Oltre la crisi finanziaria – Finanza Etica al Festival di Internazionale a Ferrara

da | 30 Set 2011

Stop alla sudditanza della politica verso la finanza e i cittadini dicano: “Non con i miei soldi”
http://www.bancaetica.com/Content.ep3?ID=787839

Banca Popolare Etica, insieme ad Arci, porta la Finanza Etica al Festiva di Internazionale a Ferrara. Domenica 2 ottobre alle 12, presso la Sala dei Comuni del Castello Estense Ugo Biggeri, presidente del primo gruppo bancario italiano interamente dedito alla finanza etica e Peru Sasia, direttore di Fiare – Fondazione spagnola per l’investimento e il risparmio responsabile illustreranno lo stato della Finanza Etica in Europa e alcune proposte per contribuire a superare l’attuale crisi finanziaria, economica e sociale.

Alcune cifre (tratte dal libro di Luciano Gallino, “Finanzcapitalismo”, Einaudi) forniscono il quadro della situazione attuale:
• Con il benestare di una politica sempre più permissiva i mercati finanziari sono cresciuti in modo abnorme. Trenta anni fa le attività finanziarie avevano un valore all’incirca equivalente al PIL del pianeta. Nel 2007 erano quadruplicate: per ogni euro prodotto dal lavoro e dal commercio erano in circolazione quattro euro di debiti, crediti e scommesse finanziarie.
• Ancora più grave è la situazione se si considera il sistema finanziario "ombra": in esso circolano miliardi di prodotti finanziari derivati scambiati privatamente e non in mercati borsistici trasparenti. Nel 2007 l’ammontare di questi derivati trattati "over the counter" era stimato per un valore pari a 12,6 volte il PIL del mondo.
• Gli effetti di questo predominio della finanza sull’economia reale sono sotto gli occhi di tutti: dagli anni Ottanta in poi il 10% della popolazione mondiale si è arricchito in modo spropositato, mentre il restante 90% ha dovuto far fronte a redditi sempre più stagnanti.

«La politica sembra succube dei mercati finanziari – dice Ugo Biggeri, presidente di banca Popolare Etica ed Etica sgr –  Per questo Banca Etica, insieme alle reti europee della finanza etica, chiede ai Governi di uscire da questo stato di sudditanza, a partire da una regolamentazione più stringente, dal contrasto ai paradisi fiscali e dall’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che argini la speculazione senza danneggiare gli investimenti in economia reale. Ma da oggi la proposta della finanza etica riguarda una presa di coscienza di collettiva e chiama in causa anche i singoli cittadini/risparmiatori che troppo spesso oltre che vittime della crisi ne sono anche complici inconsapevoli. Ogni volta che sottoscriviamo un prodotto finanziario – anche un semplice conto corrente  o un fondo pensione – guardando solo al rendimento promesso e senza chiederci come i nostri soldi saranno utilizzati accettiamo di essere parte del sistema che ha condotto l’economia globale in questo stato. Banca Etica propone ai cittadini di farsi qualche domanda in più, per poter dire “non con i miei soldi».

Peru Sasia, direttore di Fiare, racconterà del movimento degli Indignados che in Spagna sta mobilitando migliaia di persone nella richiesta di una politica più responsabile, di un’economia più equa e di una finanza che non massacri la collettività per il vantaggio di pochi ma che offra risorse per l’economia reale. Un movimento la cui strada è strettamente intrecciata a quella della Finanza Etica in un percorso di superamento delle attuali insostenibilità ambientali, politiche economiche.

«Questa crisi ha ben poco a che fare con l’economia reale, è il frutto del ruolo distruttivo della finanziarizzazione dell’economia – dice Paolo Beni, presidente di Arci – . La finanza è il vero potere occulto, in balia di speculatori che decidono quali economie salvare e quali affondare, che attaccano la sovranità degli stati e quindi la democrazia. La crisi non è un incidente di percorso, non ha intaccato il blocco di potere rappresentato dalle banche, per il cui salvataggio sono stati bruciati, dal 2008, molti miliardi di dollari.  L’unica vera autorità europea è ormai la Bce, mentre i governi, succubi dei poteri finanziari, scelgono di scaricare i costi della crisi sui più deboli. Bisogna cambiare rotta, uscire dalla crisi con un diverso modello di sviluppo che punti alla riconversione ecologica dell’economia, alla qualità e sostenibilità delle attività produttive, ai beni pubblici e sociali».

Per maggiorni informazioni:
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Chiara Bannella
Ufficio stampa Banca Popolare Etica
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