«Per favore, non spegnete Torino»: era la richiesta che, in piena campagna elettorale, i Subsonica rivolgevano al futuro sindaco, Piero Fassino, invitato a non oscurare il “popolo della notte” che negli ultimi 10-15 anni ha trasformato le serate dell’ex città più grigia d’Italia. Ma i record sotto la Mole non sono finiti: Torino è anche la metropoli più indebitata, con oltre 5.700 euro di debito pro capite, contro i neppure 4.000 di Milano, stando ai dati diffusi già nel 2009 da “Civicum” insieme al Politecnico milanese. E ora, archiviati i fasti – ma non gli oneri – delle Olimpiadi Invernali 2006, ecco che Torino si scopre anche la città meno ecologica, la più inquinata, quella dall’aria più irrespirabile.
Dall’inizio dell’anno, Torino si aggiudica la maglia nera dello smog: secondo i dati diffusi il 14 ottobre da Legambiente e Aci, il capoluogo piemontese ha superato i limiti di legge per quanto riguarda le concentrazione di Pm10 (polveri sottili) per 82 giorni, lasciandosi alle spalle sia Milano che Roma. Agli 82 sforamenti di Torino si affiancano i 70 del capoluogo lombardo e i 37 della capitale. «Il peggioramento – scrive “Lo Spiffero”, newsmagazine diretto da Bruno Babando – sembra dovuto al fatto che sempre di più le condizioni metereologiche favoriscano il ristagno delle sostanze nocive, in precedenza allontanate dalle città dal vento e dalla pioggia». Record negativo anche per Napoli, ma per un altro fattore inquinante, la percentuale di auto vecchie: il 53% delle vetture in circolazione supera i dieci anni di età, mentre solo a Firenze il numero di auto con meno di due anni supera quello delle over dieci.
La ricerca planetaria dell’Oms individua l’iraniana Ahwaz come il posto più inquinato del mondo: colpa delle industrie e degli scarichi di vetture e camion. Poi le metropoli arabe e molte aree africane e asiatiche. La classifica è stata stilata monitorando la qualità dell’aria di circa 1.100 città sparse in 91 paesi, tenute sotto controllo dal 2003 al 2009. Oltre all’Iran, nella “top ten” dell’inquinamento anche Mongolia, Pakistan, Botswana e Senegal. «A rimetterci sono le persone, sempre più a rischio di ammalarsi di tumore o malattie a carico dell’apparato respiratorio e cardio-circolatorio», scrive Martina Saporiti su “Wired”, che cita i dati spaventosi dell’Oms: sono circa 1,34 milioni le morti premature causate ogni anno dall’inquinamento. «Un problema che non è solo etico, ma economico: investendo nella tutela dell’ambiente, infatti, i governi riuscirebbero a ridurre le spese sostenute per la sanità pubblica, recuperando fondi da investire altrove».
È quello che hanno fatto nazioni come l’Australia e il Canada (13 microgrammi per metro cubo all’anno), l’Irlanda (15) o la Norvegia (22), paesi che restano agli ultimi posti di questa sfortunata classifica «proprio perché hanno scelto di investire sull’ambiente», sia pure beneficiando di situazioni geo-demografiche più favorevoli. Se poi la “lista nera dell’Oms” è certamente imperfetta perché non sottolinea a sufficienza la crisi ambientale di paesi come Russia e Cina che restano tra i più inquinati al mondo, è pur vero che l’allarme è sicuramente utile, anche perché «nel cielo non ci sono linee di confine – conclude Martina Saporiti – e l’inquinamento viaggia facilmente da un paese all’altro».
In Italia, fa scalpore il record negativo di Torino: con un’area metropolitana industriale di appena un milione e mezzo di abitanti, riesce a “battere” persino l’area di Milano, che con 7 milioni di abitanti è il quinto polo metropolitano d’Europa dopo la Ruhr, Mosca, Londra e Parigi. La città della Fiat dopo le Olimpiadi continua a “soffrire”: non solo per vicende come il braccio di ferro degli operai di Mirafiori contro Marchionne, sullo sfondo di un drammatico declino post-industriale. Mentre Chiamparino e poi Fassino agitano (senza mai fornire spiegazioni né cifre) la prospettiva della Tav Torino-Lione come ultima spiaggia per la salvezza del sistema industriale torinese, studi come quello di “Civicum” avvertono: in base al rapporto tra debiti contratti dal Comune e mezzi propri posseduti, spiega il ricercatore Giovanni Azzone intervistato da Francesco Spini per “La Stampa”, Torino «vive 2,6 volte più di soldi di altri che di soldi propri». Lo squilibrio di Torino secondo Azzone deriva dai maxi-investimenti per Olimpiadi, che non hanno dato il ritorno sperato.
Il newsmagazine “L’Eco di Torino” si consola coi primati positivi della città: 180 chilometri di piste ciclabili, record italiano, e la maggiore rete di teleriscaldamento della Penisola, con il 70% del calore prodotto. Annunciando l’arrivo di altri 65 bus ecologici, l’assessore Claudio Lubatti intervistato da “La Stampa” ricorda inoltre che Torino (lo scorso anno equiparata alla bulgara Plovdiv, città natale di Moni Ovadia e località super-inquinata) è pur sempre la città italiana dotata del maggior numero di mezzi pubblici non inquinanti. Ma nonostante le campagne di rottamazione forzata, l’estensione delle aree Ztl e le continue limitazioni alla circolazione dei veicoli, anche nel 2011 il capoluogo piemontese svetta nella classifica della cattiva qualità dell’aria. Che certo non migliorerà quando entrerà in funzione il maxi-inceneritore del Gerbido, preferito ad impianti più ecologici di riciclaggio dei rifiuti.
Fonte: Libre