Vi ricordate Josè Zapatero, detto “Bambi”, simbolo e idolo della nuova sinistra? Ora è l’autentica maledizione. Non solo della Spagna e di Mariano Rajoy, il successore annunciato chiamato ad arginare la voragine ricevuta in eredità. Ma di tutti noi. Il vero grande malato d’Europa, quello capace d’affossarla, non è né l’Italia, né la minuscola Grecia, ma come ricorda l’“Economist”, la Spagna. Il suo vero cancro, pernicioso e contagioso, sono 308 miliardi di mutui sull’edilizia pubblica e privata. Metà di quei 308 miliardi sono, a detta della Banca di Spagna, «problematici». Altri 30 sono «insolvibili». Ovvero carta straccia. Tutto merito di un primo ministro che per 7 anni ha trasformato la nazione in un convulso cantiere.
Tav, grandi opere e debiti folli: la catastrofe Zapatero
Per “Bambi” la parola d’ordine era costruire. A Madrid il nostro Walter Veltroni si soffermava ammaliato davanti a Dulcinea, titanica trivella capace di scavare fino a 130 metri di profondità per costruire una tangenziale da tre miliardi di euro. Per ripagare quello sprofondo servivano 35 anni, ma che importava? A finanziare ci pensavano le banche d’Europa. E dietro alla tangenziale correva “Velaro”, il treno più veloce del mondo capace di collegare Madrid a Barcellona in 70 minuti. Obama, in visita in Spagna, se lo mangiava con gli occhi e confessava: «Noi non ce lo possiamo permettere». Davanti a quel poveraccio, “Bambi” quasi si commuoveva. Per lui quei 2.200 chilometri di linee ad alta velocità erano bazzecole. Pur di far contenti anche i politici di provincia, non negava una stazione da 10 milioni di euro neppure ai 19 passeggeri paganti giornalieri della minuscola Guadalajara.
Spiccioli, rispetto ai 47 aeroporti pubblici, solo dieci dei quali in attivo. Un nulla rispetto al miliardo e passa di euro investiti nelle piste di Ciudad Real, vero monumento allo scialo dove non atterra un solo volo. Ma la più grande e disastrosa opera del muratore Zapatero è la bolla edilizia. “Bambi” punta tutto sulle costruzioni sostenendo un processo speculativo immobiliare identico a quello dei mutui “subprime” americani. Nel 2005, suo primo anno di mandato, i 39 miliardi di euro in appalti dell’amministrazione pubblica regalano all’edilizia il 25% di fatturato in più. La parola d’ordine è edificare a tempo di record per garantire alti tassi di occupazione e rapida crescita della ricchezza. Il tutto senza sviluppare altri settori manifatturieri. Così quando la bolla implode e la vendita di case si blocca il disastro è immediato.
L’esplosione dell’unica valvola produttiva fa schizzare la disoccupazione dal 7,9% del 2009 al 22,6% del 2011. Ma il problema sono i miliardi di euro presi a prestito da altre banche europee per costruire opere che nessuno usa e case che nessuno vuole. «La Spagna ha un milione di nuove case che non saranno assorbite prima del 2017», avverte Fernando Acuna Ruiz, responsabile di Taurus Iberica, la più grande agenzia di mutui spagnola. Insomma se Rajoy non farà in fretta, le banche rischieranno di fallire e la Spagna di esplodere. Trascinandosi dietro prima le altre banche d’Europa e poi tutti noi.
(Gian Micalessin, “L’eredità di Zapatero: appalti e debiti record”, da “Il Giornale” del 19 novembre 2011)
Fonte: Libre