Monnezza: il modello Vedelago per Napoli

da | 11 Lug 2011

Caro Direttore, condivido in pieno la sua risposta al sig. Castellano su Avvenire del 29 giugno ("Monnezza, ciò che si può fare") e, al riguardo, vorrei aggiungere che, finalmente, sembra essere arrivato il momento di passare dalla logica dell’emergenza a quella della ricerca di una soluzione strutturale all’eterno problema dei rifiuti. Ciò almeno a giudicare dalle intenzioni espresse dall’amministrazione De Magistris di collaborare con il Centro Riciclo di Vedelago (vedi  Avvenire del 24 giugno).  Non ha senso conferire i rifiuti in discarica oppure negli inceneritori. Oltre al danno ambientale e per la salute pubblica, queste "soluzioni" sono uno spreco di materie prime. Il trattamento a freddo meccanico-biologico dei rifiuti praticato a Vedelago consente infatti un recupero e riciclaggio pressochè totale delle materie prime. In Italia l’impianto di Vedelago a Treviso è un centro di eccellenza riconosciuto a livello europeo, seppure non goda di alcun incentivo statale, a differenza degli inceneritori. Non servono nuovi inceneritori, servono 100 centri come quello di Vedelago, uno per ogni provincia! E occorre anche rivedere il nostro modello economico e di vita, ridurre a monte la produzione di rifiuti, limitare l’utilizzo della plastica, tassare gli imballaggi inutili e ingombranti e attuare una seria raccolta differenziata. Ciò è possibile anche al Sud: a Benevento si arrivati fino al 65% di raccolta differenziata, e questo dimostra che è possibile anche a Napoli o a Palermo, se c’è la volontà politica e la fattiva collaborazione dei cittadini.  Con il riciclaggio dei rifiuti si possono creare nuovi posti di lavoro e si può anche guadagnare, ma nel rispetto della salute, della collettività e dell’ambiente.
 
(Lettera pubblicata su Avvenire)