Apocalisse tecnofinanziaria. Tra post-umanità e scelta decrescentista

da | 8 Nov 2011

Grande disordine sotto il cielo: la situazione è eccellente.
[Mao Zedong]

Non si possono più usare mezzi termini, compromessi liberal-democratici o slogan inibitori di coscienze: stiamo vivendo un’Apocalisse morale. La sfera delle consuetudini tradizionali ha perduto la sua direzione e non possiamo più prendere come riferimento tale mappatura etica poiché è stata svuotata, sostanzialmente sventrata, nonché piegata alla più becera ideologia post-ideologica presentista.

Non ci resta che prendere coscienza della deriva a cui ci stanno portando i grandi partiti popolari-populistici completamente invasati e sodomizzati dalle élite tecnofinanziarie-mondializzate (vedi FMI, GATT/OMC, Banche Centrali ecc). L’inflazione della nostra libertà, generata dai bisogni indotti (siamo più liberi di fare ciò che ci hanno costretto a scegliere), la stiamo pagando a caro prezzo, ci hanno letteralmente sottratto il nostro tempo, l’unica ricchezza di chi non ha dimora, l’unica ricchezza davvero nostra. Non è più ipotizzabile un discorso strettamente politico fintanto che non ci riapproprieremo del nostro diritto ad una vita autodeterminata, organizzata e gestita. Noi italiani – analogamente a tutti i paesi UE – non siamo più cittadini d’Italia bensì cittadini di un non-stato succube di decisioni prive di consultazioni popolari nascenti dalle tecnocratiche commissioni europee (art.17,2 TUE). Dobbiamo concretamente prendere atto delle grave emergenza storica e opporvi un’audace resistenza attiva, partigiana a favore della maggioranza dell’occidente: noi, gli sfruttati, le esternalità post-moderne.

Ci troviamo di fronte a qualcosa così interamente al di fuori della nostra esperienza collettiva che non riusciamo veramente a vederlo, anche quando l’evidenza è schiacciante. [Ed Ayres]

Immancabilmente i burattini della fanta-politica ogni giorno ci rassicurano che i nostri problemi sono i Bond europei, la FIAT, Berlusconi, le political-bitches, le grandi opere, tornare a crescere ed essere competitivi. Purtroppo non è questo il programma di Gaia che ha ben altri problemi, distinguibili in quattro picchi: 1) crescita della popolazione (è nata da poco la bambina numero 7miliardi); 2) consumo delle risorse naturali; 3) emissioni gas serra; 4) estinzione di massa delle specie. Le nostre élite contrastano il collasso ecologico, la riduzione biogenetica degli umani a macchina manipolabili ed il controlo sulle nostre vite con dissimulazione e autoillusione.

Un modello generale di comportamento tra le società umane minacciate consiste nel calarsi meglio i paraocchi quando faliscono, invece di porre più attenzione alla crisi.
[H. Rolston]

Potrà sembrare una paranoia radical-ecologico-sinistroide ma la causa di tutto il nostro male è stata l’illusione di fondo con cui gli economisti classici si sono approcciati alla società: la possibilità di uno sviluppo sempre crescente. Purtroppo ora non c’é più tempo, il Capitale si è trasformato nel Reale della nostra vita, e se vogliamo salvarci e proseguire la nostra esistenza dobbiamo far emergere, oltre ad un profondo socialismo umanitario, un egoismo illuminato -propriamente etico- per il bene comune dell’umanità.
Dato ineluttabile è la fine del capitalismo, la fuoriuscita dalla società tecnofinanziaria e il seguente processo per reati contro l’umanità dei colpevoli di questo dissesto mondiale.
Per contro si prospettano due scenari post-apocalittici, escludendo volontariamente dall’analisi i fondamentalismi religiosi e le ammucchiate fricchettone-newage.

    POST-UMANITA’

Il principale sostenitore è Ray Kurzweil. Non esce dai confini del naturalismo scientifico ma propone attraverso invenzioni autogestenti una trasmutazione radicale nel post-umano. In tale ottica bisogna considerare l’interfaccia gestuale “SixthSense” studiata ed elaborata dal MIT, un elaboratore di contenuti digital-informatici controllabile attraverso gesti fisici; una sorta di realtà virtualizzata che trasformerebbe la realtà fisica in un’enorme piattaforma multitouch con cui rapportarsi per veder soddisfatti i propri interessi. Altro filone post-umano – insito nel cd. Terzo spirito del capitalismo – è la biologia di sintesi, antidarwiniana, creata ad hoc dall’intelligenza umana. Craig Venter – scienziato-capitalista – ha l’obiettivo di costruire il primo genoma interamente sintetico che possa essere usato per salvare il mondo dal collasso ecologico. Nel 2008 è stata creata la più lunga struttura di DNA , copiata da un piccolo batterio, e questo successo ha aperto la strada alla creazione di nuovi tipi di microrganismi con numerose applicazioni: carburanti verdi sostituti degli idrocarburi, smaltitori di rifiuti tossici, assorbitori di gas serra ecc ecc.
Questa è l’applicazione della prima parte degli studi di Venter, ma da capitalista non è cieco dei trilioni di dollari che possono generare brevetti di biocarburanti o di alimenti in sintesi.

Senza perseguire elucubrazioni schizofrenico-complottiste non è così difficile immaginare i problemi bioetici che sottendono lo sviluppo dell’ingegneria genetica, specie se sostenuta dall’anti-morale turbocapitalista. Scrive Slavoj Zizek: senza alcuna sorveglianza democratica, industriali profittatori stanno armeggiando con i componenti fondamentali della vita. Ed aggiunge senza troppa reticenza: c’è una domanda sociale per la creazione di una sottoclasse di servitori. Purtroppo da queste due premesse (realtà virtuale, ingegneria genetica) si avvitano visioni perverse e distopiche tecno-digitali ampiamente narrate in pellicole come Blade Runner, Matrix, Egle Eye.

Almeno due domande sono d’obbligo: 1)Vogliamo davvero questo? 2)Che conseguenze potrebbero avere sulla definizione stessa di umanità?

Gli uomini sono diventati pazzi? Io lo penso sempre di più. Tutto questo non può, non potrà, che portare alla nostra perdita. A meno che ..
[Dominique Belpomme]

    DECRESCITA

La decrescita è il terrore di ogni economista, l’incubo di ogni speculatore, l’informazione istituzionale non osa nemmeno nominarla, definendola come “crescita negativa”, che denota l’ultimo stadio dell’irrazionalismo ideologico-linguistico. Dai laici è assimilata al primitivismo o all’economia medievale, ma insomma cos’è la Decrescita?

E’ ciò che più si avvicina all’ecologia profonda ed al municipalismo libertario. E’ un progetto radicale – anticapitalista – che si propone come obiettivo la riappropriazione del proprio tempo (ozio nobile), il rispetto dell’ambiente, ed un sistema di microeconomia informale che abbia come fondamento la convivialità. Si parla pertanto di decrescita serena (e/o felice) e viene usato tale lessico come una “parola-bomba” contro l’ipocrisia dei drogati del produttivismo. L’essenziale da capire è che crescere per crescere o peggio consumare per produrre oltre ad essere illogico e irrazionale; è drammaticamente pura ideologia che non tiene conto della termo-dinamica (legge sull’entropia) né delle inclinazioni propriamente umane. Nessun individuo mentre muore pensa a quanti giorni in più avrebbe potuto lavorare, ma è verosimile il contrario ossia quanti giorni in più avrebbe potuto passare con la propria famiglia o quante passeggiate all’aria aperta avrebbe potuto fare maggiormente ecc ecc. Purtroppo dallo sviluppo occidentale post seconda guerra mondiale le élite della ultra-destra economica (anarco-capitalisti) hanno colonizzato l’immaginario delle università, delle commissioni parlamentari, dei ministri, dei presidenti ed a cascata anche dei poveri cristi che la mondializzazione l’hanno subita come violenza, come sradicazione dalla propria ricchezza frugale, come passaggio dalla vita dell’autosufficienza alla vita dell’iperconsumo, obsolescenza e credito-debito bancario. L’illusione del benessere ha portato i proletari (poveri, ma belli!) a separarsi dalla loro profonda essenza fatta di particolarismi locali e culti pagano-naturalistici per approdare nella cosidetta piccolissima e piccola borghesia, un indistinto ammasso uniforme di valori post-ideologici, atei, sintetizzati mirabilmente in produrre, consumare, crepare. La decrescita serena propone un ritorno alla nostra umanità di uomini, alle nostre radici, alla nostra essenza di parte del Mondo e non come entità esterna colonizzatrice. Questa rivoluzione culturale non è solamente un’astrazione intellettuale post-comunista ma un preciso programma da perseguire politicamente. Per brevi punti potrebbe essere riassunto così.

    Recuperare un’impronta ecologica uguale/inferiore a un pianeta;
    Rilocalizzare le attività;
    Restaurare l’agricoltura contadina;
    Trasformare gli aumenti di produttività in riduzione del tempo di lavoro, creando più turni da meno ore ed impiegando più uomini;
    Stimolare la produzione di beni relazionali (amicizia, conoscenza, ecc.);
    Ridurre lo spreco di energia;
    Eliminare la pubblicità;
    Eliminare il sistema creditizio;
    Sviluppare la chimica verde e la medicina ambientale;
    Decolonizzare l’immaginario della "società dello spettacolo"

La Decrescita è un umanesimo, è pensare all’uomo non solo in termini fiscal-produttivistici ma come un essere che cela una realtà essenziale/sostanziale che trascende la pure esistenza della specie, senza pretesa di unicità, in una perfetta democrazia delle culture alla luce della nuova coscienza ecoantropocentrica (cd. umanesimo correttamente inteso). Lungi da scivoloni spirtual-newage la decrescita è piuttosto un disincanto, una “semplice” eliminazione di tutte le cose banalmente prodotte dal sistema termoindustriale ed una rinascita della capacità di meravigliarsi di fronte ai doni del “creatore” (in senso ampio ed alla luce del relativismo culturale) e delle abilità umane.

E’ un prezzo tanto alto da pagare? Secondo me, sicuramente no: io preferisco mille volte avere un nuovo amico che una macchina nuova.
[Cornelius Castoriadis]