Ad oggi è solo il Buthan, il piccolo regno del centro dell’Asia, che usa come indice di buona salute dell’economia il Benessere Interno Lordo, invece del convenzionale Pil. Ma anche nel mondo occidentale, qualcosa sembra muoversi in questa direzione.
Nel 2007 l’Ocse ha lanciato il “Progetto globale sulla misura del progresso delle società”; nella dichiarazione di Istanbul, sottoscritta da Ocse, Nazioni Unite, Banca Mondiale, Commissione europea e Organizzazione della Conferenza Islamica, si assicura “l’impegno a misurare e promuovere il progresso delle società in tutte le sue dimensioni”.
Nel 2008 il Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy ha istituito la “Commissione per la Misurazione delle performance economiche e del progresso sociale”, guidata dai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen insieme a Jean-Paul Fitoussi.
In Italia è la provincia di Pesaro e Urbino tra le prime a muoversi in questa direzione. Nel piano strategico Provincia 2020 – Progetti per una comunità più felice l’istituzione locale si è posta come obiettivo il raggiungimento di un nuovo modello di sviluppo economico e civile.
La crisi economico-finanziaria impone ormai alle istituzioni locali di trasformare i vecchi modelli di sviluppo, ridefinendoli in maniera radicale. Il tema centrale è quello della crescita, fulcro delle discussioni politiche degli ultimi tempi, ma vista con occhi nuovi.
L’obiettivo di Provincia 2020 è il conseguimento di un primato nazionale nella qualità della vita, puntando non solo ad incrementare la produzione e gli introiti industriali, ma soprattutto a raggiungere un “benessere equo e sostenibile”.
Alan B. Krueger, economista di fama mondiale, docente di Economia e Affari pubblici all’Università di Princeton, e fino a pochi mesi fa sottosegretario al Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d’America, ha recentemente tenuto un dibattito a Pesaro sulla “provincia felice”. «La ricerca della felicità potrebbe guidare la politica del ventunesimo secolo, nello stesso modo in cui il Pil ha guidato quella del ventesimo; – ha dichiarato a Pesaro Krueger – lavoro da oltre dieci anni allo studio di nuove misure che consentano di concentrarci sul benessere delle persone, sulla qualità della loro vita, anche allo scopo di fornire indicazioni agli amministratori».
Sono anni ormai che si conducono studi rivolti all’individuazione di indicatori che possano misurare realmente, oltre al reddito, altre dimensioni essenziali come istruzione, salute, qualità dell’ambiente, parità di genere, integrazione.
Forse non molti sanno che la provincia di Pesaro e Urbino si posiziona nei primi dieci posti delle classifiche nazionali (Sole 24 Ore) nella qualità della vita. L’obiettivo dell’amministrazione provinciale, arrivare ad un primato nazionale, sembra quindi difficile, ma non impossibile.
Il punto di partenza, secondo gli amministratori, è riconoscere le proprie radici e sottolineare l’identità e i valori del proprio territorio. Migliorare la qualità della vita, significa trovare quel fil rouge che permette di legare le tante ricchezze del pesarese per valorizzarlo, aiutando. allo stesso tempo, il cittadino ad apprezzare di più il luogo in cui vive.
Numerosi i settori di intervento, tutti ispirati ai criteri di benessere equo sostenibile (Bes), a partire dall’avvio di una rete statistica per il monitoraggio del Bes dei cittadini al fine di orientare le politiche pubbliche e di trasparenza.
E poi politiche in tema di istruzione e lavoro, a sostegno dello sviluppo di una società della conoscenza e di un’economia sempre più green; la pianificazione territoriale ispirata all’uso responsabile delle risorse, alla conservazione delle disponibilità e allo sviluppo di scelte qualificanti in una logica di sostenibilità; le scelte infrastrutturali, attente al passaggio dalla viabilità alla mobilità. Nel piano provinciale sono anche previsti interventi in tutti i settori che apportano, anche senza apparente consapevolezza, qualità alla vita di tutti i giorni, allentando stress e insoddisfazione.
Nel piano ha un ruolo importante il rilancio dell’agricoltura attraverso una politica integrata di sviluppo rurale in forma decentrata, sostenibile, concorrenziale, focalizzata sulla qualità documentata. E poi innovazione, non solo tecnologica, e la ricerca scientifica, come strumenti importanti per le sfide del XXI secolo, una rivalutazione del Made in Italy per incrementare la competitività, con una particolare attenzione al prodotto e al design.
Gli amministratori sembrano essersi incamminati nel difficile percorso di aggiugere “l’immateriale” ai componenti “misurabili” del benessere. Come dire ai pescatori curvi che ritirano le reti, che il loro universo fatto di sole, di sale e di vento, potrà essere uno dei criteri di giudizio della felicità della loro cittadina. Come dire agli anziani che si ritrovano in una piazza pedonalizzata a chiacchierare, che il loro mondo è ancora là, vivo.
O dire a chi sorseggia l’aperitivo nella splendida piazza di Urbino che anche lì, anche quel benessere “conta”.
Perché, anche se per misurarla la statistica di strada ne deve fare ancora tanta, a volte, la felicità è proprio lì, sotto gli occhi di tutti.
Fonte: Terra