soprattutto francese, è questo: il vento nel primo mese soffiava essenzialmente da nord ovest, per cui gran parte della nube radioattiva, per fortuna per certi versi, perché altrimenti sarebbe andata sulle regioni di Tokyo e quindi avrebbe contaminato 30 milioni di persone, si è spostata verso l’Oceano. Da questo però come lei giustamente diceva e come 3 mesi fa avevamo già sottolineato, c’è l’enorme rischio che le catene alimentari per 40 anni avranno dei livelli di cesio che saranno da valutare, perché il problema non è tanto, il cesio finisce nel plancton, il plancton viene mangiato dai pesci, il pesce grosso mangia il pesce piccolo, nel pesce grosso, per esempio nei tonni, che come lei sa tra l’altro i tonni giapponesi fanno il giro del mondo e vengono commercializzati proprio in Europa, proprio nel tonno si va bio-accumulare questo tipo di sostanza, quindi è indubbiamente che si tratta di una contaminazione potenzialmente globale, non è un fatto allarmistico, è, speriamo che ci sia l’attenzione nei prossimi anni per monitorare tutto questo, perché questo è un dato assolutamente importante.

Si può guarire dal cesio?

"Chiaramente quello che si trova nelle urine è una parte delle sostanze radioattive che vengono eliminate.
Quindi bisogna capire: l’esposizione allo iodio che dura pochi giorni può dare danni gravi, perché lo iodio 131 si fissa sui recettori della tiroide e va a danneggiare la tiroide, i tumori della tiroide si sono visti dopo pochi anni. Ma per quanto riguarda il cesio che va a fissarsi nei muscoli e nel sistema nervoso, il problema è che l’esposizione non dura 10 giorni, ma dura potenzialmente anni, quindi anche se c’è un certo ricambio nel senso che una parte di queste sostanze radioattive vengono eliminate, ma se continua l’esposizione comunque sia quello che si fissa nei muscoli e quello che viene continuamente a essere in qualche modo ingerito o inalato, ma continuo a dire soprattutto ingerito, rimane ovviamente un’esposizione di anni. E’ sempre più evidente, questo è quello su cui abbiamo lavorato per mesi e abbiamo scritto in un libro, non è per fare pubblicità, ma è importante, abbiamo pubblicato recentemente con il Prof. Baracca e con Giorgio Ferrari un bel libro per Jaca Book che si chiama "Scram la fine del nucleare" nel capitolo sulla salute abbiamo spiegato a tutte lettere come i modelli di esposizione e di valutazione del rischio che sono vecchi di 40 anni e che non valgono veramente più nulla ma continuano ad essere adottati per cui in teoria la dose totale assorbita di radiazioni è quella importante, devono essere messi da parte. Quello che veramente è importante è questa esposizione a piccole dosi quotidiane a radionuclidi che si fissano nei tessuti, che passano attraverso la catena alimentare e che addirittura e questa è la cosa più importante, passano alla placenta e raggiungono l’embrione e il feto, per questo aumentano poi le patologie dei bambini, magari si manifestano 20 anni dopo, ma la dimensione del discorso, come lei capisce, è questa."

Fonte: aamterranuova.it